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Italiano nel mondo: le scuole all’estero

19/8/2020

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Drammatico assistere alla totale chiusura in Italia di istituti scolatici di ogni ordine e grado, aule vuote e studenti che hanno affrontato la maturità senza i riti consueti.
Ancora una volta siamo chiamati a riflettere sulle implicazioni che questa pandemia ha causato. Il Covid-19 ha stravolto vite e quotidianità. Credo non esista un comparto economico e sociale rimasto indenne.

Uno degli ambiti che maggiormente ne ha risentito è stato quello legato all’istruzione scolastica. Drammatico assistere alla totale chiusura in Italia di istituti di ogni ordine e grado, alle aule vuote, agli studenti che hanno affrontato la maturità senza i riti consueti. Sin da subito, noi esponenti di Italia Viva abbiamo rimarcato i danni di una prolungata chiusura, invitando alla stesura di un programma per riaprire le scuole, rispettando distanziamento e sicurezza di alunni e docenti. Un settore essenziale per il futuro del Paese, il nostro patrimonio culturale e formativo. Che non trascuri una maggiore attenzione verso le nostre realtà didattiche internazionali. Perché soprattutto all’estero la cultura italiana è una risorsa che, dalla Scuola Italiana ‘Pietro della Valle’ di Teheran ad Asmara, ha continuato ad operare tra mille difficoltà. 

Le lezioni riprenderanno in Italia dal 14 settembre, con aggiustamenti ancora in corso. Una rassicurazione per le famiglie e un simbolo di una ripartenza, che investe su giovani e futuro e va di pari passo con un contestuale rilancio delle eccellenze internazionali. L’Italia all’estero vanta istituti prestigiosi e all’avanguardia. Otto istituti statali, 43 paritari, 7 sezioni in UE e 79 bilingue e internazionali nel resto del mondo, oltre a 2 non paritari a Smirne e Basilea.

Frequentati da oltre 30.000 studenti italiani e stranieri, rinsaldano i legami delle nostre comunità, diffondono lingua, cultura e Made in Italy. Incentivano, attraverso un personale docente professionale e competente, un metodo di insegnamento unico. 

Tra queste realtà spicca l’Istituto Italiano Statale Omnicomprensivo di Asmara, in Eritrea, fondato nel 1935. Con oltre 1200 studenti, quattro sezioni divise in scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo e di secondo grado, è l’istituzione educativa statale italiana  più articolata.

Strumento di cooperazione in Eritrea, membro della Rete internazionale UNESCO, è responsabile della formazione di buona parte della classe dirigente africana. Regolata da un Accordo Bilaterale non ancora rinnovato tra il nostro Paese e l’Eritrea del 2012, la scuola di Asmara è al centro di notevoli incertezze. 

Il 25 marzo 2020, in pieno lockdown, è stata inviata dall’ufficio di Presidenza del governo eritreo una nota di revoca della licenza. Il personale ne è venuto a conoscenza solo a giugno. 

I docenti, rientrati il 17 luglio in Italia, grazie anche all’impegno dell’Ambasciata italiana in Eritrea, dell’Ambasciatore Moscatelli e del Vice-Ambasciatore Camerota sono preoccupati perché questo stallo potrebbe portare ad una sua chiusura. Ho provveduto personalmente ad interrogare il Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale Di Maio per conoscere le intenzioni del Governo e per avviare un immediato tavolo di confronto con  le autorità locali, nella speranza che l’emergenza rientri quanto prima. La scuola di Asmara è uno dei tanti esempi della cultura italiana nel mondo, ma non il solo. 

La scuola paritaria d’Ambasciata di Pechino, altrettanto nota, è aperta a tutti i figli di italiani e del personale diplomatico nella P.R.C. Altre hanno sezioni permanenti in quelle straniere come la Scuola Elementare Bilingue Italo-Inglese di Yarralumla a Canberra, l’unica pubblica in Australia. L’insegnamento della lingua consente di promuovere la nostra cultura, favorendo contemporaneamente l’inserimento degli italiani all’estero.

E’ evidente come attraverso la didattica si agevoli la conoscenza delle nostre peculiarità nelle realtà straniere, si rinsaldino le radici comuni e si promuova la commistione tra culture. Perché la conoscenza del prossimo è il primo passo verso l’integrazione.

Simbolo di questo metodo è il Co.As.It., la cui prima sede fu fondata nel 1968 a Melbourne, in Australia e già dai primi anni insegnava italiano a un migliaio di bambini italiani nelle ‘scuole del sabato’. Una Australia in cui su 12 milioni di abitanti,  vivevano 290mila italiani e in cui il supporto linguistico e sociale determinava la permanenza di interi nuclei familiari. Tra la fine della seconda guerra mondiale e i primi anni Settanta, infatti, degli oltre 360mila cittadini italiani emigrati oltre 90mila ritornarono in Patria. Un abbandono che avrebbe potuto essere più pesante senza istituzioni come il Co.As.It..

Attraverso una efficiente collaborazione con il Governo locale, in meno di vent’anni i Co.As.It. australiani cooperavano con le scuole statali australiane. Un successo così clamoroso che nel 1987 quello del NSW contava 47.000 studenti.  

Oggi in Australia l’italiano è insegnato come seconda lingua a tutti i livelli. E' frutto di cinquant’anni di sacrifici degli italoaustraliani e di un amore senza limiti per l’italianità, che annovera moderni programmi con il Ministero dell’Istruzione e una vasta gamma di servizi a sostegno di terza età e collettività.

I nostri istituti linguistici all’estero continuano ad essere protagonisti, perché abili nel coniugare professio-
nalità, sostegno alla comunità e passione per la didattica. Ma per continuare a farlo, è indispensabile investire ulteriori risorse economiche, assumendo più docenti e finanziando la moderna didattica multimediale. 

In caso contrario, il rischio sarà depauperare l’intero settore culturale all’estero, il futuro delle nuove generazioni e l’accesso all’occupazione. Per il nuovo anno il Ministero dell’Istruzione italiano ha richiesto 131 nuovi insegnanti destinati all’estero. 

Un primo decisivo passo che non deve dimenticare gli 83 Istituti di cultura italiana all’estero, sparsi in 50 Paesi o  realtà come la Dante Alighieri Society con le sue 60 sedi internazionali o le altre centinaia di istituti minori nel mondo. Una continuità da potenziare, l’ultima cruciale tappa per uscire realmente dalla crisi. 

A cura di Nicola Carè.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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