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Lotta alla corruzione e alla criminalità

3/10/2018

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Le nuove normative approvate nella scorsa legislatura possono essere di grande aiuto a tutelare coloro che denunciano il malaffare.
Molto spesso la Pubblica Amministrazione si è messa nelle condizioni di non valorizzare le professionalità che ha al suo interno. 

A questo, negli ultimi anni, ha contribuito anche la scarsità delle risorse che, tra l’altro, ha comportato riduzioni degli organici. 

Inoltre, si è aggiunta una retorica per cui i lavoratori della Pubblica Amministrazione sono stati considerati tutti indistintamente dei “fannulloni” e questo, ovviamente, non ha aiutato a valorizzare i meriti. 

Sul fronte della lotta alla corruzione nella Pubblica Amministrazione, però, le nuove normative approvate nella scorsa legislatura, tra cui la legge sul whistleblowing, possono essere di grande aiuto a tutelare chi compie correttamente il proprio dovere e denuncia il malaffare.  

Sicuramente ci sarà la necessità di intervenire ancora su alcune delle norme approvate per portare miglioramenti rispetto alle problematiche che via via emergeranno nell’applicazione delle leggi. 

Questo, però, non deve sminuire il fatto che, nella scorsa legislatura, abbiamo fatto moltissimo in materia
di anticorruzione e lo hanno certificato le tante associazioni attive nell’ambito dell’antimafia e della legalità.  

Oltretutto, in questi anni, sia nella lotta alla mafia che nella lotta alla corruzione, abbiamo anche assistito a dei risultati. 

La legge sul whistleblowing, ad esempio, qualche risultato lo sta già portando, come mostrano i dati, e la sua finalità di tutelare chi denuncia il malaffare è comunque un passo avanti. 

Non va dimenticato, inoltre, che questa legge – così come altre delle tante approvate – nasce dalla base di esperienze già sperimentate sul campo. 

Ci sono, infatti, Comuni (come Milano) che già avevano messo in pratica tutele per chi denunciava il malaffare, anche attraverso l’anonimato. 

Oggi si continua a dire che la corruzione è aumentata ma questa considerazione si basa anche sul fatto che si scoprono i corrotti e i corruttori.

Così, come quando le forze dell’ordine sono andate a San Luca ad arrestare un boss della ‘ndrangheta, a fare notizia è stato il fatto che qualcuno gli abbia baciato la mano e non che lo Stato sia andato a casa dei boss, dove si riteneva che fosse praticamente impossibile entrare, per arrestarli. 

Dovremmo, dunque, cominciare a guardare anche che alcuni risultati si stanno ottenendo. 

Allo stesso modo, passando ad un altro ambito, il Decreto Legge 90 del 2014 è stato utile: è nato su un’emergenza perché non avremmo fatto Expo senza quel provvedimento.

A mio avviso, si tratta di un provvedimento importante perché, quando si verifica che un’azienda è coinvolta in episodi di corruzione per l’acquisizione dell’appalto con il cantiere già aperto e i lavori in corso, non si fa l’interesse pubblico se l’unica soluzione diventa chiudere il cantiere e mandare via l’azienda. 

È giusta, invece, l’idea di cambiare il management per portare a termine i lavori previsti dall’appalto. Bisogna, però, cominciare a fare attenzione a dire che la corruzione tra privati sia un tema che non riguarda l’interesse pubblico: non è così. 

Guardando alle inchieste che abbiamo analizzato in Commissione Antimafia, infatti, possiamo dire che la ‘ndrangheta al Nord non è molto interessata alla Pubblica Amministrazione, ma è maggiormente intenzionata ad entrare nelle aziende. 

L’interesse delle mafie, dunque, nei territori del Nord, non è come quello tradizionale del Sud per i grandi 
appalti ma, al contrario, è il cercare di entrare nell’economia legale, gestendo tutto attraverso le aziende. 

Questo implica che le mafie al Nord abbiano meno bisogno della politica perché comunque 
l’aggressione è all’economia. 

Nel corso della precedente legislatura, abbiamo poi introdotto il reato di corruzione tra privati che prima non c’era e anche questo è fatto importante. 

In Commissione Banche, analizzando la vicenda di Monte de Paschi di Siena, è emerso che alcuni manager che erano stati corrotti per acquistare titoli spazzatura che poi hanno mandato in crisi la banca, hanno i soldi in conti correnti esteri che la Procura di Siena non può verificare perché si tratta di denaro derivato da corruzione tra privati che prima non era reato. Vicende come questa, però, hanno un interesse pubblico. 

Alcune attenzioni su questa materia sono, quindi, necessarie perché la lotta alla corruzione va fatta ovunque, altrimenti non facciamo un buon servizio al Paese.
​
A cura di Franco Mirabelli.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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