Anche questa sentenza dimostra quanto sia sottovalutato l’impatto della direttiva che chiede un definitivo stop al rinnovo delle concessioni in assenza di gare.
Il buon senso vuole che cambiamenti drastici - come quelli richiesti dalla Bolkestein -che travolgono dei settori produttivi e con essi migliaia di persone e famiglie, debbano prevedere, quanto meno, iniziative adeguate per escludere danni a chi per decenni ha confidato in regole e prassi differenti e, in base a queste, ha progettato il proprio futuro.
Dietro quelle concessioni c’è il lavoro di tante persone che merita rispetto.
È per questo che insieme al mio gruppo politico, Fratelli d’Italia, ho sempre osteggiato l’applicazione di questa direttiva che ha anche posto enormi dubbi interpretativi, ricevendo applicazioni differenti tra i Paesi UE.
Se l’obiettivo di consentire che i settori siano aperti alle regole della concorrenza può essere in astratto condivisibile, nel caso della Bolkestein ci si scontra con la realtà e la necessità di tutelare quelle imprese italiane, soprattutto medio-piccole, che hanno investito in anni di lavoro importanti risorse per offrire servizi di qualità a consumatori e utenti, proprio in quanto detentori di quelle concessioni che adesso potrebbero perdere.
Queste persone possono mai ben accogliere la prospettiva di perdere le attività su cui hanno costruito il proprio futuro? È insensato avere questa pretesa e inammissibile non porsi il problema di come salvaguardare chi è travolto dalle conseguenze della direttiva.
Non riesco a comprendere come sia possibile che gli irriducibili sostenitori della liberalizzazione delle concessioni non abbiano alcun dubbio sulla “giustizia” delle conseguenze che comporta. Ritengo ci sia prepotenza e superficialità nel giudicare le nostre iniziative a difesa degli storici titolari delle concessioni - tra ambulanti, balneari, operatori della blue-economy - come delle mere strumentalizzazioni politiche.
Tra l’altro, gli effetti delle liberalizzazioni si stanno trascurando anche rispetto alla reale platea dei soggetti coinvolti e ai tempi per gestire i cambiamenti che comportano.
Sono problematiche su cui ho presentato, lo scorso 7 dicembre, un’interrogazione specifica per denunciare al governo che esistono delle gravi ripercussioni anche sulle aree diportistiche. La Bolkestain infatti non investe esclusivamente stabilimenti balneari come sembra emergere dalla narrazione dei media.
Solo nella mia regione, il Friuli Venezia Giulia, saranno oltre cinquemila i posti barca potenzialmente a rischio se verranno annullate le concessioni demaniali dopo la scadenza decisa dal Consiglio di Stato.
Anche gli operatori di questo settore stanno vivendo con l’ansia di perdere tutte le risorse investite in questi anni, per le strutture in gestione.
Esiste poi il concreto pericolo che la scadenza al 2023 non consenta di adottare tutte le iniziative necessarie per avviare le procedure di assegnazione delle concessioni, esponendo gli attuali titolari al rischio di diventare di fatto abusivi a partire dal 1° gennaio 2014.
Le norme per indire le gare e le relative modalità per svolgerle non esistono ancora. Al medesimo scopo devono essere censite le aree costiere in concessione e valutato il loro valore in termini patrimoniali e turistici. Senza contare che a tutt’oggi non si sa nulla dei criteri per partecipare ed effettuare le selezioni pubbliche.
Già attualmente le lungaggini da parte degli uffici comunali nella gestione delle pratiche che interessano le concessioni dimostrano che c’è anche una forte carenza di mezzi e personale. È impensabile che nei prossimi mesi tutti gli uffici preposti alle concessioni demaniali possano occuparsi degli adempimenti legati a migliaia di gare. Si tratterebbe di un evento eccezionale che determina una mole di lavoro mai affrontata prima.
In sostanza, a prescindere dal merito della decisione non credo esistano neanche le condizioni per applicare la sentenza del Consiglio di Stato, nei prossimi due anni.
In questa situazione confusa vengono condannate all’incertezza del loro destino le persone coinvolte, che, invece, hanno tutto il diritto di essere tutelate e di veder salvaguardati gli investimenti sostenuti, prima che intervenga la scadenza delle concessioni.
L’oscuro scenario che si è determinato è frutto del voler liquidare in modo superficiale e drastico questioni complesse, per far valere tesi di principio che mal si conciliano con il contesto interessato. E mi sembra che rispetto alle pretese modalità di applicazione della Bolkestein, se non interverranno delle iniziative correttive, con la decisione del Consiglio di Stato si continui purtroppo a perseguire questa strada.
A cura dell'On. Walter Rizzetto.