Se da un lato possiamo considerare il diffondersi della pandemia Covid-19 come uno dei peggiori drammi degli ultimi decenni, dall’altro lato questo ha reso necessario trascorrere quanto più tempo possibile all’interno delle proprie mura domestiche, con effetti concreti nel rapporto genitore-figlio e nella work-life balance. Di questo ne è convinto anche Daniele Bacchi, CEO di R-Everse, che commenta: “la pausa pranzo con l’intera famiglia a tavola ogni giorno della settimana per me è stato un regalo bellissimo e inaspettato. Ho quattro figli dagli 8 ai 13 anni e mi sono lanciato, pranzo dopo pranzo, in discussioni sempre più interessanti, coinvolgendoli anche in tematiche lavorative. Provocarli e spronarli a condividere le loro opinioni e osservare le loro personalità formarsi giorno dopo giorno attraverso il dibattito è tutt’oggi commovente nel mio ruolo di padre”. Innanzitutto, i risultati dell’indagine confermano che il cambiamento riscontrato nel modo di lavorare è stato per la maggior parte dei casi drastico.
Prima della pandemia, infatti, ben il 57% degli intervistati non aveva mai sperimentato il lavoro in smartworking, e solo il 4% lo viveva in modo stabile. Anche dopo la fine del lockdown, questa nuova modalità di lavoro è rimasta nelle vite professionali e si prospetta che non sia una “moda” destinata a scomparire, bensì possa diventare parte integrante delle condizioni contrattuali. La survey evidenzia in particolare gli effetti della pandemia e della necessità di lavorare da casa sul rapporto tra padri e figli. Il 71% dei papà intervistati ha evidenziato un cambiamento nel rapporto con i propri figli. In particolare, questo cambiamento è considerato positivo per il 63% di loro: un dato di grande conforto sia per le famiglie sia per le aziende e i datori di lavoro, che possono solo beneficiare dall’avere collaboratori con una vita domestica quanto più possibile serena e bilanciata.
A influire notevolmente sugli equilibri domestici e nel rapporto padre-figli, è stata sicuramente anche la didattica a distanza, modalità inedita di insegnamento. Sulla totalità dei padri intervistati, infatti, il 50% ha dichiarato di aver supportato i figli in questa attività. L’altra metà degli intervistati non ha avuto necessità di supporto oppure si è affidata al partner o ad altre persone della famiglia. Tirando le somme, dall’indagine emerge che i padri italiani sono per la maggior parte soddisfatti dell’equilibrio che, nonostante le sfide, sono riusciti a creare tra vita privata e lavorativa: un risultato importante per ogni singolo individuo, per le famiglie, e anche per le aziende.
L’indagine evidenzia come questo equilibrio di cui si è sempre alla ricerca, deve essere necessariamente supportato anche dall’intervento delle istituzioni. Per favorire una migliore conciliazione lavoro-famiglia che riguardi tanto le madri quanto i padri, nel corso degli anni, e soprattutto recentemente, sono state portate avanti misure significative che si auspica possano svilupparsi e ampliarsi ulteriormente tenendo in considerazione il contesto in cui si lavora e si vive.