L’imbarcazione di migranti naufragata al largo di Crotone era partita da Smirne, in Turchia, e aggirando il Peloponneso si è diretta verso l’Italia, anche se più lontana rispetto alla Grecia, scelta operata principalmente a causa della dura politica greca dei respingimenti, oltre a trovare la strada sbarrata via terra. Nei primi due mesi del 2023 la Grecia ha infatti respinto in Turchia 155 imbarcazioni che cercavano di arrivare, mentre 73 sono invece approdate. Sono stati 4.223 i migranti respinti, 1.869 quelli approdati.
Paradossalmente però la Grecia non ha un numero di migranti inferiore all’Italia, anzi: a causa della sua vicinanza con la Turchia, nel 2022 le richieste di asilo sono state 279 ogni 100mila abitanti. Nel nostro Paese il dato si ferma a 133.
Secondo dati dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM), dal 2014 a oggi sono circa 26.000 i migranti morti nel Mediterraneo, la tratta migratoria di gran lunga più pericolosa al mondo, che presenta diverse rotte: quella occidentale dall’Africa verso la Spagna, quella orientale dalla Turchia verso la Grecia e l’Italia, e la tratta principale - quella che registra il maggior numero di vittime - che è quella dal centro dell’Africa settentrionale verso l’Italia
Sempre secondo dati Oim, i bambini deceduti nel Mediterraneo dal 2014 al 2022 sono 1.046, di cui 279 solo nel 2015.
Per cercare di ridurre questi numeri il governo Meloni sviluppa una duplice strategia. Da una parte la stretta sulle ONG e sulle navi che effettuano salvataggi nel Mediterraneo: nuove regole e rischio di multe salate, oltre che il sequestro delle imbarcazioni in caso di violazione.
Dall’altra un pressing politico e diplomatico in Europa per coinvolgere fattivamente tutti gli stati membri.
“L’unico modo per affrontare seriamente e con umanità questa materia è fermare le partenze e su questo sì, serve un’Europa che oltre a dichiarare la sua disponibilità agisca e in fretta - dice la Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, parlando del naufragio - ed è la ragione per la quale oggi stesso ho inviato una lettera al Consiglio europeo e alla Commissione europea per chiedere che venga immediatamente reso concreto quello che abbiamo discusso all’ultimo Consiglio europeo”.
L’ultima riunione, avvenuta il 9 febbraio scorso, ha visto concordi i 27 paesi membri sul fatto che le migrazioni sono una sfida comune che necessita di una risposta europea. Dopo anni di scontri ora l’emergenza è avvertita in tutte le capitali, poiché i flussi sono ai massimi dalla crisi dei migranti del 2015, aggravata dall’accoglienza dei rifugiati ucraini.
Nonostante ciò i progressi restano in realtà molto timidi. Si è discusso su un bilanciamento europeo tra responsabilità sui salvataggi e solidarietà nelle redistribuzioni dei migranti, prevedendo un piano d’azione specifico sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale, con misure operative e collaborazioni con i paesi partner e intensificando la lotta al traffico di migranti.
Il compromesso raggiunto su questo spinoso argomento non ha portato a decisioni pratiche, che finora sono state osteggiate dai numerosi veti incrociati. Intanto però si è tracciata una chiara direzione politica.
Se ne riparlerà al prossimo Consiglio dell’Ue Giustizia e Affari interni, il 9 e 10 marzo prossimi, dove si potrà approfondire ulteriormente la questione della rotta del Mediterraneo e soprattutto stabilire come intensificare i controlli e le collaborazioni nei Paesi terzi.
Si confida poi in questo senso nella prossima presidenza di turno, la Spagna, che guiderà l’Ue nel prossimo semestre.