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Informatori scientifici del farmaco

2/2/2019

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Professionisti, spesso pendolari, laureati in discipline scientifiche, ma impiegati come agenti di commercio.
Quella dell’informatore scientifico del farmaco è una categoria sulla quale pesa una sorta di pregiudizio legato alla scarsa conoscenza di quelle che sono le attività che svolge, ma anche al non sempre corretto inquadramento contrattuale che tali professionisti si vedono riconoscere dalle aziende farmaceutiche per le quali lavorano e che li costringe ad avere un ruolo a cavallo tra due obiettivi: l’informazione scientifica vera e propria ed il marketing aziendale.

Il Decreto Legislativo n. 219 del 24 aprile 2006 definisce la figura dell’Informatore Scientifico del Farmaco come colui che “presenta ai medici ed ai farmacisti tutti i nuovi farmaci, ne illustra i vantaggi e le controindicazioni, trasmette loro tutte le nuove notizie relative ai farmaci già in commercio, contribuendo ulteriormente al loro aggiornamento”.

Si tratta di un professionista qualificato che deve essere in possesso di un diploma di laurea in una disciplina scientifica e, al fine di garantire il diritto alla cura del cittadino, deve instaurare un rapporto di lavoro con un’unica impresa farmaceutica e riferire al Servizio scientifico dell’impresa farmaceutica tutte le informazioni sugli effetti indesiderati dei medicinali.

Per legge, il suddetto Servizio scientifico deve essere indipendente dal servizio marketing dell’impresa. Lo scopo del legislatore è chiaro: evitare che l’ISF diventi un mero agente di commercio, pagato o valutato in proporzione al numero di confezioni vendute, a discapito non solo dei cittadini, ma anche del Servizio Sanitario Nazionale. 

I mancati controlli da parte del Ministero della salute e dell’AIFA hanno permesso fino ad oggi alle aziende farmaceutiche di snaturare per proprio tornaconto la figura dell’ISF. 

Secondo i dati raccolti dalla Federazione Associazioni Italiane Informatori Scientifici del Farmaco “negli ultimi 10/12 anni, le aziende hanno licenziato circa 15.000 informatori scientifici con contratto di dipendenza (secondo CCNL dei chimici), riassumendone solo qualche migliaio con contratti di tipo commerciale/provvigionale”. 

Sempre secondo quanto denunciato negli anni dalla Federazione, “questo avviene anche perché in passato i sindacati, nell’intento di salvare posti di lavoro, hanno commesso il tragico errore di inserire, nel CCNL comparto dei chimici, la figura professionale dell’informatore scientifico nell’area funzionale del marketing, favorendo la trasformazione di lavoratori con contratto subordinato in agenti a partita IVA”.

Il 19 luglio 2018 Federchimica, Farmindustria e FILCTEM-CGIL, FEMCA-CISL, UILTEC-UIL hanno concordato il rinnovo del CCNL comparto dei chimici dal 1/01/2019 al 30/06/2022, non modificando però l’area di appartenenza degli ISF, che rimangono allocati nel settore marketing, consentendo il loro impiego come agenti di commercio, spesso non laureati.

Per sapere quali iniziative intenda assumere al fine di restituire valore alla professionalità dell’informatore
scientifico del farmaco, il 31 gennaio 2019, come membro della Commissione Affari sociali della camera dei Deputati, ho interrogato il Ministro della Salute.

In seguito all’interrogazione, il Ministero ha ribadito che: “L’attività di informazione sui medicinali è un fattore essenziale per l’uso razionale dei farmaci. Per tale ragione è importante fare in modo che questa sia obiettiva, basata sulle migliori conoscenze scientifiche e trasferibile nell’ambito della pratica clinica. 

Per i profili di competenza del Ministero della salute, l’aspetto di maggior rilievo e interesse, è rappresentato dall’esigenza che sia sempre garantito, nel rispetto delle prescrizioni normative, che gli 
informatori scientifici siano in possesso del diploma di laurea previsto dalla riforma degli ordinamenti didattici universitari, di cui alla legge 19 novembre 1990, n.341, o di laurea specialistica, o di laurea magistrale in una delle seguenti discipline: medicina e chirurgia, scienze biologiche, chimica con indirizzo organico o biologico, farmacia, chimica e tecnologia farmaceutiche o medicina veterinaria. 

In alternativa, gli informatori scientifici devono essere in possesso del diploma universitario in informazione scientifica sul farmaco di cui al decreto del Ministro dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica 30 giugno 1993, o della corrispondente laurea. 

È, altresì, necessario che in tutti i casi gli informatori scientifici ricevano una formazione adeguata da parte delle imprese da cui dipendono, così da risultare in possesso di sufficienti conoscenze scientifiche per fornire informazioni precise e quanto più complete sui medicinali presentati. 

Quanto all’aspetto dell’inquadramento contrattuale degli informatori in esame, ci si rimette agli approfondimenti che saranno svolti nelle sedi competenti, ai fini delle relative determinazioni.”

Parole, quelle che giungono dal Ministero, che sono espressione di una disponibilità che non ha precedenti in altri Governi e che apre finalmente al dialogo e all’ascolto di una categoria, che è appunto quella degli Informatori Scientifici del Farmaco, che non è ancora stata oggetto di un adeguato inquadramento professionale come accaduto a tanti altri professionisti operanti nel mondo della sanità (penso alla Legge Lorenzin n.3/2018).

L’attenzione e l’importanza che il Ministero sta riservando alla questione, attivandosi prontamente per trovare un inquadramento professionale futuro che possa rispondere alle aspettative degli informatori scientifici del farmaco, permetterà loro di tornare ad essere il fondamentale anello di congiunzione tra la ricerca ed il medico; contro le sole logiche del mercato e a maggior tutela della salute dei cittadini.
​
A cura dell’On. Rosa Menga.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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