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Il futuro del TPL tra vecchi e nuovi problemi

10/11/2021

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Dall’analisi del comparto sono emerse diverse criticità da colmare, come il divario tra nord e sud e quello  tra aree metropolitane e zone rurali.
Con la ripresa dell’attività scolastica, torna prepotentemente sotto la lente dell’opinione pubblica il tema dei trasporti, soprattutto del trasporto pubblico locale, che già lo scorso anno aveva rivelato tutte le sue note carenze strutturali, esasperate dai protocolli di distanziamento imposti dalla pandemia. 

​Per questo motivo a gennaio scorso, quando era ancora in carica il governo Conte, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (oggi Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili), aveva istituito una Commissione di studio sul Tpl, presieduta dal professor Bernardo Mattarella. 

Pochi giorni fa, la Commissione ha inviato alle Camere, in particolare alle Commissioni Lavori pubblici, Infrastrutture e Trasporti del Senato e Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera, la sua relazione finale. Il documento mette in luce diverse criticità e offre spunti di riflessione per avviare una seria riforma del settore. 

Dal lavoro degli esperti, emerge un evidente gap tra Nord e Sud, e tra aree metropolitane (dove tuttavia l’offerta non soddisfa ancora pienamente la domanda) e aree rurali, determinando anche in questo piccolo segmento di mercato, un’Italia a due velocità. Un segmento di mercato piccolo ma fondamentale e regolato da fenomeni complessi che si intrecciano con il governo del territorio, con un’innovazione tecnologica in rapida evoluzione, e con, ovviamente, lo sviluppo economico dell’area su cui insistono. 

Per dare un’idea del fenomeno, riporto alcuni dati relativi al 2018: oltre 900 imprese operanti nel settore, tra cui una minoranza a controllo pubblico ma che ha in capo la quota maggioritaria del servizio; oltre 120 mila dipendenti per circa 50 mila mezzi che ogni anno percorrono due miliardi di chilometri trasportando oltre 5 miliardi di passeggeri; 5 miliardi di euro l’anno di finanziamenti statali. 

Infatti il Tpl chiama in causa lo Stato, che ne regola i finanziamenti e le politiche di indirizzo anche in termini di sostenibilità ambientale, e le regioni, che svolgono invece un ruolo di programmazione. Ecco allora che diventa essenziale incardinare un confronto con gli enti locali anche nell’ottica di concreta attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. 

Durante questi sei mesi di lavori della Commissione, infatti, governo e parlamento hanno varato il PNRR che tra i suoi obiettivi pone come cardini centrali la transizione ecologica e la digitalizzazione, aspetti che necessitano di un importante potenziamento nel settore di cui ci stiamo occupando. 

La fetta delle esigenze di mobilità dei cittadini coperta dal trasporto pubblico locale è ancora troppo esigua, soprattutto nelle grandi città, dove c’è una forte domanda non soddisfatta in termini sia di quantità che di qualità, con il conseguente consueto congestionamento del traffico per il ricorso ai mezzi privati. 

Questa domanda potrebbe aver subito variazioni significative in seguito alla attivazione massiva dello smart working, variazioni da valutare appieno nei prossimi mesi. 

Purtroppo le tecnologie più innovative sono ancora marginali nella programmazione e nella gestione del servizio: sono ancora poco diffusi la bigliettazione elettronica, le tecnologie per il controllo dei mezzi e per la raccolta di informazioni sui viaggiatori, la videosorveglianza e le informazioni all’utenza in tempo reale attraverso app o messaggistica digitale stradale. Infine, non si investe ancora a sufficienza nel settore, come testimonia l’anzianità media di 12 anni dei mezzi, rispetto ai 7 che si 
registra negli altri paesi europei. 

La relazione offre anche spunti interessanti, come quello di affidare all’Art (Autorità di Regolazione di Trasporti) il compito di coordinare la rete dei coordinatori regionali, o la necessità di superare il sistema di proroghe di affidamenti lunghi per favorire la concorrenza tra gestori. 

I gestori stessi devono essere incentivati a migliorare la qualità del servizio e a mantenere lo standard raggiunto e per farlo è necessario un rafforzamento del fondo nazionale trasporti finalizzato alla digitalizzazione della raccolta dati e alla progressiva sostituzione del parco auto, con veicoli elettrici di ultima generazione. 

La missione 3 del PNRR destina 7,5 miliardi di euro al trasporto pubblico locale: dobbiamo essere pronti per investire bene laddove occorre in maniera efficiente e senza sprechi. A tal fine sarà anche necessario un controllo dei risultati degli investimenti. 

A cura dell’On. Mauro Coltorti.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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