Un dato significativo: dal dossier pubblicato dal MIUR “Gli alunni con cittadinanza non italiana nell’anno scolastico 2016/2017”, emerge che la presenza di studenti di origine migratoria, all’interno delle scuole italiane, è pari a circa 826mila unità, con un aumento di oltre 11mila studenti rispetto al 2015/2016 (+1,38%) e pari al 48% degli studenti con cittadinanza non italiana.
Una politica d’inclusione dinamica deve essere accompagnata da interventi in campo formativo necessari per costruire le basi necessarie per una convivenza civile. Proprio dalla riflessione sui problemi legati all’inclusione, alla formazione, all’educazione, alla civile convivenza, all’incontro con il diverso da sé nasce l’esigenza di una pedagogia interculturale che cerca anche in Italia il proprio spazio d’intervento. Bisogna dunque intervenire a livello normativo, pensando a soluzioni nuove e innovative che possano rispondere in maniera efficace alle esigenze non solo dei migranti, ma anche dei cittadini italiani.
In questo senso sta andando il mio impegno: e il 27 giugno scorso ne abbiamo discusso a Roma con Antonio Salvatore e Lucia Saulle, autori di un’importante pubblicazione sul tema, dal titolo "I fenomeni migratori e la figura dell'Orientatore Interculturale. Il caso Molise". Un evento che ha visto la presenza del professor Giuseppe Pardini dell'Università del Molise e della professoressa Alessandra Sannella dell'ateneo di Cassino e, nelle vesti di moderatore, dell'avvocato Giuseppe Rossodivita di Radio Radicale.
Ho trovato il volume di grande interesse culturale e ritengo un privilegio averne potuto curare la prefazione. Ho, infatti, organizzato la presentazione del libro perché dal testo e dal confronto con gli autori ho tratto ispirazione per un Disegno di legge che istituisca la nuova figura dell'Orientatore Culturale, avente una duplice, fondamentale funzione: favorire il processo di integrazione e ricollocare lavorativamente i militari in congedo senza demerito, forti come sono del loro bagaglio di esperienze e competenze.
Andiamo con ordine. Non si può parlare di accoglienza né soprattutto di integrazione, senza un programma di comunicazione interculturale teso a costruire un vero senso di comunità e di appartenenza. Anche da questa necessità nasce l’idea dell’Orientatore Interculturale, del tutto nuova nel nostro ordinamento giuridico.
Si può infatti discutere di questione migranti, ma non di questione migratoria: ed è proprio sui migranti in quanto persone, che necessitano di aiuto, di sostegno, di percepire lo Stato come amico e non come ostile, che si dovrebbero concentrare i nostri sforzi. Finora l’impegno si è spinto soprattutto verso i cosiddetti “migranti di seconda generazione”, ovvero i bambini figli delle famiglie immigrate che godono di importanti tutele da parte dello Stato, soprattutto tramite la scuola.
Non è pensabile, tuttavia, introdurre in un “ecosistema” nuovo, senza alcun tipo di supporto, persone che provengono da contesti sociali, culturali ed educativi completamente differenti da quelli a cui da occidentali siamo abituati, nonostante il mondo “senza barriere” creato dalla società globalizzata. Ciò che manca allo stato attuale è una figura nuova, con altre competenze rispetto al mediatore culturale, che possa rispondere a tali nuove esigenze.
Ho immaginato, pertanto, la figura dell’Orientatore interculturale per rispondere alle necessità del migrante di comprendere e inserire sé stesso in un contesto nuovo, con l'operatore che si ponga come un vero ponte tra le culture, stabilendo connessioni, dialogo e reciprocità. In termini pratici, questo nuovo soggetto si sposa magnificamente con il progetto “Sbocchi occupazionali” del Ministero della Difesa, che tra le altre cose punta a ricollocare nel mondo del lavoro i militari congedati senza demerito, accrescendo, riconoscendo e riqualificando le competenze formali e informali da loro acquisite durante la vita militare.
Questo è il senso del nuovo Ufficio Generale per il Sostegno alla ricollocazione professionale dei volontari congedati, lo strumento normativo che servirà a gestire anche la nuova figura dell’orientatore.
La ricollocazione si trasformerà così in un vantaggio per tutti i soggetti coinvolti: un’idea completamente nuova nell’ordinamento italiano, che sto portando avanti con grande fervore e profonda convinzione,
I militari congedati senza demerito rappresentano una risorsa enorme per lo Stato Italiano, che la politica deve saper valorizzare. Proprio a tali soggetti si rivolge l’attenzione del legislatore nella risoluzione di due tematiche: l’integrazione dei migranti e il reinserimento dei congedati nel mondo del lavoro.
La loro provata esperienza in team all’interno di contesti ambientali impegnativi e difficili, nazionali e internazionali, l’ottima preparazione in campo tecnico che molti possono vantare, la formazione nell’area della sicurezza e della protezione della persona, l’impiego, di alcuni, nel sostegno logistico, sono solo alcune delle qualità che li rendono i più idonei a ricoprire la nuova figura professionale dell’Orientatore Interculturale.
È doppiamente necessaria e utile, insomma, l’istituzione di questa figura: l’Orientatore Interculturale non solo permetterà al migrante di integrarsi e capire la nuova realtà che lo circonda, ma consentirà allo Stato di reimpiegare e reinvestire nella società e nel mercato del lavoro le competenze acquisite dai tantissimi volontari congedati delle nostre Forze Armate, la cui professionalità rappresenta un vanto per l’Italia nel mondo e che non può e non deve più in alcun modo essere messa da parte.
A cura del Sen. Fabrizio Ortis.