È noto che ormai da tempo, le mafie hanno imparato a sparare meno, a farlo solo se lo ritengono strettamente necessario, allo scopo di suscitare un basso allarme sociale per poter lavorare indisturbate nell’aggressione all’economia legale. Per questo le mafie sono ancora più pericolose e insidiose: mettere miliardi di euro derivati da traffici illeciti nel circuito dell’economia legale vuol dire controllare l’economia e creare, di conseguenza, anche un problema democratico molto grande.
Falcone diceva che bisognava “seguire i soldi” ma anche costruire una relazione con gli altri Paesi per riuscire a verificare le provenienze dei soldi e trovare le spie del malaffare o del riciclaggio.
Le mafie hanno la straordinaria capacità di cambiare continuamente ambiti di azione, dallo spaccio ai Consigli di Amministrazione, agli studi di commercialisti e trovano le più disparate modalità illegali per fare soldi e riciclare. Su questo, in questi anni, abbiamo provato a informarci, capire e intervenire. Lo abbiamo fatto con la riforma del Codice Antimafia alla fine della scorsa Legislatura; lo abbiamo fatto con alcuni interventi sul sistema carcerario, anche grazie al Procuratore Nazionale Antimafia, Cafiero De Raho, chiarendo che i boss mafiosi non sono detenuti comuni e che serve il parere di chi conosce il fenomeno prima di fare scelte di sconti di pena o di qualunque beneficio.
Oggi siamo impegnati di fronte al post-pandemia. I dati di questi mesi indicano che c’è un’esplosione delle transazioni di immobili destinati ad esercizi commerciali e, quindi, c’è il problema di dotarsi di strumenti per capire cosa succede e dove c’è la criminalità organizzata.
Lo stesso sta succedendo sulle imprese: i dati parlano di qualche decina di migliaia di imprese che negli ultimi mesi sono passate di mano. Come hanno riportato le cronache, c’è anche un problema che riguarda le aste giudiziarie. Le tecnologie e le banche dati servono molto per verificare le provenienze dei soldi e intervenire su questi fronti.
Abbiamo ottenuto dal Governo la disponibilità ad introdurre nella riforma del processo civile, dove c’è un articolo dedicato alle aste giudiziarie, una norma per creare al Ministero una banca dati che raccolga tutte le anagrafiche di coloro che partecipano alle aste giudiziarie sugli immobili. È evidente che, dando alle Procure la possibilità di accedere alle banche dati, si ha lo strumento per accorgersi prima di episodi come quello del clan di Secondigliano.
Ogni settore sensibile, dunque, va monitorato e ogni mezzo di prevenzione, prima che di contrasto, va
messo in campo.
Abbiamo fatto ciò che potevamo per mettere in sicurezza i soldi del PNRR, garantendo controlli sufficienti per impedire che vadano nelle mani di aziende vicine alla criminalità organizzata. Stiamo facendo molto anche a livello europeo per coinvolgere ogni soggetto nella lotta al riciclaggio.
Queste sono le azioni che spetta alla politica mettere in campo e stiamo cercando di farlo.
A cura dell’On. Franco Mirabelli.