Eppure.
Eppure quest’ultimo libro mi ha toccato nel profondo, lo stile è sempre quello a cui ci ha abituato, con la sua sferzante ironia e il suo sguardo disilluso, proprio di una generazione intera (quella nata negli anni ottanta), ma questa volta cambia lo sfondo.
Non più Roma e l’amata Rebibbia, ma i paesaggi tra la Siria e la Turchia in una zona flagellata dalla guerra all’Isis ma con una fiorente e rivoluzionaria resistenza.
Protagonista il popolo curdo (che vive costantemente represso in quegli Stati), rivendica e difende dall’ISIS con ben poco appoggio (eufemismo) da parte dei “vicini” formalmente alleati nella lotta al Califfato.
Territori che i curdi stanno anche provando a riorganizzare e governare seguendo principi progressisti su emancipazione femminile, libertà religiosa e tutela dell’ambiente.
Lì, portando aiuti umanitari, l’autore ha incontrato guerrigliere, funzionari statali corrotti e profughi con alle spalle torture e persecuzioni.
Leggendo Kobane Calling capita spesso di fermarsi un attimo per riflettere fissando il vuoto e un posto molto lontano (3400 km da Roma secondo Google Maps).
Ma capita anche di sogghignare e soprattutto di immergersi nelle storie dei personaggi, anzi, delle persone che animano e sono al centro del racconto con le loro esperienze drammatiche, i momenti toccanti o catartici.
È un libro di ideali, un libro di politica pur senza volerlo essere, una finestra sulla cortina di fumo alzata dai media riuscendo a non annoiare mai e a stimolare l’interesse del lettore.
È un libro meno personale, dato che non racconta delle sue classiche disavventure metropolitane, eppure riesce a renderlo estremamente personale grazie al suo stile.
Ormai Zerocalcare è a tutti gli effetti uno dei personaggi di punta della scena del fumetto italiano, ma non solo.
Un libro che ha attirato fan a mezzanotte, bruciando le 100.000 copie della prima edizione e richiamando l’attenzione di telegiornali e siti di informazione.
E l’ha fatto non con un fumetto sul gossip ma parlando di ISIS, Kurdistan e PKK.
Un libro da leggere.
A cura di Federico Rosa