Centinaia le persone che domenica 13 novembre erano al Teatro del Casinò, ad attendere l’arrivo del Generale. Un’autorevole servizio di sicurezza, aveva contribuito al perfetto svolgimento della manifestazione. Dopo i saluti iniziali della dott.ssa Marzia Taruffi, che ha condotto, da perfetta padrona di casa, tutta la manifestazione, hanno portato i saluti al Generale, il Presidente del Casinò Municipale di Sanremo l’avv. Adriano Battistotti, l’Assessore alla Cultura Silvana Ormea, il Governatore del Distretto 108 Ia3 Claudio Sabattini e il vice-Prefetto dott. Maurizio Gatto. L’importante pomeriggio culturale era stato preparato nei minimi dettagli, dall’apertura con la musica eseguita alla chitarra classica dal bravissimo Maestro Diego Campagna, alla presentazione del libro da parte della curatrice dei “Martedì Letterari” la dott.ssa Marzia Taruffi, alla testimonianza dalla viva voce del Generale Francesco Paolo Figliuolo, alla consegna di alcune targhe da parte del Casinò, del Comune e del Distretto 108 Ia3, che ha donato al Generale un opera dell’artista Luisa Bianchi, un quadro in rame con l’Italia che viene tenuta tra le braccia del Generale con alcune figure che rappresentano la disperazione della popolazione a causa della pandemia da Covid-19. ”La speranza nelle tue mani”, questo è il titolo molto significativo che ha dato l’artista Luisa Bianchi, al quadro che rappresenta un Italia adagiata, quasi sconfitta dal dolore...ma grazie all’arrivo del Generale di Corpo d’Armata Francesco Paolo Figliuolo, che la sostiene tra le sue mani, con un sorriso caldo e rassicurante che pare dire: eccomi, sono qui!. E noi che ci affidiamo a lui, alle sue mani sicure...le mani dei gloriosi Alpini, che nel momento del bisogno...loro gli Alpini, ci sono sempre. Un dono che il Generale ha apprezzato molto ed ha ricordato quanti sacrifici, sono stati fatti da tutte le forze dell’ordine, dall’Esercito, dai Carabinieri, dagli Alpini, dai medici, dagli infermieri da tutte le Associazioni di Volontariato, per contenere la pandemia e aiutare la popolazione a fermare il virus, organizzando la più grande campagna di vaccinazione nelle storia d’Italia. Durante la presentazione del libro, ci sono stati numerosi momenti di grande emozione, che avevano coinvolto il pubblico presente, in particolare l’esibizione finale della “Giovane Orchestra della Riviera Ligure Note Libere”, diretta dai Maestri Cristina Orvieto e Fabrizio ragazzi.
Al termine della manifestazione, un centinaio di persone si sono strette attorno al Generale, per fare fotografie e avere la dedica personalizzata sul libro: Francesco Paolo Figliuolo un ITALIANO. Quello che la vita mi ha insegnato ad affrontare la sfida grande.
Il libro
“Mi chiamo Francesco Paolo Figliuolo, ho sessant’anni e sono un alpino. Porto un cappello con la penna che qualcuno considera buffo, e io trovo bellissimo. Mi piace camminare in salita e non sento il peso dello zaino...”
Il 1° marzo 2021, l’Italia era nel pieno dell’emergenza ed era indispensabile far decollare la campagna di vaccinazione, con determinazione e lungimiranza, la Presidenza del Consiglio aveva infatti scelto come Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 un Generale degli alpini. Così gli italiani avevano imparato a conoscere il Generale di Corpo d’Armata Francesco Paolo Figliuolo,con la sua divisa, il suo cappello con la penna e il suo sorriso rassicurante, che dava speranza e certezza agli Italiani, che la battaglia contro il Covid-19, non vedeva impegnati solo medici, infermieri, volontari, forze dell’ordine, ma da quel momento, scendeva in campo anche l’esercito.
Prossimo alla scadenza del mandato come Commissario straordinario, il Generale Figliuolo decide di far conoscere la sua esperienza e lo fa per la prima volta, incontrando il giornalista Beppe Severgnini. Un libro che nasce da un dialogo tra il giornalista e il Generale: “Un Italiano. Quello che la vita mi ha insegnato per affrontare la sfida più grande”.
Quando l’editore Rizzoli me l’ha proposto, mi sono detto: non sei uno scrittore, come farai a trasmettere le cose che hai capito e che hai fatto? Senza rischiare di essere auto celebrativo o usare un linguaggio troppo tecnico. Così ho pensato di chiedere aiuto a Beppe Severgnini. Ne ho parlato poco, finora, perché dovevo lavorare. E se uno, in qualsiasi professione, passa il tempo in televisione o a rilasciare interviste, come riesce a lavorare? “Vorrei raccontarvi quello che ho cercato di fare per l’Italia e perché. Proverò a essere preciso, il tema è serio e lo richiede...il Generale è entrato nel cuore degli italiani come simbolo di rigore, professionalità e abnegazione al servizio verso la collettività.