Internet e le tecnologie digitali influenzano sempre più il modo in cui viviamo. Tuttavia, l'Europa non è ancora riuscita a sfruttare appieno questa rivoluzione. Sono, infatti, ancora molti gli ostacoli alle transazioni online che impediscono ai nostri cittadini di avere accesso ad una gamma più vasta di beni e servizi e che non permettono alle imprese europee di cogliere le opportunità di crescita offerte da Internet. |
Nel 2014, solo il 15% dei consumatori europei ha effettuato acquisti online da un altro Stato membro. Questa è soprattutto la conseguenza di una serie di pratiche discriminatorie come, ad esempio, il cosiddetto "blocco geografico", che impedisce ad un consumatore di accedere ad un sito internet sulla base della sua ubicazione o lo reindirizza verso un sito di vendite locale, che pratica prezzi diversi. Si stima che se i nostri cittadini potessero scegliere fra l'intera gamma di beni e servizi offerta nell'Unione europea, risparmierebbero fino a 11,7 miliardi di euro l'anno.
Lo scorso anno, solo il 7% delle piccole e medie imprese che operano online ha venduto all'estero. La causa principale sono i costi supplementari da sostenere per commerciare la propria produzione negli altri Stati membri. Per adattarsi alle diverse normative nazionali, infatti, le imprese che operano online possono arrivare a pagare fino a 9.000 euro. A tal proposito, si stima che se tutti i Paesi membri applicassero al commercio elettronico le stesse regole, il 57% delle imprese comincerebbe o intensificherebbe la vendita online in altri paesi dell'Unione.
Il nostro obiettivo è eliminare le barriere nazionali alle transazioni online. Al momento, stiamo esaminando in Parlamento il testo presentato dalla Commissione. Si tratta di una proposta molto ambiziosa, che mira ad agevolare il commercio elettronico transfrontaliero, eliminando il blocco geografico ingiustificato, tutelando in maniera più rapida ed omogenea i consumatori, modernizzando la legislazione d'autore, riducendo gli oneri amministrativi alle imprese (che derivano dai diversi regimi IVA) e aumentando l'accesso transfrontaliero ai servizi radiotelevisivi in Europa.
Quello dell'accesso transfrontaliero ai servizi radiotelevisivi in Europa è un tema per il quale mi batto fin dalla scorsa legislatura. L’inesistenza di un mercato unico digitale europeo non è, infatti, un tema astratto ma, piuttosto, un fastidio che ogni utente prova quando tenta, ad esempio, di collegarsi dall’estero al sito della Rai e si vede negare l’accesso ai contenuti perché questi sono disponibili unicamente per chi risiede in Italia.
Si tratta di una problematica che interessa in particolare le realtà di frontiera come, ad esempio, il Sudtirolo, dove la televisione pubblica tedesca non ha il diritto di trasmettere eventi sportivi internazionali, come i mondiali di calcio o i Giochi Olimpici, perché i diritti per questi eventi sono concessi solo a livello di Stato e non di singole Regioni. Per meglio rispondere ai bisogni della popolazione di questi territori, sarebbe quindi opportuno modificare la legislazione vigente in modo tale da allocare i diritti non su base nazionale, ma seguendo i confini linguistici.
Nel prossimo anno si decide il futuro digitale dell'Europa. Ci impegneremo per rimuovere le barriere che ostacolano la libera circolazione dei contenuti digitali, mossi dalla ferma convinzione che ogni cittadino deve poter accedere senza discriminazioni all’intera offerta digitale europea.
A cura di Herbert Dorfmann