In questo quadro di ripresa c’è, però, una risorsa qualificata e disponibile che non si sta utilizzando a pieno, ma che potrebbe dare maggiore slancio alla nostra economia. Parlo, naturalmente, delle donne.
Le italiane restano contributrici sottovalutate nella nostra economia. Stime del G20 dicono che l’economia degli Stati Uniti potrebbe crescere del 5% se le donne partecipassero al mercato nella stessa percentuale degli uomini; se si pensa che in Italia le donne lavorano ancora meno che negli Stati Uniti, il quadro è desolante.
Le donne rappresentano solo il 30% degli imprenditori in Italia e il 31% nell’Unione europea. In particolare questo squilibrio è dovuto anche ai diversi campi che gli uomini e le donne scelgono per effettuare i loro investimenti, senza dimenticare che gli imprenditori uomini guadagnano in media il 6% in più e che il divario salariale in Italia è del 7,3% e del 16,3% nell’Unione europea.
Io so cosa vuole dire essere donna e competere in un campo dominato da uomini. Proprio per questo motivo, quando ho iniziato la mia carriera parlamentare scelsi di mettere al primo posto della mia attività politica, aiutare le donne a svolgere un ruolo di primo piano in economia.
Sulla scia di questa mia personale posizione sono stata relatrice nel Parlamento europeo di una relazione “sui fattori esterni che rappresentano ostacoli all’imprenditoria femminile nell’Unione europea”.
Un rapporto che contiene alcune strategie e proposte di misure che hanno come obiettivo quello di aiutare le donne che vogliono fare impresa e investire e allo stesso tempo sapere quali opportunità sono disponibili per loro a livello europeo.
Dopo mesi di duro lavoro ed estenuanti negoziati nella Commissione FEMM, la relazione è stata approvata durante la plenaria in gennaio di quest’anno con l’appoggio travolgente di quasi ogni gruppo politico, con 582 voti a favore. Un grande risultato ed un grande messaggio che l’Unione europea lancia alle sue cittadine.
Prima di proporre soluzioni, è stato necessario andare a fondo sul problema. Abbiamo tenuto conto di ogni ricerca disponibile, incontrato personalità ed esperti delle questioni femminili ed in particolare dell’imprenditoria femminile, con lo scopo di apprendere quello che si ritiene utile per migliorare la partecipazione delle donne al mondo imprenditoriale.
Una delle priorità che ho voluto inserire nel rapporto è la raccolta di più dati sulle discrepanze di genere nell’imprenditoria. È necessario avere accesso a più dati a livello dell’Unione e degli Stati membri. Avere un quadro più completo è propedeutico alla scelta di soluzioni e programmi mirati.
Un altro punto su cui ho posto l’accento è l’equilibrio lavoro-vita privata che rappresenta il primo ostacolo che molte donne affrontano nel momento di fare impresa.
Molte donne devono conciliare tra responsabilità familiari, come prendersi cura di bambini o parenti anziani, che possono rappresentare spesso una vera e propria barriera.
Alla luce di questa realtà, abbiamo chiesto che la Commissione renda disponibili delle linee di bilancio per l’imprenditoria utilizzando il canale del Fondo sociale europeo e il Fondo europeo di sviluppo regionale per aiutare le donne a diventare indipendenti e lavorare.
È stato importante anche enfatizzare l’importanza del ruolo che giocano gli uomini nell’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata. Abbiamo espressamente richiesto agli Stati membri che ancora non offrono congedo di paternità, di prevedere una legislazione adeguata in questo senso.
Rispetto alla necessità di creare un know-how adeguato, abbiamo proposto alcune misure che la Commissione potrebbe attuare per permettere alle donne di condividere le buone pratiche e imparare dalle storie di successo che in tutta Europa vedono le donne protagoniste.
Aiutare le donne ad accedere a questo network di condivisione, come l’European Business Center per le donne, creerà le condizioni per la condivisione di esperienze, fornendo alle donne interessate la possibilità di riunirsi e accedere a quelle informazioni utili che la Commissione può mettere a disposizione. La Commissione sta già lavorando alla creazione di questo network.
La misura legislativamente più rilevante contenuta nella mia risoluzione è affrontare l’ostacolo principe che le donne incontrano al momento di proporre il loro progetto d’investimento: l’accesso al credito.
Da qui la necessità di implementare la direttiva 2004/113/CE del Consiglio che attua il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l’accesso a beni e servizi e la loro fornitura.
Secondo alcuni studi effettuati dai servizi del Parlamento europeo, ci sono ancora molti Stati membri dove la direttiva non è stata pienamente applicata e dove persistono casi di discriminazione.
Il problema che si riscontra troppo spesso è l’atteggiamento “diffidente” che frequentemente le banche assumono nell’emettere prestiti a donne perché sono percepite come meno competenti per condurre un’impresa.
Per affrontare questo problema, quindi, aumenteremo il numero di fondi possibili per le piccole imprese.
Infine, partendo dal presupposto che senza preparazione, istruzione e formazione impresariale per le donne e le ragazze non c’è possibilità di combattere il pregiudizio sulle competenze, ho insistito affinché siano previsti fondi per dei corsi di formazione che s’indirizzino alle neolaureate o a tutte le donne che siano interessate.
Dobbiamo incoraggiare le ragazze a prediligere ambiti ad alto contenuto tecnologico, a scegliere le materie scientifiche ed economiche. Dobbiamo creare i presupposti per rendere economia e scienza non un affare per gli uomini.
Una maggiore partecipazione delle donne si tradurrà in una maggiore crescita economica. Un futuro più brillante per le donne d’affari italiane ed europee è un futuro brillante per tutti.
A cura dell’On. Barbara Matera