Quante volte negli ultimi mesi i mezzi d’informazione italiani ci hanno parlato di MES senza tuttavia spiegarne realmente il contenuto e la sua storia? Il MES non è una definizione astratta, eppure ci è stato proposta come tale o quantomeno non siamo stati sufficientemente informati sul suo contenuto. Ma ancora peggio, ci sono state proposte su questo strumento le opinioni degli uni o degli altri che, alla ricerca unicamente di un mero consenso politico-elettorale, manifestavano la loro opinione sull’opportunità per l’Italia di accettare o no questo “aiuto”. È un po’ come chiedere a un marziano se vuole o no prendere la bicicletta, senza spiegargli previamente cosa sia la bicicletta! Questo modo di fare informazione, a nostro avviso, viola la nostra libertà di pensare che compromette direttamente la nostra libertà di opinione.
Ritorniamo dunque al nostro esempio tratto dalla più recente attualità: il MES (Meccanismo europeo di stabilità). Abbiamo invitato Fabio Colasanti, economista esperto in materie economiche europee nonché già alto funzionario presso la Commissione Europea (DG Affari economici e finanziari) di spiegarci, con parole chiare e semplici, la natura di questo strumento, limitandosi alla semplice descrizione tecnica del MES.
Vi proponiamo dunque il MES come segue.
Storia e contenuto del MES
Con lo scoppio della crisi del debito greco agli inizi del 2010, l'Unione europea e, soprattutto, l'eurozona si sono rese conto di non disporre di strumenti che permettessero di aiutare un Paese membro in difficoltà. L'Unione europea disponeva di alcuni strumenti di intervento (nel 1976 l'Unione europea e il FMI avevano in parallelo prestato fondi all'Italia e l'Unione europea aveva poi fatto dei prestiti ad alcuni piccoli Paesi in difficoltà di bilancia dei pagamenti), ma questi avevano dimensioni assolutamente insufficienti a far fronte a una crisi delle finanze pubbliche.
L'Unione monetaria europea rispose immediatamente alla domanda di aiuto della Grecia del 23 aprile 2010 con una serie di prestiti bilaterali per un totale di 54 miliardi di euro concessi dai singoli Paesi dell'eurozona e coordinati dalla Commissione europea (il prestito italiano fu di 10 miliardi di euro).
Al tempo stesso, l'unione monetaria decise la creazione di un meccanismo di intervento di dimensioni adeguate. Vista l'urgenza, si creò già il 9 maggio 2010, una società privata di diritto lussemburghese di cui erano soci i Paesi dell'unione monetaria: il Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF o EFSF). Il FESF intervenne nei successivi programmi di aiuto alla Grecia e negli aiuti a Irlanda e Portogallo.
Il perdurare della crisi dei debiti pubblici che si era aperta con il caso greco e con la sua estensione ad altri Paesi era in gran parte dovuto ai dubbi che erano apparsi sulla volontà dei Paesi europei di continuare l'esperienza dell'unione monetaria. Questo portò a prendere, nel 2011 e 2012, molte misure di rafforzamento dell'unione monetaria che furono adottate nel Consiglio europeo del 29 giugno 2012 e che permisero a Mario Draghi di lanciare, il 26 luglio, il suo famoso annuncio sulla volontà della BCE di fare tutto il necessario per salvare l'euro.
Una delle principali misure prese in questo periodo fu la trasformazione dell'EFSF in un organismo permanente basato su di un trattato tra i governi: il MES (Meccanismo europeo di stabilità). Questo iniziò la sua attività nell'ottobre del 2012.
L'EFSF e il MES sono nati per operare come il FMI. Gli europeisti vorrebbero che il MES diventasse un vero Fondo monetario europeo. I loro prestiti per risolvere delle situazioni di crisi sono accompagnati da una condizionalità economica e da verifiche del rispetto degli impegni presi dal Paese aiutato. È così per il FMI ed è stato così per i prestiti dell'UE all'Italia e agli altri piccoli Paesi. Se ci dovessero essere nuove crisi nei prossimi anni i prestiti dell'Unione europea attraverso il MES sarebbero sicuramente accompagnati da una condizionalità macroeconomica.
Il MES oggi è un operatore importantissimo sul mercato ed ha il "rating" migliore, la "tripla A". Ma l'ottenimento di questo rating non è stato una cosa facile e ha richiesto mesi di lavoro. Oggi il MES è in grado di raccogliere fondi sul mercato a più o meno le stesse condizioni della Germania, dell'Olanda e degli altri migliori debitori.
Quando è scoppiata la crisi del Covid-19, l'Unione europea ha cercato di utilizzare subito gli strumenti di cui disponeva e ne ha poi creati di nuovi (Recovery Fund) che hanno inevitabilmente richiesto dei negoziati più complessi. Tra le soluzioni adottate immediatamente usando gli strumenti esistenti c'è stata la possibilità di prestiti concessi dalla Commissione europea e dal MES per, rispettivamente, 100 miliardi di euro (meccanismo SURE creato dalla Commissione) e 240 miliardi (nuova linea di credito "Pandemic Crisis Support" del MES).
I due meccanismi non prevedono condizioni altre che l'utilizzo dei prestiti per i meccanismi di indennizzo della disoccupazione e per le spese sanitarie. Nel caso del MES si è creata una nuova linea di credito con delle regole diverse da quelle che si applicano nel caso di prestiti per far fronte a situazioni di crisi. In entrambi i casi i prestiti sono concessi a tutti i Paesi membri e la Commissione europea e la BCE hanno già certificato che tutti i Paesi membri soddisfano le condizioni previste per poter ottenere i prestiti.
