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Infrastrutture sì, ma nel modo giusto

28/6/2016

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La mitigazione dell’impatto ambientale nella progettazione delle infrastrutture diventa fondamentale per la salvaguardia del paesaggio che ci circonda. Ecco cosa fare.
La tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, come prescritta dall’articolo 9 della nostra Costituzione, è il cuore di un percorso europeo che inizia a Weimar nel 1919 e approda nel 2000 nella Convenzione Europea del Paesaggio, altra carta fondamentale, che il Governo italiano ha ratificato con la Legge n. 14 del 9 gennaio 2006.
Con tale atto la Convenzione ha sancito il riconoscimento, a livello europeo, del “diritto al paesaggio”.
Il paesaggio va quindi salvaguardato, ma anche gestito e progettato, poiché è un bene della comunità.
La realizzazione di una infrastruttura costituisce l’occasione di riprogettazione del paesaggio, nell’ottica della sua salvaguardia e valorizzazione attraverso una consapevole strategia di mitigazione dell’impatto ambientale, anche si tratti di un paesaggio “quotidiano” e non eccezionale.
In quest’ottica opera il nuovo Codice Appalti, il quale stabilisce che il “progetto di fattibilità” per una infrastruttura sia redatto sulla base di verifiche preventive volte a determinare l’impatto ambientale con specifica indicazione delle misure di salvaguardia occorrenti e le attività di mitigazione o compensazione necessarie.
Tuttavia, le norme nazionali risultano insoddisfacenti poiché le pratiche di mitigazione più comuni sono superficiali e sottoposte a disponibilità economica.
Ma non è sempre stato così.
Se volgiamo uno sguardo al passato, ci accorgeremo che il grande cambiamento nella progettazione edil-architettonica, e delle infrastrutture in particolare, è iniziato dopo gli anni sessanta.
Prima infatti la pianificazione tendeva alla preservazione dell’armonia paesaggistica tenendo conto di alcuni fattori tra i quali, per esempio, il soleggiamento e la tipologia del terreno.
L’attenzione era spontanea: la progettazione rispondeva ad un’innata “cultura del paesaggio”.
La sensibilità progettuale tipica di quegli anni è andata progressivamente svanendo, pressata da interessi economici sempre più stringenti.
Cosicché alla gestione del paesaggio, alla pianificazione integrata dell’ambiente insieme alle infrastrutture, si è preferita una pianificazione ingegneristica omologatrice, standardizzante, priva della sensibilità tipica della progettazione architettonica e fortemente legata per sua natura al genius loci.
Nella valutazione degli impatti sull’ambiente è quindi necessario garantire coerenza e continuità ambientali al fine di contrastare anche la frammentazione degli ecosistemi.
Allo scopo di conoscere quali e quante azioni vengono messe in atto per mitigare l’impatto ambientale delle infrastrutture ho depositato, presso la Commissione Ambiente, un’indagine conoscitiva: i risultati saranno fondamentali per fornire un supporto sostanziale a tecnici e professionisti.
L’obiettivo è quello di redigere delle linee guida per l’introduzione puntuale di pratiche che seguano standard ambientali di progettazione e di esecuzione.
La salvaguardia del nostro “bel Paese” inizia dalla tutela e dalla valorizzazione di tutti i suoi paesaggi, un bene comune che i costituenti hanno provvidenzialmente collocato tra i principi fondamentali, al riparo da mire rapaci.
La sua deturpazione è la lesione dei diritti di ogni cittadino.
 
A cura di Claudia Mannino
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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