Anticipato dal lyric video della title track e dal singolo “Attenzione Attenzione”, Macchine inutili riprende lo spirito del suo predecessore, nel segno della “musica bambina”, una personale filosofia creativa diffusa nel 2017 con tanto di Manifesto. Una musica adatta a tutti che supera le distinzioni alto/basso, d’autore/non d’autore, giovani/vecchi, adulti/bambini. Un approccio giocoso e leggero alla scrittura di canzoni, che permette di stupirsi e stupire, di mettersi in gioco e gioire, di essere bambini “permanenti”, indipendentemente dall’età.
Una musica democratica in cui tutti possono suonare tutto, in cui lo strumento musicale è uno strumento per fare qualcosa, non un fine in sé. Il nuovo lavoro vira in una direzione più matura e “pop”, tra arrangiamenti di archi e fiati (con la collaborazione della Filarmonica del Teatro Regio di Torino), sintetizzatori e la consueta parata di strumenti “strani”: giocattoli sonori, oggetti rumorosi e vecchi strumenti raccolti per pochi euro ai mercatini delle pulci, curati e assemblati in nuove configurazioni con l’obiettivo di ricercare suoni sempre nuovi e insoliti. Una Wunderkammer di bizzarrie acustiche che include spazzole, tubi in pvc, macchine da scrivere, racchette da tennis, bidoni industriali e batterie di pentole, accanto a strumenti più classici come chitarra e pianoforte e altri meno comuni come marimba, banjolino, Farfisa, cigarbox, theremin, vecchi armonium, vibraphonette e seghe musicali.
Le canzoni spaziano dal pop sinfonico a tema ambientalista di “Pesce comune” alle filastrocche elettronicoacustiche (“Attenzione attenzione”), da sonorità debitrici di Sufjan Stevens (“Fiori”) a brani intrisi di un minimalismo alla Penguin Café Orchestra (“Grammatica della fantasia”, dedicata a Gianni Rodari), a esperimenti con organici e sonorità da musica contemporanea (“Macchine inutili”) e inni ironici da jug band (“Spid”). Un disco di canzoni che sembrano appartenere al cantautorato di una volta, ricercato, elegante e allo stesso tempo pop. Un disco che parla di amore, di lavoro, di Resistenza, dell’arte di inventare storie per ripensare il mondo.
Con la sua personalissima cifra stilistica Lastanzadigreta confeziona con cura artigianale 13 brani che rimangono in testa al primo ascolto, 13 piccole storie che con ironia e delicatezza strappano un sorriso dolceamaro, alternando personaggi di fantasia, macchine animate, super eroi della Resistenza, bambine sognanti a bambine ormai cresciute, interinali “che sfidano il vuoto occupazionale”, operatori di call center, fiori che crescono sull’asfalto di un mondo malato da riordinare e salvare.