Ma sei umano? Se la risposta è sì questa condizione è normale, ma a te dà fastidio e ti preoccupa! Ovviamente provi disagio per questa condizione e ne parli con il tuo medico o con il vicino di casa o con i tuoi amici più intimi.
Il risultato di queste consultazioni è che arrivi subito a una diagnosi chiara e semplice: hai il “colon irritabile”. A questo punto tu ti senti a posto, hai una nuova chiave di ricerca per Google e puoi scoprire come risolverlo e tornare ad avere una vita normale. Corretto? Eh no! Il fatto che qualcuno ti abbia detto che hai il “Colon Irritabile” non cambia assolutamente niente e ora ti spiego perché.
Non esiste esame in grado di "diagnosticare" il Colon Irritabile. Non stiamo parlando di una patologia che viene evidenziata da un esame del sangue o una biopsia per la quale è possibile stabilire una diagnosi e una cura, questo perché è una sindrome.
Una “sindrome” è caratterizzata da moltissimi sintomi, ma da nessuna causa specifica. Quindi tante cause diverse possono portare alle stesse conseguenze.
Due persone che condividono gli stessi sintomi e le stesse reazioni, possono provenire da due “storie” completamente diverse e legate a fattori diversi.
Proprio per questo, il più grande panel di esperti di gastroenterologia mondiale dice di “ascoltare e raccogliere accuratamente ciò che il paziente riferisce” esprimendosi relativamente al trattamento della sindrome del Colon Irritabile.
E grazie a questo “ascolto” sappiamo che l’80% delle persone che ne soffrono la collegano a qualche cibo. Potrebbe essere il Lattosio. Più spesso i latticini, o i cereali e le sue proteine, o ancora il Nichel Solfato, o un problema con l’istamina o i fodmap. Una probabile causa frequente, che spicca sulle altre, potrebbe essere l’alterazione dell’asse di comunicazione tra intestino e cervello, mediato dai microrganismi che ci ospitano.
Ci si potrebbe orientare anche verso una disbiosi intestinale, una di quelle alterazioni che chiamiamo SIBO, SIFO o intestino permeabile, di cui abbiamo parlato proprio qui. Ma sai qual è il problema? Che dagli amici più intimi e dal tuo medico arriva il consiglio terapeutico più comune e conosciuto: quello sintomatico.
E allora vai giù di antibiotici, gastroprotettore, il farmaco per la diarrea, i fermenti lattici eccetera… E cosa otterrai? Niente, ti sentirai meglio quando bombarderai il tuo corpo di farmaci per poi peggiorare o se ti va bene sentirti punto a capo appena il loro effetto svanisce.
E anche gli eventuali esami del sangue, ecografie e gastroscopie non mostreranno alcuna alterazione, perché la caratteristica di malattie gastrointestinali funzionali, come il colon irritabile, non trovano evidenze negli esami classici.
E se anche decidessi di approfondire questi esami arriverebbero due possibili considerazioni, entrambi agghiaccianti: non ha nulla, oppure è colpa sua. Sul non ho nulla avete la possibilità di scegliere se pensare che siete pazzi voi o chi vi ha dato questa comunicazione, perché i dolori, i fastidi, le feci come palline di capra o come quella di vacca, l’insonnia, la tachicardia e la pancia gonfia voi li provate sul serio. Per quanto riguarda l’infelice uscita “è colpa sua”, si riferisce al fatto che siete stressati, ansiosi e nervosi, e che dovete darvi una calmata.
Perché loro non lo capiscono che dopo mesi o anni di fastidi, dolori e una qualità della vita ridotta al minimo l’ansia e lo stress sono normali. Per molti medici è meglio considerare l’ansia come una causa, piuttosto che come un effetto, ed è anche più remunerativo e facile da gestire.
Quindi, invece di investigare le allergie alimentari, le intolleranze, le disbiosi e lo stile di vita, è molto più semplice bollarti come ansioso e darti uno psicofarmaco. Ma lasciamo stare questo lato oscuro della medicina e torniamo alla dizione moderna di “alterazione dell’asse di comunicazione tra intestino e cervello”, è fondamentale comprendere che lo “stress” non è fuffa immaginaria.
Lo stress ha effetti sugli omonimi “ormoni dello stress”, sulla glicemia, sul ritmo del sonno, sul drenaggio epatico, sul sistema immunitario e sul microbiota. Ma se citi il microbiota la risposta che ricevi è “impossibile” o “non c’entra niente”, o addirittura incontrerai gente che non crede al microbiota, come se fosse un credente o un ateo convinto. E il problema è proprio questo, un professionista o uno scienziato non dovrebbe comportarsi come un “religioso”, che crede o non crede.
Così come un medico non dovrebbe fermarsi a ciò che la letteratura scientifica cita e approva, magari con il solo scopo di pararsi il fondoschiena qualora qualcosa dovesse andare storto.
Ancora oggi vengo spesso attaccato e contraddetto perché quello che insieme ai miei clienti testo e metto in pratica non è citato nella letteratura scientifica. Ma è tanto difficile comprendere che nella letteratura scientifica ci finisce quello per cui qualcuno è interessato a finanziare la ricerca?
E infine, la domanda che ti lascio è: se grazie a delle semplici regole legate all’alimentazione tu riuscissi a risolvere una serie di sintomi che oggi ti opprimono quotidianamente, ti interesserebbe davvero sapere se quelle specifiche indicazioni sono contenute o meno nella tanto amata letteratura scientifica? Io, in fondo, credo proprio di no, perché prima di ogni altra cosa mi interessa mettere il benessere delle persone.
A cura di Francesco Norcini.