Il regalo arriva sempre, puntuale.
Noi adulti viviamo con serenità tale momento, vivendo l’entusiasmo dei nostri bambini nella riconoscenza per il mantenimento di un’aspettativa.
Con questo stato d’animo, noi imprenditori di Valore Impresa abbiamo ritenuto opportuno avvalerci di questa magia, portando lo stesso concetto ispiratorio della lettera a Babbo Natale nel contesto imprenditoriale, ma con una piccola variante per cui i bambini sono gli imprenditori e Babbo natale è il nostro Presidente del Consiglio.
Quindi la nostra lettera reciterà così:
“Caro Presidente del Consiglio,
anche nel 2015 siamo stati molto buoni e pazienti.
Abbiamo subìto una burocrazia sempre più opprimente.
Abbiamo subìto le imposizioni di un sistema fiscale e creditizio sempre più pressante nei nostri confronti.
Abbiamo subìto l'inerzia di una classe dirigente incapace di intervenire sui nostri veri problemi.
Abbiamo apprezzato alcuni tentativi del Governo di creare situazioni di vantaggio per le nostre imprese con l’introduzione del Jobs Act, ma gli effetti non hanno inciso in modo netto, se non nella regolarizzazione dei rapporti lavorativi precari.
Siamo stati buoni e pazienti nell’assistere ad un condizionamento dell’Europa, che contrasta con la strutturazione economica imprenditoriale della nostra nazione.
Siamo stati buoni e pazienti e per questo ci meritiamo dei regali che con questa lettera ti chiediamo.
Caro presidente del Consiglio, perché non ci regali:
• un sistema fiscale meno impositivo e più consono alle linee d’indirizzo europee, dove non si parli solo di percentuale di tassazione, ma soprattutto di regole per computare il reddito d’esercizio;
• nuove norme che facilitino le aggregazioni imprenditoriali, tenuto conto che le politiche dei distretti e delle reti d’impresa non sono confacenti all’azione di sviluppo del tessuto delle piccole imprese italiane;
• nuove norme per l’accesso al credito, in particolar modo per la finanza di sviluppo, in modo tale da sostenere non solo le grandi aziende (Fondo Strategico Italiano, F2i), ma anche, e soprattutto, le piccole aziende, che in modo aggregato vanno al mercato sia nazionale che internazionale;
• nuove norme che possano riqualificare l’esercito di imprese iscritte al C.R.I.F. e per questo non in possesso dei requisiti previsti per il rating necessario per l’accesso al credito;
• nuove norme che salvaguardino le certezze del pagamento dei crediti vantati nei confronti della committenza pubblica e privata, nel rispetto delle normative già emanate dell’Europa.
Vorremmo chiederti tante altre cose, ma non vogliamo essere ingordi e ci accontentiamo di queste poche richieste, perché noi siamo buoni e pazienti e lo saremo anche nel 2016, continuando ad essere impegnati nel nostro fare quotidiano, imprecando, combattendo, sempre sulle barricate, in prima linea, per trainare l’economia di questo Paese.
Siamo buoni e pazienti, ma non stupidi. Quindi ci aspettiamo il mantenimento di promesse, di dichiarazioni di indirizzi, perché questo ci rende contenti.
Siamo buoni e pazienti, ma tristi per il pensiero dei duecento imprenditori che non ce l’hanno fatta e che hanno ritenuto più giusto gettarsi nelle braccia della morte, avendo perso la voglia di imprecare e combattere.
Caro Presidente del Consiglio, anche noi vogliamo farti un regalo: ti manderemo un sacco di carbone, perché non sei stato tanto buono nel 2015 e, se continuerai a non esserlo nel 2016, ti affideremo le chiavi delle nostre aziende, certi che saprai trovare una giusta soluzione... almeno a parole”.
A cura di Gianni Cicero