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Le posizioni in gioco sul futuro dell’Europa

11/2/2019

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La storia politica degli ultimi anni dell’Unione Europea ha portato allo sviluppo di alcuni contrasti  evidenti.
L’Unione europea, pur essendo una comunità, si compone della più grande diversità linguistica e culturale del mondo occidentale.

Negli ultimi anni la storia politica e l’evoluzione sociale dell’Unione ha portato allo sviluppo di alcuni contrasti evidenti, infatti, sono emerse a livello istituzionale posizioni fortemente differenti tra i Governi europei: si è accentuato il dibattito sul processo di integrazione e si sono manifestate diverse correnti, da una parte si sono posizionati coloro che ritengono che gli Stati membri dovrebbero intraprendere una graduale trasformazione del proprio assetto istituzionale per dar vita ad organismi comunitari più forti e specifici nelle varie aree di competenza, dall’altra parte coloro che credono fortemente che sia necessario avanzare con degli strumenti di cooperazione rafforzata per creare più omogeneità tra le varie aree dell’Unione (la più famosa idea di “un’Europa e più velocità”) ed, infine, quelli che sostengono che alcuni Paesi ed alcune forze politiche nazionali dovrebbero staccarsi del tutto dal concetto di condivisione della sovranità a livello europeo e rinazionalizzare alcune competenze ad oggi condivise (il Gruppo di Visegrad). 

Ovviamente questo tema ha aperto, all’interno della Commissione europea e del Consiglio, un’accesa discussione sul futuro dell’Europa e su un possibile depotenziamento politico della stessa. 

Fino ad oggi la Commissione Juncker ha varato alcune proposte nel tentativo di portare avanti una solida dialettica comunitaria e per questo il Parlamento europeo ha approvato il 16 febbraio 2017 due risoluzioni dedicate a rendere più efficiente il funzionamento dell’UE e alle possibili evoluzioni della struttura istituzionale dell’UE. 

Inoltre, le risoluzioni del Parlamento includevano anche una riforma dei Trattati, la volontà di introdurre in questi la possibilità di indire un referendum a livello europeo, attribuire al Parlamento e al Consiglio dell’UE poteri di iniziativa legislativa, rafforzare il ruolo dei Parlamenti nazionali, introducendo una procedura attraverso la quale i Parlamenti nazionali possono sottoporre proposte legislative al Consiglio dell’UE e istituire un Ministero. 

Il 19 luglio 2018 l’Onorevole Ramón Jáuregui Atondo ha presentato un progetto di relazione sullo stato del dibattito sul futuro dell’Europa, nella relazione il deputato ricorda l’importanza di avere un quadro istituzionale unico e sottolinea la necessità di ottenere una maggiore integrazione politica dell’EU, ribadendo che l’integrazione differenziata deve rimanere solo un’apripista per gli Stati che vogliono avvicinarsi all’Unione. 

Secondo il deputato Jáuregui Atondo la crisi ha segnato uno squilibrio tra le principali istituzioni dell’Unione europea e sarebbe opportuno superare il voto all’unanimità per le decisioni inerenti alla politica estera, alla sicurezza comune e al quadro finanziario. 

Inoltre, un gruppo di Stati fortemente europeo hanno iniziato a discutere della possibilità di trasformare il  Consiglio dell’UE in una camera legislativa e di garantire una maggiore legittimità democratica alla governance economica e finanziaria per la zona euro. 

Lo scorso 12 settembre al Parlamento europeo il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha annunciato una serie di iniziative per garantire che le elezioni europee del prossimo maggio (23-26 maggio 2019) si svolgano in modo libero, regolare e sicuro, in particolare sono state annunciate alcune iniziative, tra le quali delle azioni contro le campagne di disinformazione per garantire la trasparenza e la protezione dei dati contro incidenti di cyber sicurezza, la promozione di una maggiore trasparenza nella propaganda politica online e un sistema per rendere disponibili le informazioni sulla spese sostenuta per le campagne di propaganda online. 

Sul futuro dell’Unione europea sappiamo che già il 19 e 20 ottobre dello scorso anno il Consiglio europeo aveva adottato “l’Agenda dei Leader” per discutere su dei grandi temi in vista della stesura di un’Agenda strategica dell’UE per il 2019-2024, che dovrebbe trovare delle soluzioni ad alcune delle principali sfide dell’UE, come la migrazione, la sicurezza interna, una riforma della zona euro, l’Europa sociale, la crescita, l’occupazione, gli sviluppi del mercato interno, la cooperazione e la difesa e le prospettive commerciali. 

Ovviamente, effettuare un’analisi sul futuro dell’Unione europea è un lavoro complesso, ad oggi possiamo
di certo affermare che la Commissione europea sta preparando una comunicazione diretta ad un rafforzamento del principio di sussidiarietà, di proporzionalità e del miglioramento del funzionamento dell’Unione. 

Il vertice europeo delle città e delle regioni che si svolgerà a Bucarest a marzo 2019 offrirà sicuramente un‘ottima opportunità per riprendere il discorso sul futuro dell’EU. Il Consiglio europeo dello scorso ottobre 2017 ha adottato l’Agenda dei leader, con l’obiettivo di aprire la discussione su dei grandi temi quali: 
- l’immigrazione; 
- la sicurezza; 
- la riforma della zona euro; 
- la valenza sociale dell’Europa, la crescita e l’occupazione; 
- il mercato interno; 
- la difesa e la cooperazione; 
- le prospettive commerciali. 

Tra le proposte più rilevanti dobbiamo sottolineare la richiesta di ridurre il numero dei membri della Commissione europea, per adeguarsi a quanto affermato nel Trattato di Lisbona, all’articolo 17, dove è previsto che la Commissione europea sarebbe dovuta essere composta da un numero di membri corrispondente ai due terzi del numero degli Stati membri. 

Accanto a questo aspetto ve ne è un altro però innovativo, ovvero il fatto che il TUE prevede anche il Consiglio europeo possa decidere all’unanimità la modifica dei componenti della Commissione.

A cura di Romina Rapisarda.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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