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La musica come toccasana per la mente

10/10/2022

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Dall’antica Grecia ai tempi moderni, la musica ha sempre avuto una risonanza sul benessere, oltre alla valenza ricreativa.
Fin dall’antichità la musica accompagna l’uomo durante il corso delle giornate. Ascoltiamo musica in qualsiasi stato emotivo: quando siamo tristi oppure felici, quando abbiamo bisogno di rilassarci o concentrarci. Già Platone ed Aristotele parlavano delle potenzialità terapeutiche della musica. Nell’artica Grecia, Apollo oltre ad essere la divinità associata alla musica, veniva anche collegato alle arti mediche. 
Ormai innumerevoli studi attestano come il potere terapeutico delle note sia un vero toccasana per la salute ed abbia un enorme potere terapeutico, riuscendo a spaziare tra le malattie più disparate: aiuta contro il disagio psichico, la depressione e varie sindromi cliniche come i deficit di apprendimento, l’autismo, la demenza e le malattie neurodegenerative.
Inoltre, l’esercizio muscolare legato all’uso di uno strumento costituisce un’ottima e al tempo stesso piacevole terapia riabilitativa anche in pazienti che hanno subito lesioni motorie.
“Alcuni studi hanno evidenziato che la musica aumenta l’attività del circuito della ricompensa, il cosiddetto Reward Circuit, un sistema del cervello selettivamente attivo in risposta a esperienze piacevoli. L’idea è che un’esperienza ritenuta positiva per il cervello viene premiata con sensazioni piacevoli” afferma la dottoressa Lorena Giovinazzo, Psicoterapeuta, ad una nota rivista. Per questo motivo l’ascolto della musica è stato proposto come forma di terapia aggiuntiva in diverse patologie neurologiche, psichiatriche e nel processo di trattamento del trauma o di esperienze di vita avverse. Nel corso degli anni, infatti, abbiamo visto un incremento dei generi rilassanti, come chill-out o lounge, sulle piattaforme più utilizzate. Queste tipologie musicali si basano sull’utilizzo dei così detti Binatural Beats, ovvero i battiti binaturali creati con gli strumenti.
Dagli studi condotti è emerso che queste frequenze a bassa intensità riducono l’ansia e lo stress, ad alta invece migliorano depressione e stanchezza mentale (per esempio, il ritmo sempre uguale, classico dei mantra dei monaci tibetani, può aiutare a mantenere più regolare il battito cardiaco).
Nella medicina cinese, l’arte del pentagramma può aiutare il benessere degli organi, che sarebbero da collegare alle diverse note: il La è ottimale per il fegato, il Do per il cuore, il Fa per la milza, il Sol per i polmoni e il Re per i reni.
Tant’è che i testi della medicina cinese riportano come esisterebbe uno stretto legame tra le note e il suono che emettono gli organi principali, sia al classico tocco del curante che all’auscultazione. 
La “musica” del corpo, quindi, può diventare un mezzo per individuare le diverse malattie. 
Esiste anche la musicoterapia, che si basa sul rapporto tra musico-terapeuta/paziente e sull’intervento attivo di entrambi, anche attraverso l’uso di semplici strumenti musicali. 
Mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra e inter-personale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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