Nel corso di novembre abbiamo assistito a un incremento dello spread, il differenziale di rendimento fra i nostri titoli e i bund tedeschi, un po’ su tutte le scadenze e, contestualmente, a una caduta dei valori di Borsa delle principali banche italiane.
La caduta dei prezzi azionari è stata motivata dal fatto che le banche italiane sono piene di titoli di Stato italiani, mentre la volatilità di prezzo degli stessi rischia di trascinare l’Italia verso l’incubo del rating speculativo, ossia un rating per il quale i principali fondi d’investimento non acquisterebbero più i nostri titoli.
Tecnicamente molte banche comprano i titoli pubblici indebitandosi per una percentuale elevata del valore degli stessi e, se scende il valore delle garanzie, come in questi giorni, ci sono meno banche disposte ad erogare prestiti in cambio di simili garanzie (i bond italiani). In un circolo vizioso i prezzi dei bond italiani sono destinati a scendere ulteriormente e le banche accumuleranno ulteriori perdite in portafoglio e troveranno maggiori difficoltà nell’accesso ai finanziamenti, perfino con garanzie diverse dai bond italiani.
Il calo della liquidità dei titoli pubblici italiani implica che le banche italiane riscontreranno maggiori difficoltà nell’erogazione del credito e maggiori necessità di ricapitalizzazione, cosa che graverebbe ulteriormente sui prezzi di Borsa. Le banche italiane sono gravate anche dai crediti deteriorati, dunque particolarmente sensibili a variazioni di prezzo dei bond pubblici italiani.
Un eventuale rischio di salvataggio bancario a opera dello Stato italiano implicherebbe a sua volta una caduta dei prezzi dei bond, dunque ulteriori difficoltà per le banche in un circolo vizioso. Tuttavia al momento non vi sono notizie riguardanti la necessità di aiuti pubblici per nessuna delle banche italiane, anche se alcune sono in migliore salute di altre.
A cura di Vinicio Paselli.