Lo scopo è quello di mantenere vive le tradizioni del popolo valdostano, dando luogo ad una vera e propria festa folcloristica, in cui espositori e artigiani partecipano attivamente attirando da ogni parte del mondo sia curiosi che esperti del settore. È li che, tra oltre duecento mila persone, abbiamo incontrato il nostro scultore di oggi.
Marco Giovanni Barone, nato ad Aosta il 22 ottobre del 1956, è un veterano della Fiera. Il suo passatempo consiste nella realizzazione di sculture e lavori in pietra. I suoi lavori impongono un’attenta pausa di riflessione. Vedere un oggetto inanimato prendere forma e vita attraverso l’ingegno e lo spirito artistico dell’essere umano ci crea non poco sgomento. È lì, in quel piccolo Borgo di Montjovet, nascosto dalla bellezza della tranquillità, che si trova il piccolo atelier del nostro scultore, che ci ha raccontato che il suo avvicinamento al mondo della scultura della pietra è avvenuto in tempi recenti.
“Era il 2000, quando facendo alcuni lavori di bricolage, ho sentito la necessità di provare a realizzare una piccola finestra. Ovviamente, data la predisposizione della casa, il materiale da utilizzare non poteva essere che la pietra. La mattina presto, decisi di prendere misure e materiale, inconsapevole del fatto che sarebbe stata fin da subito un’impresa non semplice. È forse questa sfida con me stesso che mi ha portato ad andare avanti, cercando di realizzare qualcosa in più.”
Il concetto di sfida è stato per lei un buon incentivo ?
“Sono riuscito a realizzare abbastanza bene la finestra, così ho deciso di provare a costruire altre cose utili per la mia casa. Portoni, gradini, archi decorativi per il giardino, una buca delle lettere, ed infine ho scoperto la mia vena artistica, provando a scolpire una piccola statua della Madonna.”
Quali sono le difficoltà e gli strumenti che utilizza per realizzare le sue opere ?
“Inizialmente mi sono munito di compressore, dischi e taglierina, dato che il materiale che lavoro era molto duro. Ho utilizzato infatti una roccia locale, chiamata “serpentino verde” e solo pochissime volte la pietra ollare. Quest’ultima, facile da maneggiare e modellare perché davvero molto tenera, tuttavia, sebbene stata di più difficile lavorazione, ho sempre preferito utilizzarne una più dura per i colori e venature. Successivamente, mi sono servito di strumenti più resistenti, oltre che un semplice scalpello. Comunque sia, con il passare del tempo, più creavo e più mi rendevo conto di ciò che mi sarebbe stato più utile.”
Per la realizzazione delle sue opere, si è ispirato a qualche altro artista?
“No, lascio che la mia fantasia faccia da padrona. Ovviamente, per curiosità e per interesse personale, ho sfogliato alcuni libri con rappresentazioni artistiche. Non seguo pienamente uno stile d’arte, semplicemente mi lascio guidare dalla pietra stessa.”
Quali emozioni prova mentre scolpisce la pietra ?
“Riesco a realizzare bene le mie sculture, provo soddisfazione. Mentre dò vita alla mia creazione, la sensazione è che di li a poco avrei trasformato quello che prima era un semplice blocco di pietra in un opera d’arte. In principio funziona così: lascio scorrere le mie emozioni nel guardare la pietra, dopodiché sento come se quest’ultima confidasse, ad un primo sguardo, ciò che vorrebbe diventare. Ad esempio, se le venature o un determinato tipo di colore mi portano a visualizzare la faccia di un uomo, ecco che si paleserà dal blocco quel viso, mentre può darsi che non completi nella sua totalità la scultura; trovo infatti estremamente affascinante l’opera così come appare. La bellezza è un concetto che a mio avviso può essere espresso anche in maniera astratta non nella sua totalità. La semplicità è la vera essenza della bellezza. Non importa che possa sembrare incompiuta, per me, è lei stessa che parla.”
A cura di Eleonora Barone