Un professionista su tre in Italia si dimostra aperto al cambiamento del proprio ruolo grazie all’uso intensivo delle tecnologie digitali per accrescere il business del suo studio.
È quanto emerge dai risultati della ricerca dell’Osservatorio Professionisti Innovazione digitale della School of Management del Politecnico di Milano, presentata a Roma il 22 marzo 2016, durante il convegno “Professionista, oggi apriresti uno studio?”.
La ricerca ha valutato la propensione degli studi di Consulenti del Lavoro, Avvocati e Dottori Commercialisti ad investire in tecnologie digitali e l’impatto di queste ultime sulla crescita professionale.
Una giornata a cui ho partecipato, in veste di Presidente della Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro, per raccontare il punto di vista e le esperienze di una professione che si rinnova continuamente e che ha un rapporto costante con le nuove tecnologie.
La digitalizzazione per le professioni giuridico-economiche, ed in particolare per i Consulenti del Lavoro che rappresento, vuol dire tutto.
Stento a ricordare un’attività svolta ancora in modalità manuale. Noi cerchiamo sempre di essere al passo con i tempi a differenza, invece, della Pubblica Amministrazione.
Molto spesso, ci troviamo a confrontarci con soggetti che non hanno il nostro stesso passo e la nostra stessa capacità di interpretare il delicatissimo momento della digitalizzazione che stiamo vivendo.
Oggi, infatti, molte procedure normative si sviluppano ancora su modelli cartacei, ostacolando di fatto il bisogno di semplificazione e di digitalizzazione dello Stato ed il lavoro di noi professionisti, che facciamo da intermediari con i cittadini e le imprese.
Per questo, la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione deve passare prima attraverso una vera semplificazione dei processi.
Dai risultati dell’analisi del Politecnico si evince che oltre il 40% dei professionisti italiani ha intenzione di realizzare investimenti in digitalizzazione per lo sviluppo dello studio.
Complessivamente, oltre 150.000 studi professionali hanno speso più di 1,1 miliardi di euro per l’ICT, in media 9.000 euro ciascuno; quasi il 50% in più rispetto alle previsioni dichiarate lo scorso anno.
Emerge, inoltre, che i professionisti si dimostrano interessati a nuove aree di competenza come la comunicazione, le soft skills o i social network, segno di una maggiore consapevolezza sulla necessità di aggiornare il profilo personale.
Interessante anche un altro dato: il 44% degli studi professionali italiani utilizza i social network per l’attività lavorativa, in maggioranza per sviluppare nuove relazioni o acquisire informazioni su temi di interesse, poi per promuovere i servizi dello studio e per condividere opinioni con altri studi.
In effetti, si può fare buon uso dei nuovi media, e dei social network in particolare, che possono accrescere la rete professionale se usati in modo corretto.
I social rappresentano un mondo nuovo dove le notizie arrivano in modo facile, veloce e diretto agli utenti.
Credo, quindi, che siano un efficace strumento di comunicazione, se utilizzati con molta attenzione.
A cura di Rosario De Luca