La flessione demografica che sta avvenendo in Italia porterà entro 30 anni alla perdita di 4,5 milioni di residenti, a questo calo si accosterà l’aumento dell’età media che porterà ad avere, rispetto ad oggi, 4,6 milioni di persone in più che hanno già compiuto 65 anni. Inoltre, agli anziani di domani mancherà di più l’assistenza famigliare, dato che il numero medio di componenti nelle famiglie si sta abbassando.
Italia sempre più anziana e vittima di incomunicabilità generazionale
Il nodo cruciale che dovrà affrontare l’Italia del futuro è evitare il più possibile l’isolamento degli anziani e garantire al meglio un sistema di assistenza, soprattutto per la fetta con gravi limitazioni funzionali che continueranno a rappresentare tra il 10 e il 15% del totale.
Analizzando questi due dati si stima un impatto negativo sul sistema lavorativo italiano e sulla sua capacità di generare valore, dato che la conseguenza sarà avere una perdita di otto milioni di persone in età lavorativa.
Quello che sta avvenendo in Italia già da oggi è una “incomunicabilità generazionale”. I giovani, oltre a pesare sempre meno a livello demografico, stanno vivendo in un mondo completamente diverso da quello della generazione appena precedente, sia dal punto di vista culturale che economico e infatti sono molto penalizzati rispetto alle generazioni precedenti in termini di opportunità lavorative.
I giovani fuggono all'estero
I cittadini si sentono sempre più impotenti all’interno della società, emerge una mancanza di identità politica e una forte rassegnazione nei confronti del futuro, il dato più allarmante riguarda quelli che saranno gli adulti del domani, si stima che 84,1% dei giovani è convinto che l’Italia sia un Paese irrimediabilmente verso il declino.
Al netto di ciò i dati sull’emigrazione italiana prendono un significato più chiaro, negli ultimi 10 anni gli italiani che si sono trasferiti in Paesi esteri sono aumentati del 36,7%. Questi flussi sono caratterizzati da una forte componente giovanile (quasi la metà degli espatri sono persone con una età compresa tra i 18 e 34 anni) e questo conferma che l’Italia non è visto come un Paese di forti opportunità per i giovani.
Le paure dei cittadini: dalla guerra all'immigrazione
Nel rapporto Censis emerge anche una crisi emotiva dei cittadini italiani, le scosse emotive annebbiano sempre di più il lume della ragione.
Quello che sta avvenendo è un’esagerazione della risposta della sensibilità delle persone ai problemi reali, creando così terreno fertile alle paure per amplificarsi, ma ciò è controproducente nella ricerca di soluzioni perché, se tutto è emergenza niente ha la priorità e la conseguenza è una sorta di paralisi sociale dinanzi ai problemi.
Queste paure toccano tutti i campi della società:
-Sanità (il 69,2% pensa che il sistema sanitario collasserà);
-Guerra (il 59,9% ha timore per lo scoppio di un conflitto mondiale);
-Economia (il 73,8% ritiene che in futuro non ci sarà un numero adeguato di lavoratori per pagare le pensioni);
-Immigrazione (il 73% pensa che l’Italia non riuscirà a gestire i flussi migratori sempre più intensi).
Occupazione: le nuove priorità degli italiani
Questa ipertrofia emotiva sociale si riflette anche nella considerazione che gli italiani hanno del lavoro, quello che sta avvenendo è un forte cambiamento nella gerarchia dei valori delle persone.
In passato il benessere era associato ad un modello di vita basato sulla produttività, sul consumismo e la ricchezza, ad oggi invece l’87,3% degli Italiani afferma che mettere il lavoro al centro della nostra vita è un errore, e di conseguenza si è sviluppata la tendenza dei cittadini a rivalutare cose che prima erano considerate superflue: il 94,7% delle persone ha cominciato a dare più importanza al tempo libero e agli hobby.
Gli italiani stanno cominciando ad occuparsi maggiormente del loro benessere psico-fisico, investendo nella gestione dello stress e nel tempo dedicato alle relazioni e alle passioni.
Dal rapporto Censis emergono anche alcuni cambiamenti e criticità della situazione economica in Italia: nel secondo trimestre del 2023 è avvenuto un rallentamento della crescita economica (Pil 0,4%), influenzato dai conflitti in Medio Oriente e l’aumento dell’inflazione.
Dal punto di vista lavorativo, se si analizzano i dati superficialmente, l’Italia si trova in forte crescita dal punto di vista dell’occupazione (60,1%), ma l’altro lato della medaglia mostra anche un forte rischio di precarietà e frammentazione del mercato perché questa crescita di lavoratori è stata accompagnata da una diminuzione delle ore lavorate.
Turismo: un'arma a doppio taglio
Tra le varie criticità citate c’è un campo in cui l’Italia colleziona ancora risultati positivi: il turismo.
Dopo la fine dell’emergenza Covid, la spesa dei turisti stranieri nel territorio italiano è più che raddoppiata, soprattutto nelle città d’arte che rappresentano quasi la metà delle mete più desiderate.
La crescente domanda degli ultimi anni ha portato l’Italia ad investire il più possibile sul turismo, il risultato più palese è una ricomposizione dell’industria ricettiva; infatti, in 10 anni i posti letto presenti nelle strutture di ospitalità sono aumentati del 9,2% e inoltre c’è stata una forte espansione delle strutture di lusso.
Nelle città però il turismo rappresenta anche un’arma a doppio taglio; infatti, molte mete hanno difficoltà a gestire i grandi flussi di turisti.