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La next generation della mobilità sostenibile

28/7/2021

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Tra gli obiettivi il miglioramento della qualità della vita attraverso la diminuzione dell’inquinamento acustico e dell’aria. 
Quasi 35 miliardi di euro è l’ammontare delle risorse dedicate dal PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alla mobilità sostenibile, agli investimenti sulla rete ferroviaria e stradale nonché al trasporto locale. Tra gli obiettivi da raggiungere vi è il miglioramento della qualità della vita attraverso la diminuzione dell’inquinamento acustico e dell’aria, la riduzione delle congestioni e l’integrazione di nuovi servizi.

​Si punta ad una mobilità “soft”, favorendo l’intermodalità e l’utilizzo di biciclette con la realizzazione di circa 570 km di piste ciclabili e circa 1.250 km di piste ciclabili turistiche attraverso uno stanziamento di 600 milioni di euro. Il numero dei ciclisti è in costante crescita dal 2013 e, oltre alla diffusione di un mezzo di trasporto non inquinante, rappresenta una fonte di indotto economico dal valore pari a 7,6 miliardi di euro l’anno. 

Ben 3,6 miliardi di euro sono finalizzati, invece, ad ottenere uno spostamento di almeno il 10% del traffico su auto private verso il sistema di trasporto pubblico. Ad oggi, infatti, i mezzi privati sono i più utilizzati in Italia, con 2 persone su 3 over 18 che hanno utilizzato ogni giorno l’auto. La misura prevede la realizzazione di 240km di rete attrezzata per le infrastrutture del trasporto rapido di massa suddivise in metro (11km), tram (85km), filovie (120km) e funivie (15km). Ci si concentrerà maggiormente sulle aree metropolitane delle maggiori città italiane così da diminuire la congestione e i problemi legati all’inquinamento.

Gli spostamenti su vetture private rimarranno, inevitabilmente, la percentuale più consistente ed è per questo che incentiviamo lo sviluppo di una mobilità basata su veicoli elettrici, che ad oggi incide appena per lo 0,1% sul totale dei veicoli. Per raggiungere gli obiettivi europei in materia di decarbonizzazione è previsto un parco circolante di circa 6 milioni di veicoli elettrici al 2030, per i quali si stima siano necessari 31.500 punti di ricarica rapida pubblici: con 750 milioni di euro ne realizzeremo 7.500 in autostrada e 13.755 nei centri urbani, oltre a 100 stazioni di ricarica sperimentali con tecnologie per lo stoccaggio dell’energia.

Rinnoveremo, poi, le flotte di autobus con mezzi a basso impatto ambientale e di treni per il trasporto regionale e intercity con mezzi a propulsione alternativa per cui vengono stanziati circa 3,64 miliardi di euro. 

Accelereremo l’attuazione del Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Sostenibile con l’acquisto, entro il 2026, di circa 3.360 bus a basse emissioni, con circa un terzo delle risorse destinate alle principali città italiane. Accompagneremo questo sforzo produttivo con 300 milioni di euro dedicati alla diffusione e promozione di trasformazione tecnologica della filiera legata alla produzione di autobus in Italia, con l’obiettivo di espandere la capacità produttiva e il miglioramento dell’impatto ambientale. Ridurremo l’età media del parco rotabile regionale, invece, tramite l’acquisto di unità a propulsione elettrica e a idrogeno con l’acquisto di 53 treni per sostituire un numero equivalente di vecchie unità entro il 2026, a cui si aggiungono 100 carrozze di nuova concezione sviluppate con materiali riciclabili e rivestite con pannelli fotovoltaici. Lavoreremo, inoltre, sul versante delle semplificazioni per procedure più rapide per la valutazione dei progetti di trasporto pubblico locale con impianti fissi e di trasporto rapido di massa. 

Una parte da protagonista nel PNRR la svolge l’idrogeno, su cui investiamo oltre 3 miliardi di euro, per un terzo dedicati al mondo dei trasporti. 

Verranno create 40 stazioni di rifornimento a base di idrogeno, con distributori adatti a camion e auto, e implementati i progetti di sperimentazione delle linee a idrogeno. Grazie a questa misura, il segmento degli autocarri a lungo raggio, ad oggi uno dei più inquinanti e responsabile di circa il 5-10% delle emissioni di CO2 complessive, potrebbe registrare una penetrazione significativa dell’idrogeno fino al 5-7% del mercato entro il 2030. Un altro settore di interesse per l’idrogeno è il trasporto ferroviario passeggeri. In Italia circa un decimo delle reti ferroviarie è servito dai treni diesel: dove abbiamo treni dall’età media elevata e l’elettrificazione risulti non fattibile o competitiva possiamo prevedere la conversione all’idrogeno.

Saranno coinvolte regioni dall’elevato traffico in termini di passeggeri come Lombardia, Puglia, Sicilia, Abruzzo, Calabria, Umbria e Basilicata. Il progetto include la produzione di idrogeno verde in prossimità delle stazioni di rifornimento (si punta a realizzarne 9 su 6 linee ferroviarie), tramite sviluppo dell’intero sistema di produzione, stoccaggio e utilizzo dell’idrogeno.

Gli investimenti più corposi riguarderanno la rete ferroviaria (24,77 miliardi di euro). Innanzitutto acceleriamo l’iter di approvazione dei singoli progetti e del Contratto di programma quinquennale tra MiMS e RFI così da velocizzare progettazione e realizzazione dei lavori. Si interverrà sull’Alta Velocità per lo sviluppo dei servizi ferroviari passeggeri e merci a lunga percorrenza, collegando il Sud (Napoli-Bari; Palermo-Catania-Messina; Salerno-Reggio Calabria) e integrandosi con i sistemi di trasporto regionale, riducendo i tempi di percorrenza e aumentando la capacità. 

Al Nord, invece, si investirà sulle direttrici Brescia-Verona-Vicenza, Liguria-Alpi e Verona-Brennero. I progetti riguarderanno poi anche le cosiddette “connessioni diagonali” dall’Adriatico e dallo Ionio al Tirreno con investimenti su Roma-Pescara; Taranto-Metaponto-Potenza-Battiglia e il rafforzamento della Orte-Falconara.

Agiremo per la piena interoperabilità con le reti ferroviarie europee con lo sviluppo del sistema di gestione ERTMS nonché per il potenziamento dei nodi ferroviari metropolitani, dei collegamenti nazionali chiave e delle linee regionali. Verranno superati i nodi critici che al Sud rappresentano veri e propri “colli di bottiglia”, migliorando e riqualificando inoltre le stazioni in termini di accessibilità e integrazione con il territorio.

Si interviene, infine, sulla sicurezza stradale con due linee di riforma: il trasferimento della titolarità delle opere (ponti, viadotti, cavalcavia) relative alle strade di secondo livello ai titolari delle strade di primo livello, ovvero autostrade e strade extraurbane principali; l’attuazione delle linee guida per la classificazione e la gestione del rischio, la valutazione della sicurezza e il monitoraggio dei ponti esistenti.

A cura dell’On. Emanuele Scagliusi.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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