Nel 2020 siamo stati invasi da un nemico invisibile, aggressivo e mortale ma il male che non è riuscito a fare il virus, lo hanno fatto gli avvenimenti conseguenti, l’impreparazione, la macchina burocratica farraginosa, la mancanza di direttive scientifiche certe e inopinabili, la mancata organizzazione della produttività, la pletora di normative emesse dagli organismi più disparati e oggetto di severe critiche dai più grandi costituzionalisti italiani e anche dal presidente ed ex presidenti della Corte Costituzionale.
Siamo stati invasi dai DPCM, dalle circolari ministeriali, dalla FAQ della Presidenza del Consiglio, dalle interpretazioni dei Capi di Gabinetto.
Basti ricordare, tanto per fare un esempio, il Decreto che prevedeva di poter incontrare i “congiunti”, e l’interpretazione data da un vice ministro il giorno dopo, secondo il quale tra i congiunti si potevano considerare i “rapporti affettivi stabili”, per poi, il giorno dopo essere nuovamente smentito da una nuova interpretazione più restrittiva. Ma è possibile che chi scrive una norma di così grande importanza non sappia neanche chi siano i congiunti secondo le normative italiane.
Ma è democratico e giuridicamente democratico un Paese in cui una mattina un governo emana una norma regolamentare che in pratica annulla gli articoli 19 e 20 della Costituzione che garantiscono la liberta di culto e delle sue funzioni, chiudendo le chiese e addirittura inviando i suoi uomini armati sugli altari ad interrompere le messe, fatto che non si è verificato neanche durante la guerra mondiale?
Ed è democratico un Paese in cui si obbliga un’intera popolazione a rimanere agli arresti domiciliari per oltre due mesi anche in regioni ove non si è registrato un solo “vero deceduto” da Covid-19? E cosa dire dell’essenza della civiltà democratica costituita dalla Giustizia?
Giustizia chiusa e sbarrata per tre mesi consecutivi e che ancora oggi, quando sono state riaperte tutte le porte della produttività, è ancora chiusa e inoperante, nonostante le incessanti richieste della comunità. La domanda che ci si pone è, a chi giova tutto questo?
I cittadini, mai come in questo periodo hanno dato prova di immenso equilibrio, di sapienza e pazienza, non sono scesi in strada ad incendiare cassonetti o rompere vetrine ma hanno utilizzato due grandi mezzi democratici per dimostrare la propria ribellione a tali ingiustizie.
I Social sono stati un valido supporto alle legittime proteste e le azioni giudiziarie contro le norme illegittime e anticostituzionali e hanno rappresento una strada democratica e costituzionale intrapresa per difendersi dalle ingiustizie.
Altra strada intrapresa è stata quella, in corso tutt’ora, dei numerosi giudizi pendenti, presso i TAR italiani, contro i vaccini antinfluenzali obbligatori e anche contro le mascherine degli alunni al ritorno a scuola e contro altre norme ingiuste o illegittime.
Ma è stata anche intentata la più grande operazione giudiziaria della storia italiana quando, ad aprile, duemila e ottocento italiani da Aosta a Palermo, in ogni Caserma dei Carabinieri d’Italia, hanno firmato e depositato a proprio nome, assistiti dallo studio legale Edoardo Polacco, una specifica querela contro i Decreti anticostituzionali varati.
Non una class action ma duemilaottocento querele singole, tutte con richiesta di risarcimento danni, in tutte le Procure d’Italia, a dimostrazione che il popolo italiano è vivo, è democratico, crede nella Costituzione Italiana ed è pronto a difenderla mettendoci la propria faccia.
A cura di Edoardo Polacco.