Innanzitutto Rigopiano, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso - Monti della Laga, così come Amatrice, Accumoli, L’Aquila, e gli altri luoghi devastati dal terremoto, tanti piccoli comuni sommersi da metri di neve.
L’Appennino tra Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria vive una storia drammatica, la sua bellezza, non lo ha salvato dalla forza devastante di una bestia che ha seminato morte e distruzioni. È una civiltà millenaria investita da un ciclone di eventi che mina la sua stessa sopravvivenza, sebbene conviva da sempre con la violenza della natura a cui si è aggiunta l’opera dell’uomo che l’ha sfidata e che ora raccoglie il frutto avvelenato delle sue scelte sbagliate.
I Parchi Nazionali, con la loro primaria missione di conservazione della natura, attraverso una infinita serie di azioni positive per la tutela dinamica del territorio e della storia umana, produttiva, culturale, sociale di quei luoghi, possono essere una delle risposte giuste che lo Stato deve saper programmare e sostenere con una politica ambientale ed economica lungimirante.
Dati recenti ci dicono che la superficie tutelata in Italia si è incrementata sino ad una media nazionale del 10,5% per un totale di 3.163.590 ettari a terra, 2.853.033 ettari a mare e 658,2 km di costa.
Vi sono Regioni sotto e sopra questa media, la prima è l’Abruzzo con il 36% del suo intero territorio tutelato da parchi.
Nel nostro Paese vi sono 24 Parchi Nazionali, 147 riserve naturali statali, 27 aree marine protette, più 2 parchi marini sommersi e il santuario internazionale dei mammiferi marini, 134 parchi naturali regionali, 365 riserve naturali regionali, 171 altre aree protette di diversa classificazione e denominazione, a cui si aggiungono 2500 siti della “Rete Natura 2000”, si arriva ad una porzione di territorio nazionale protetto del 22%.
Il consumo di suolo è di 7 metri quadrati al secondo. Un valore che è passato dal 2,7% degli anni Cinquanta al 7% del 2014.
Dunque, il 30% degli habitat naturali italiani è minacciato, in particolare quelli umidi e costieri. Le aree protette sono l’eccellenza della bellezza dell’ambiente italiano, eppure a questa non sono dedicate risorse adeguate. Sono appena nella misura di 62.091.404 euro a favore dei Parchi Nazionali e 3.221.708 euro alle Riserve Naturali Statali e altri 4.275.357 ad alcuni Parchi ed Aree Marine per obblighi derivanti da Convenzioni Internazionali o da programmi di rilevanza nazionale.
Risorse del tutto insufficienti a svolgere il compito di conservazione delle biodiversità e di interlocuzione positiva con le popolazioni che vivono nei Parchi.
La Camera ha approvato, recentemente, una legge a favore dei piccoli comuni che è tutt’ora in discussione al Senato. Gli abitanti di questi comuni sopportano spese maggiori per spostarsi, per andare a studiare e lavorare, e anche per riscaldarsi d’inverno, hanno bisogno di aiuto per vivere decorosamente, bisogna attuare misure di sostegno concrete, aggiuntive rispetto a quelle ordinarie, per contrastare lo spopolamento delle nostre montagne ed evitare che i parchi divengano solo musei passivi della conservazione della natura, rinnovando una civiltà che da millenni popola queste montagne.
Nei 23 Enti Parco Nazionali lavorano solo 473 persone, come ci dicono le associazioni ambientaliste italiane, numero insufficiente per il rilancio delle aree protette italiane e occorre una efficace riforma della legge quadro 394 del 1991, cioè di ben 26 anni fa.
Occorre rimotivare la missione strategica delle aree protette: di conservazione della natura; di arresto del declino della biodiversità; di contrasto dei fenomeni di cementificazione e sviluppo edilizio selvaggio; di difesa del paesaggio e dei preziosi beni culturali in esso custoditi; di contributo alla lotta ai mutamenti climatici.
I Parchi sono per l’Italia un vero tesoro di bellezza, paesaggio, cultura, natura, umanità, civiltà millenaria, per metterli a frutto, tutelando i loro territori rigorosamente, occorre un nuovo impegno di idee, risorse e governance.
C’è molto da fare e da migliorare per rendere più efficaci le politiche di conservazione della biodiversità e delle specie protette per sviluppare forme di gestione della fauna innovative e nel contempo affinare le capacità di risarcire gli agricoltori dagli effettivi danni; per aumentare le risorse finanziarie statali e spenderle con più capacità e produttività: per individuare nuovi strumenti di partecipazione alle scelte dei Parchi coinvolgendo meglio gli Enti Locali, le comunità e le associazioni.
È un impegno per cui vale la pena spendersi e che può consentire all’Italia di confermarsi come il “Bel Paese” anche per il suo enorme patrimonio naturale e ambientale e per il ruolo che possono svolgere le Aree protette.
Per riuscirci occorre ricostruire il senso politico e culturale di una visione della conservazione della natura e dello sviluppo.
A cura di Gianni Melilla