Il filo d’Arianna che molti cercano è la ‘transizione green’ e, dopo anni di lentezze, anche l’Europa si sta muovendo bene. In foto: da sinistra Suze Howe, in rappresentanza del Presidente Rotary International, Anna Fendi, Emma Bonino e Giovanbattista Mollicone, Governatore Distretto 2080 del Rotary. |
In tal senso Giovanbattista Mollicone, Governatore del Rotary International, Distretto 2080, ha sottolineato che “questi ultimi due anni ci hanno fatto crescere e vogliamo rilanciare un concetto: il turbine dal cambiamento non investe solo il Rotary. Pensieri e valori dei nostri padri non bastano più: oggi non si fa più politica come prima, non si lavora come prima, non si comunica come prima. Una mutazione antropologica che sarà lunga e profonda, e coinvolgerà anche l’associazionismo. Noi rotariani dobbiamo adeguarci e trasformare in opportunità queste crisi puntando sui giovani, sulla diffusione locale e sulla professionalità dei soci.”
Dopo la pandemia, come uscire dall’emergenza ambientale? Nella prima sessione di lavori è stato affrontato il tema caldissimo dell’emergenza ambientale al tempo della pandemia e Edo Ronchi, Presidente Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha indicato come il passaggio chiave sarà la transizione ecologica, con l’obbligo di fare in fretta: “Quando i bambini nati quest’anno avranno 30 anni, se non si cambia rotta ora, avranno una terra che sarà molto difficile da vivere. Il surriscaldamento di 2 gradi, l’aumento medio temperatura globale certificato rispetto all’era pre-industriale, non produce danni gestibili come si riteneva nel 2015, ma potrebbe causare accadimenti climatici catastrofici per molte popolazioni. La nota positiva è che abbiamo le capacità tecnologiche per cambiare rotta: dobbiamo trasformare questa transizione ecologica in un ‘green deal’ in grado di portare maggior benessere a tutti.”
Un monito ancor più esplicito è stato lanciato da Arvea Marieni, Consulente per Strategia, Innovazione e cooperazione ambientale UE-Cina: “Noi abbiamo di fronte tre crisi: quella climatica, quella della biodiversità e quella della natura. Se non li risolviamo tutte insieme, non ne risolveremo nessuna. Molti eco-sistemi sono ormai in pericolo: ad esempio il permafrost siberiano si sta sciogliendo e vengono rilasciati virus e veleni che emergeranno negli anni a venire. La desertificazione in Europa, con rischi per la produttività agricola nel vecchio continente è un pericolo incombente. Dobbiamo accelerare il deployment, ovvero l’utilizzo delle tecnologie per trasformare il modo in cui viviamo. Creare una rivoluzione industriale in pochissimo tempo, 15-20 anni, non di più ed attuare una ‘simbiosi industriale’, una economia circolare e in contemporanea una efficace transizione energetica.”
In tale scenario la testimonianza di Ermete Realacci, Presidente di Symbola, è per certi versi rassicurante: “l’Italia è già una super potenza nell’economia circolare: il filo d’Arianna che molti cercano è la ‘transizione green’ e si sta muovendo bene anche l’Europa dopo anni di lentezze. Il nostro Paese, con la chimica verde e una gestione virtuosa dei rifiuti urbani, non è messa male: grazie a tante nuove imprese ‘green’ abbiamo primati nel riciclo. Basti pensare che solo nel 2019 il 40% di nuove imprese sono sorte nei settori dell’ambiente e dell’innovazione. C’è finalmente la coscienza di dover investire ingenti risorse nella coesione sociale, nella transizione verde e nel digitale.”
Ed un importante contributo per fronteggiare l’emergenza climatica, potrà venire dalla tecnologia spaziale, come sottolineato da Massimo Claudio Comparini (Ceo di ThalesAlenia), in grado di monitorare e fornire big data utili per intervenire subito laddove dovesse registrarsi un peggioramento ambientale. “Rendiamoci conto che non abbiamo un ‘pianeta B’…e quindi dobbiamo in modo efficace rende sostenibile l’unica casa che abbiamo ed attraverso i satelliti che orbitano a 400km di altezza, possiamo osservare il pianeta con continuità e quindi capire cosa succede nei fenomeni naturali, nelle emergenze ed eventi climatici estremi, alla forestazione e deforestazione, allo scioglimento dei ghiacci. Ed intervenire tempestivamente.”
Per Salute e Pace la parola chiave è ‘Prevenzione’. Nelle sessioni dedicate alla Salute e ai Giovani, il concetto di fondo condiviso dai relatori, è stato quello della ‘prevenzione’, tanto più oggi che siamo in piena pandemia e dobbiamo concentrarci sulla ricerca e sugli ‘antidoti’ necessari per scongiurare altre crisi globali come quella che stiamo vivendo ancora con il Covid-19.
E in questa sessione è stato illuminante l’intervento del professor Tonino Cantelmi che ha focalizzato l’attenzione sul tema della fragilità mentale tra i giovani proprio durante la pandemia, con il lock-down che ha sviluppato disturbi nel sonno, ansia, oltre a forzati distanziamenti sociali e quindi privazione di quelle aggregazioni e confronti essenziali per la crescita della ‘Next Generation’: “Ora, dopo aver vissuto un ‘tempo sospeso’ dobbiamo assimilare il concetto anti-fragilità: sviluppare nei nostri giovani una abilità che è stata sommersa durante la pandemia, riattivando il pensiero al futuro, guardare in prospettiva.
Anti-fragile è un sistema che guarda al futuro e va declinato al plurale. Se è vero che l’emozione più vissuta dai giovani è stata l’incertezza ed un insieme di ‘passioni tristi’ come rabbia e rassegnazione, ora dobbiamo insegnar loro la reattività e la flessibilità psicologica che vuol dire prendere atto del dolore, non nasconderlo e ‘riscoprire’ il tema dei valori: in una parola restituire ai giovani la ‘passione buona, positiva’, con la quale impegnarsi.” A completamento dei lavori, la sessione dedicata alla Pace, con Emma Bonino che ha ricordato come “Purtroppo esiste un’altra accezione di guerra, quella di Paesi che sono in guerra col proprio popolo, a causa di dittature che purtroppo sono ancora in alcune parti del mondo.”
Altrettanto dura la requisitoria del premio Nobel per la Pace Abdelaziz Essid, l’avvocato che ha contribuito
alla pacificazione in Tunisia dopo la Rivoluzione del Gelsomino: “Oggi tutti, in primis i giovani, devono guardare al futuro pensando in un’ottica globale: la pandemia ha dimostrato come non si può parlare di pace se tra Paesi e popoli non c’è una solidarietà costruttiva. Come può pensare l’Europa di godere della pace se nel Mediterraneo ci sono ancora drammi come la pandemia e la migrazione clandestina? L’Occidente ha ora il dovere di contribuire a sconfiggere questa situazione: ma dobbiamo lavorare insieme e aiutare gli africani a crearsi una chance di vivere bene nelle loro terre.”
Al termine dell’evento Anna Fendi, promotrice del Premio ‘Un ulivo per la Pace’ assegnato quest’anno ad Elisabetta Belloni (recentemente nominata ai vertici dell’Intelligence italiana), ha consegnato il riconoscimento ad Emma Bonino che lo ha ritirato per conto della brillante ambasciatrice italiana, assente per impegni istituzionali.
A cura di Andrea Lovelock.