d'Italia furono circa 30 milioni gli italiani a lasciare la penisola, come se l'intera popolazione italiana del '900 se ne fosse andata in blocco, migrando prevalentemente verso le Americhe, l'Australia e l'Europa occidentale.
Oltre 14 milioni partirono durante la “grande emigrazione” dal 1876 al 1915. Dal 1861 l'Italia ha ricoperto il ruolo sia di territorio di fuga che di Nazione ospitante. Anch'io anni fa, quando avevo appena 17 anni ed ora ne ho qualcuno in più, dalla Calabria ho deciso di compiere quel difficile passo allontanandomi dai miei affetti per andare a cercare un futuro migliore dall'altra parte del mondo. Così sono arrivato in Argentina.
Qualche anno prima era partita mia mamma. Qui lasciavo mio padre e le mie sorelle, ma soprattutto lasciavo la sicurezza di un futuro nelle terre di mio padre. Sapevo dentro di me che quello non era il mio destino, volevo qualcosa di più, nel mio sangue fremeva la voglia di studiare e di avere una possibilità diversa da quella che la mia famiglia di imprenditori agricoli poteva offrirmi e che in quel periodo storico l'Italia non poteva darmi. Questa mia voglia di fare, di scoprire mi hanno poi permesso di diventare quello che sono, un imprenditore affermato in Argentina e anche in Italia, la mia terra che non ho mai dimenticato e che porto nel cuore.
Quello che oggi è il mio Paese di adozione mi ha dato delle opportunità, non mi ha regalato nulla ho dovuto lavorare sodo notte giorno e alla fine ce l'ho fatta.
Qui ho trovato tanta gente per bene che mi ha aiutato soprattutto all'interno delle comunità italiane. Non conoscevo una parola di spagnolo eppure qui sono stato aiutato e accolto prima dai miei connazionali che mi avevano preceduto e poi dalla cordialità di un popolo come quello argentino che mi ha fatto integrare subito nel proprio sistema.
Oggi ho tutto quello che voglio: ho la grande soddisfazione di aver creato un futuro per i miei figli e i miei nipoti. E vi assicuro una cosa: a quei tempi immigrare non era come oggi che si ha a disposizione tutto, soprattutto le nuove tecnologie che permettono di essere in contatto con amici e parenti in tempo reale.
Oggi tramite internet WhatsApp le persone si parlano e si vedono da un continente all'altro come fossero in due stanze diverse della stessa casa. Una volta ci volevano settimane o mesi per ricevere informazioni dai parenti, era un mondo diverso. Quando partivi non sapevi cosa avresti trovato, viaggiavi per settimane stipato su una nave, povero di soldi ma ricco di sogni, che ti permettevano di affrontare un viaggio così pesante.
Oggi ancora si parla molto di immigrazione i flussi di giovani e anche anziani che decidono di andare via dall'Italia sono in crescita esponenziale. Perché questo è semplicissimo: l'Italia ad oggi è un Paese statico che non da futuro ai ragazzi è economicamente fermo, e spesso i giovani non si sento apprezzati e valorizzati.
A mio avviso credo che uno dei principali motivi sia la politica che ancora non riesce a sviluppare nel modo adeguato il mondo del lavoro.
Le imprese chiudono, i ragazzi studiano e poi non hanno sbocchi professionali. Sono sempre stato contrario al reddito di cittadinanza uno dei motivi è che i soldi, invece di darli alla gente in questo modo a mio avviso poco dignitoso, bisognerebbe distribuirli alle aziende per incentivare il mondo del lavoro e creare nuove opportunità.
Da quando sono stato eletto in Parlamento un anno fa ho cercato di battermi per questo. Altrimenti da qui a poco l'Italia sarà oltre che un Paese vecchio, anche un Paese dove i propri giovani se ne andranno il prima possibile.
Credo che uno dei primi passi da fare oggi sia quello di permettere ai giovani che hanno fatto esperienza all'estero di tornare e trovare un posto adeguato alle loro capacità e magari migliorare il "sistema Italia”.
Per quanto riguarda l'emigrazione italiana i numeri ci dicono che sempre più giovani partono per cercare un futuro all'estero.
L'Italia purtroppo sta diventando un Paese non più adatto a chi vuole costruire un futuro e una famiglia. Nello steso modo vediamo anche tanti pensionati che scappano in Paesi con fiscalità agevolata, per affrontare gli ultimi anni della loro vita in maniera più tranquilla a livello economico, perciò con meno tasse da affrontare, e vivere con maggiore dignità sociale.
I politici si preoccupano troppo dell'immigrazione verso il nostro Paese e troppo poco dell'emigrazione verso altri Paesi. Visto che entrambe la fasce sociali vivono male in Italia, credo che sia importante affrontare il tema del potenziamento della rete consolare, visto che sempre più italiani vivono all'estero.
Ad oggi la rete consolare è l'unico strumento di sostegno e di ascolto a disposizione dei nostri connazionali nel mondo. Purtroppo i consolati hanno organico e mezzi insufficienti per far fronte a tutte le richieste. Altro tema interessante oggi visto il grande flusso di immigrazione sarebbe quello di avere un ministero per gli italiani all'estero che possa attuare una politica adeguata.
Credo fortemente che trasferirsi oggi dovrebbe essere una scelta libera e non un obbligo come ancora succede, come dovrebbe essere una scelta anche poter tornare a vivere nel proprio Paese natale. Questo mi fa pensare a tutte quelle persone che sono partite verso un futuro migliore ed oggi si trovano in stato di indigenza.
Guardiamo la situazione del Venezuela: quanti italiani hanno lavorato, si sono costruiti un futuro, e a causa della dittatura oggi vivono in povertà e non hanno più nulla ne una casa ne cibo e medicinali.
In questo caso lo stato dovrebbe aiutarli come loro hanno aiutato con i propri soldi i parenti che vivevano qui. Questo è il motivo per cui ho voluto entrare in Parlamento lottare per chi come me ha deciso di emigrare all'estero. L’Italia la portiamo nel cuore, insieme al sogno di renderla migliore con le nostre esperienze.
A cura dell'On. Eugenio Sangregori.