Abbiamo osservato i Treasuries decennali americani raggiungere il 3,2% annuo di rendimento e, soprattutto, abbiamo assistito a una correzione delle Borse, sia in U.S.A., sia in Europa, sia in Asia.
Inoltre, l’inflazione della Turchia è salita a circa il 25% annuo a causa della forte svalutazione della Lira.
Pertanto, possiamo temere ulteriori strette monetarie da parte della banca centrale turca, in risposta alle strette monetarie americane, col fine di stabilizzare il tasso di cambio.
Per l’anno prossimo si attende una stagnazione del PIL turco a causa della forte inflazione, dunque uno scenario di stagflazione.
La Federal Reserve ha annunciato che alzerà i tassi anche sopra il livello neutrale per l’economia, il che significa costi di finanziamento più elevati per i Paesi emergenti, come la Turchia, che si indebitano in Dollari.
Naturalmente, costi di finanziamento più alti saranno sopportati anche dai mutuatari americani. Pertanto, è lecito immaginare un rallentamento dei prezzi delle case e un rallentamento dei riacquisti di azioni proprie da parte delle imprese, con conseguenti ripercussioni in Borsa.
In Europa sappiamo che la BCE sarebbe intenzionata ad alzare i tassi intorno all’autunno dell’anno prossimo, ma gli esponenti della banca stessa stanno calmando gli animi dicendo che l’aumento dei tassi sarà molto graduale.
Una Federal Reserve Bank molto restrittiva potrebbe facilitare il compito alla BCE, offrendo peraltro un vantaggio: un Euro relativamente deprezzato nei confronti del Dollaro.
A cura di Vinicio Paselli.