Anche la condizione di utilizzo dei fondi ottenuti con i prestiti per la lotta alla disoccupazione e le spese sanitarie non è molto vincolante. In assenza del meccanismo SURE della Commissione e del Pandemic Crisis Support del MES i Paesi avrebbero comunque speso moltissimi soldi per l'indennizzo della disoccupazione e per le spese sanitarie e questi fondi sono già previsti nei loro bilanci triennali. Le condizioni dello SURE e del Pandemic Crisis Support non richiedono che i fondi ricevuti da questi due meccanismi finanzino spese superiori a quelle previste. Quindi i Paesi che ricevono i prestiti SURE o PCS-MES possono utilizzare questi prestiti per disoccupazione e sanità e usare per altri scopi i fondi che avevano inizialmente già deciso di spendere in questi due campi.
Quindi le decisioni prese con SURE e con il PCS-MES sono state delle soluzioni intelligenti per utilizzare dei meccanismi già esistenti o facilmente mobilizzabili per prestare, a ottime condizioni finanziarie, fino a 340 miliardi ai Paesi che ne abbiano bisogno, condividendo il rischio insito nell'emissione di titoli sul mercato. Le condizioni finanziarie (tasso di interesse e commissioni) di questi prestiti sono analoghe a quelle che i Paesi con finanze pubbliche solide possono spuntare, ma non migliori. Questi Paesi non avranno quindi bisogno di utilizzare questi due strumenti. Ma per gli altri Paesi i risparmi sui tassi di interesse sono consistenti. Il Paese che può risparmiare di più è l'Italia che è oggi il Paese dell'eurozona che paga i tassi di interessi più alti sulle scadenze lunghe.
Tra SURE e MES l'Italia può ottenere prestiti a lungo termine a tassi di interesse vicini allo zero per circa 65 miliardi di euro. Il ricorso al mercato dell'Italia nel 2020/2021 sarà di circa 900 miliardi di euro (almeno 200 miliardi di nuovi debiti e circa 700 miliardi per il rimborso dei titoli in scadenza). La disponibilità di un prestito di 120 miliardi di euro attraverso il Recovery Fund non cambia molto a queste cifre. Il nostro Paese ha bisogno di raccogliere fondi alle condizioni migliori possibili e SURE e MES offrono le condizioni migliori immaginabili.
La polemica sull'utilizzo del MES è il risultato di una cattiva informazione su di una riforma del MES che è stata discussa nel corso del 2018. Alcuni in Italia avevano criticato delle proposte sul tavolo. Queste proposte sono poi state ritirate e non fanno più parte della modifica concordata. Per di più il MES soffre della narrativa prevalente in Italia sulla crisi greca che tiene poco conto dei fatti e ignora che le condizioni imposte a Irlanda e Portogallo seguivano esattamente lo stesso approccio.
Colmare la distanza tra cittadini ed Europa
Questo che vi abbiamo proposto è un esempio pratico di quanto, in questi ultimi mesi, ci è stato spesso taciuto sul MES o, in ogni caso, non è stata data la rilevanza opportuna a questa informazione primaria che è la sola che permetta al lettore di formare quella che sarà la “propria opinione” sull’opportunità dell’utilizzo o meno di questo strumento da parte dell’Italia.
La conseguenza diretta di questo processo malsano è che l’opinione pubblica viene mantenuta nell’ignoranza.
Questo processo, che viola la nostra libertà di pensare, mette a rischio il futuro del grande progetto europeo, nato 60 anni fa, determinando una distanza abissale tra il cittadino europeo e la Casa Europa.
Partendo da questa constatazione, in un’era segnata dalle fake news e dai media di potere, diverse iniziative private si sono mobilizzate per creare dei canali di informazione che presentano l’attualità dei fatti.
Ora, anche noi abbiamo voluto essere tra gli attori di una di queste iniziative, partecipando alla realizzazione del nuovo portale di attualità radiofonico: “Allô Europa” che, a partire da ottobre prossimo, sarà messo in onda nella radio privata diffusa via internet (Radio Sardegna Web https://www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com/). Il programma che abbiamo elaborato ha come scopo di permettere a coloro che ci seguiranno di capire la Casa Europa, e più precisamente sia l’Europa delle Istituzioni che l’Europa dei cittadini.
L’emissione proporrà ogni settimana una panoramica sull’attualità europea nel rispetto assoluto della libertà di opinione del cittadino, distinguendo dunque rigorosamente i fatti dalle opinioni.
Il progetto si basa interamente sul concetto di quella che noi abbiamo denominato la “informazione formativa”, che consiste nel fornire agli ascoltatori gli strumenti necessari per comprendere l’attualità autonomamente. È per questa ragione che l’emissione è preceduta da una serie di “pillole”, brevi episodi audio già disponibili sul sito di Radio Sardegna Web, in cui una selezione di esperti altamente qualificati ci racconta il funzionamento delle maggiori istituzioni UE ed il loro ruolo nella complessa struttura europea. “Allô Europa” ha l’ambizione di costruire un ponte virtuale tra il cittadino e l’Europa, e ciò tramite un’informazione accessibile e comprensibile.
In un’Europa pervasa da correnti nazionaliste e anti-europeiste, sono proprio le iniziative come “Allô Europa” che possono finalmente garantire la diffusione completa ed imparziale dell’informazione.
Appuntamento dunque a “Allô Europa” che, grazie ai nostri Ciceroni di eccellenza, vi darà accesso, a partire dalle fondamenta, al quotidiano della Casa Europa: l’Europa dei cittadini e per i cittadini!