La peculiarità di questa disciplina si esprime nell’applicarne i dettami all’urbanistica, all’architettura e all’arredamento, mirando alla formazione di spazi di benessere. Nel Feng Shui lo studio delle relazioni esistenti tra i luoghi e gli uomini fa sì che ne scaturiscano consigli su base esperienziale da adottare per le localizzazioni antropiche: il legame che collega l’uomo all’ambiente è mosso dallo stesso spirito vitruviano riguardante la sacralità della struttura edilizia, fatta anche di fenomeni mistici e naturali oltre che di disegno, forma, materiali, performance tecniche, collegati tra loro all’interno di un equilibrio universale. La conseguenza è costituita da una consapevolezza progettuale composta da indicazioni presenti da sempre nel corretto costruire. Tra questi spiccano la ricerca dell’esposizione migliore, il corretto utilizzo/riutilizzo dei materiali, la riflessiva dislocazione nell’ambiente dei manufatti umani. Ogni epoca e ogni territorio (dal Vitruvio all’Alberti, passando dal Feng Shui) ha generato ordinamenti al proposito, riportati in auge recentemente dalla bioarchitettura.
Lo stretto legame esistente nel Feng Shui tra l’uomo e la natura vira verso la sostenibilità, vista la cospicua catena di variabili esistenti alla base del processo realizzativo di ogni insediamento urbano. Tra queste variabili si possono primariamente annoverare l’uomo, il territorio e le componenti climatiche. Proprio il ritmo di precedenza e di rapporto tra di loro costituisce lo strumento fondamentale per l’attuazione del giusto equilibrio tra insediamenti umani e natura. Solo così si dà vita ad un’architettura intesa non come egemonia umana sulla natura, ma piuttosto come una forma riconoscibile di una compiuta euritmia, sinergicamente celebrata.
È evidente a tutti come molta dell’architettura contemporanea subisca le limitazioni dettate da vincoli e normative, che a volte la aiutano a seguire strade degeneranti in perdita di innesto con il contesto a favore di un’aumentata produttività immediata e poco duratura. Una buona e sana architettura nasce dall’ampia visione di tutte le componenti presenti ed interagenti nel dibattito progettuale, senza limitare lo sguardo ad un unico punto di vista, compositivo o tecnologico che sia. Far rientrare la conoscenza e la corretta applicazione del Feng Shui in questi processi, significa contribuire a restituire all’architettura il suo legame con l’ambiente ospitante.
Un aspetto fondamentale del Feng Shui è quello che riguarda il concetto di energia (in cinese Ch’i, energia vitale). Certo, per noi occidentali è difficile capire queste nozioni, però è possibile avvicinarsi ad esse cercando di comprenderne i principi, semplificando e rendendo pragmatici i canali di lettura, basando l’interpretazione sul buon senso e sull’esperienza di secoli, cogliendo l’obiettivo finale rappresentato dalla formulazione dei giusti consigli atti al miglioramento della qualità di vita degli individui. La lettura alternativa parte dall’individuare lucidamente l’insieme di sensazioni oggettive che proviamo quando entriamo in un edificio. Se l’impressione è negativa, la nostra prima reazione sarà di scappare via, ma se queste percezioni sono di benessere, comfort, energia positiva e felicità la nostra risposta sarà quella di soggiornare a lungo in tale spazio confinato. Questo catalogo di intuizioni apparentemente possono sembrare scollegate da qualsiasi ragione o regola evidente, ma in realtà discendono da una “sapienza progettuale” consapevole.
Di conseguenza, è possibile codificare scientificamente queste scelte (con la bioarchitettura) o intuitivamente (con il Feng Shui). Fino a non molto tempo fa, anche se in modo altalenante, queste attenzioni compositivo/costruttive sono sempre state tenute nella giusta considerazione. In molte aree dell’Estremo Oriente (Singapore, Malaysia, Hong Kong, Taiwan, Giappone) il ricorso ai consigli del Maestro di Feng Shui fa ancora attualmente parte della quotidianità, e lo si interpella prima di effettuare un intervento urbanistico o la costruzione di un edificio. In Italia pare siano i milanesi i più affascinati da questa disciplina orientale, tanto che una transazione immobiliare su cinque segue i consigli dell’esperto di Feng Shui (indagine svolta dalla Camera di Commercio del capoluogo lombardo).
Volendo stare con i piedi ben piantati per terra, è comunque abbastanza facile fugare l’alone di mistero che ammanta alcuni dei consigli del Feng Shui, grazie al “buon senso”. Buttato il fumo, è interessante applicare l’interpretazione scientifica che rimane. Così si capisce il perché del consiglio di non dormire sotto una finestra aperta: un po’ per il Ch’i, ma molto di più per l’esposizione ad umidità e correnti d’aria… E s’intuisce il motivo del tener lontano il Fuoco (il calore del forno) dall’Acqua (frigorifero) all’interno di una cucina: per ottenere una migliore efficienza energetica dei due elettrodomestici.
La saggezza popolare, ad esempio, faceva dire a mia nonna che “aria ‘d filura, aria ‘d sepoltura”, nel senso che l’aria dello spiffero portava al funerale. Esattamente come indicato dai precetti del Feng Shui, che raccomandano di non soggiornare mai tra tre aperture a causa del transito troppo veloce del Ch’i (leggi corrente d’aria) per non correre il rischio di contrarre un semplice raffreddore o addirittura una polmonite, pericolosa fino a pochi decenni fa.
A cura di Francesca Landriani