È chiamato non solo ad ottimizzare le uscite, ma anche e soprattutto nella ricerca del miglior mix possibile tra le fonti finanziarie disponibili, proprie e di terzi, necessarie a garantire la continuità dell’azienda e la sua stessa crescita.
Questi pertanto, deve possedere le competenze necessarie a svolgere con professionalità e competenza tale ruolo.
La finanza ha il compito di reperire e impiegare al miglior costo possibile le fonti di finanziamento necessarie a conseguire gli obiettivi aziendali in un’ottica di continuità.
La funzione finanza si può dividere in due tronconi: una operativa e l’altra strategica, ma strettamente connesse.
La finanza operativa permette all’impresa di operare nel quotidiano ed è legata, prevalentemente, alla gestione del circolante, al rapporto banca impresa, al cash management e alla gestione dei rischi finanziari.
L’orizzonte temporale, quindi, è di breve termine.
La finanza strategica invece, definisce l’allocazione degli investimenti, la politica e la struttura finanziaria, la composizione ottimale delle diverse fonti di finanziamento.
L’orizzonte temporale è di medio-lungo termine.
Preliminare è individuare il corretto equilibrio finanziario dell’impresa, ovvero quale dovrebbe essere la struttura finanziaria ottimale che consenta di competere al meglio sul mercato, specie in periodi di turbolenza finanziaria.
Finalità della funzione è anche quella di recuperare redditività dal capitale investito al fine di creare valore per l’impresa.
Altro aspetto fondamentale è la programmazione finanziaria: permette di avere visibilità dei flussi in entrata e in uscita così da organizzare al meglio gli approvvigionamenti e la manovra di tesoreria.
La previsione dei flussi finanziari di lungo periodo invece, prende il nome di pianificazione finanziaria e il documento che la rappresenta si chiama piano finanziario.
A tali attività di pianificazione e programmazione, deve necessariamente seguire un’attività di controllo dei risultati raggiunti (reporting finanziario).
Il riscontro fra il risultato atteso e quello realizzato, permette di apportare un meccanismo di correzione e di miglioramento tendenziale.
Nella realtà, tuttavia, si osserva come la struttura finanziaria sia soggetta a diversi vincoli, interni ed esterni, che limitano l’effettiva possibilità di determinazione teorica del livello ottimale:
- l’effettiva disponibilità e/o volontà dei soci - o di finanziatori esterni - ad investire risorse nell’azienda;
- la capacità dell’azienda a raccogliere capitale di debito, ma anche vincoli espressi dal mercato per aziende operanti in certi settori di attività.
Anche un settore in difficoltà può rappresentare un vincolo all’ottenimento di finanza supplementare, perché si dovrà dimostrare di saper far meglio del settore stesso in cui si opera.
Aver intrapreso in passato iniziative di successo, nonché la corretta stesura di un credibile piano di sviluppo e rimborso del prestito, sono ulteriori elementi che influenzano la capacità ad ottenere credito dall’imprenditore.
Va da sé che tutti i vincoli interagiscono tra loro in un modo complesso, con implicazioni che hanno ripercussione sull’intera struttura finanziaria.
Se si riesce a definire una struttura finanziaria ottimale, come il miglior equilibrio fra i vincoli considerati, si potrà applicare questa struttura al modello teorico per calcolare il costo medio del capitale che ne deriverebbe.
Non sempre nelle aziende italiane, soprattutto nelle PMI, si ha una tale visione della finanza.
Ancora oggi domina la visione della finanza operativa, si ha poca cultura e attenzione all’aspetto strategico. L’attività dell’area finanziaria, è solitamente di mero supporto all’attività industriale.
In questo contesto, dunque, il commercialista è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale.
A cura di Alessandro Delle Cese