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Il mestiere del papà al tempo del coronavirus

20/9/2021

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​Essere genitori e coniugare le esigenze del mondo del lavoro con quelle familiari non è mai stato semplice. 
La situazione è diventata ancor più complessa durante l’emergenza sanitaria, dove l’intreccio tra la drastica riduzione di relazioni sociali per rimanere il più possibile nelle proprie case, il cambiamento nelle modalità di lavoro, la complessità della DAD e della gestione h24 dei propri figli hanno fatto sì che si modificassero i rapporti di genitorialità ponendo i genitori-lavoratori in situazioni inedite. In occasione della Festa del Papà, R-Everse, innovativa società di head hunting unica in Europa ad applicare il metodo del recruiting collaborativo, ha effettuato l’indagine “Smartworking e paternità: come i papà stanno affrontando il lavoro da casa”, in cui ha coinvolto i papà-professionisti in una survey per approfondire questo tema ancora poco battuto, indagando la portata dei cambiamenti introdotti dal Covid-19 nella vita di queste fondamentali figure maschili.

Se da un lato possiamo considerare il diffondersi della pandemia Covid-19 come uno dei peggiori drammi degli ultimi decenni, dall’altro lato questo ha reso necessario trascorrere quanto più tempo possibile all’interno delle proprie mura domestiche, con effetti concreti nel rapporto genitore-figlio e nella work-life balance. Di questo ne è convinto anche Daniele Bacchi, CEO di R-Everse, che commenta: “la pausa pranzo con l’intera famiglia a tavola ogni giorno della settimana per me è stato un regalo bellissimo e inaspettato. Ho quattro figli dagli 8 ai 13 anni e mi sono lanciato, pranzo dopo pranzo, in discussioni sempre più interessanti, coinvolgendoli anche in tematiche lavorative. Provocarli e spronarli a condividere le loro opinioni e osservare le loro personalità formarsi giorno dopo giorno attraverso il dibattito è tutt’oggi commovente nel mio ruolo di padre”. Innanzitutto, i risultati dell’indagine confermano che il cambiamento riscontrato nel modo di lavorare è stato per la maggior parte dei casi drastico.

Prima della pandemia, infatti, ben il 57% degli intervistati non aveva mai sperimentato il lavoro in smartworking, e solo il 4% lo viveva in modo stabile. Anche dopo la fine del lockdown, questa nuova modalità di lavoro è rimasta nelle vite professionali e si prospetta che non sia una “moda” destinata a scomparire, bensì possa diventare parte integrante delle condizioni contrattuali. La survey evidenzia in particolare gli effetti della pandemia e della necessità di lavorare da casa sul rapporto tra padri e figli. Il 71% dei papà intervistati ha evidenziato un cambiamento nel rapporto con i propri figli. In particolare, questo cambiamento è considerato positivo per il 63% di loro: un dato di grande conforto sia per le famiglie sia per le aziende e i datori di lavoro, che possono solo beneficiare dall’avere collaboratori con una vita domestica quanto più possibile serena e bilanciata.

A influire notevolmente sugli equilibri domestici e nel rapporto padre-figli, è stata sicuramente anche la didattica a distanza, modalità inedita di insegnamento. Sulla totalità dei padri intervistati, infatti, il 50% ha dichiarato di aver supportato i figli in questa attività. L’altra metà degli intervistati non ha avuto necessità di supporto oppure si è affidata al partner o ad altre persone della famiglia. Tirando le somme, dall’indagine emerge che i padri italiani sono per la maggior parte soddisfatti dell’equilibrio che, nonostante le sfide, sono riusciti a creare tra vita privata e lavorativa: un risultato importante per ogni singolo individuo, per le famiglie, e anche per le aziende.

​L’indagine evidenzia come questo equilibrio di cui si è sempre alla ricerca, deve essere necessariamente supportato anche dall’intervento delle istituzioni. Per favorire una migliore conciliazione lavoro-famiglia che riguardi tanto le madri quanto i padri, nel corso degli anni, e soprattutto recentemente, sono state portate avanti misure significative che si auspica possano svilupparsi e ampliarsi ulteriormente tenendo in considerazione il contesto in cui si lavora e si vive.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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