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IA: responsabile, inclusiva e sostenibile

21/11/2021

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​Non abbiamo le competenze e a guardare il PNRR neanche i fondi. Abbiamo fatto un appello a Draghi per chiedere maggiore attenzione alle nuove tecnologie e alla IA, Intelligenza Artificiale, ma non abbiamo avuto risposta. Agli Stati Generali Mondo del Lavoro Italia, la conversazione sull’Intelligenza Artificiale e le nuove tecnologie tra Marco Landi e Piero Poccianti è stata straordinaria.
Fonte: Stati Generali Mondo Lavoro
​Sotto la moderazione di Marco Pratellesi, giornalista Italian Tech La Repubblica, il quarto incontro a Torino degli Stati Generali Mondo Lavoro Italia ha visto Marco Landi e Piero Poccianti, decani se non guru delle nuove tecnologie, convergere sulle opinioni fondanti della non pericolosità dell’Intelligenza Artificiale nel senso di un rischio che essa si sostituisca all’uomo rubandogli lavoro e centralità.

“Non bisogna avere paura dell’Intelligenza Artificiale ma della scarsa intelligenza naturale” dice con schiettezza toscana Piero Poccianti, presidente A.I.I.A., Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale. “I nostri ricercatori sono meno numerosi che nel resto d’Europa, però se guardiamo agli articoli pubblicati e citati siamo al terzo posto. Pochi, quindi ma buoni. Anche il mondo delle startup è vivace ma non ci sono ​fondi, nonostante l’incredibile quantità di liquidità del nostro Paese”.

Sul numero di posti di lavoro che possono saltare a causa dell’IA sono stati fatti innumerevoli studi, anche promossi dallo stesso Worl Economic Forum, con cifre di anno in anno ballerine. In realtà non lo sa nessuno, ma “come già successo per la meccanizzazione, le nuove tecnologie e l’Intelligenza Artificiale serviranno per permettere all’uomo di lavorare meno e meglio”. La grande responsabilità è nelle mani di chi forma le macchine che sono catalizzatori delle nostre storture culturali, e di chi forma i giovani. Se uniamo volontà ed etica, è possibile che portino più bene che male. “Sono presidente di Quest.it, una startup che sta facendo il salto a scaleup”, interviene Marco Landi, presidente di EuropIA ed ex presidente Apple. “Abbiamo bisogno di assumere 100 collaboratori e non li troviamo. Nello stesso tempo i nostri pochi talenti per essere finanziati devono andare in California”.

L’ecosistema che esiste negli Stati Uniti concilia Università, Ricerca, Imprese e Finanziamenti. Da noi questo non esiste. “Leggetevi il PNRR, quanta attenzione ci trovate nelle nuove tecnologie e nell’IA? Abbiamo fatto un appello al Presidente Draghi. Non abbiamo ancora avuto risposta.” Difficile dire dove andrà il mondo del lavoro. “Quello che è certo è che il mondo sarà sempre più dominato dalle tecnologie e bisogna prepararsi. Dobbiamo lavorare sulla scuola e subito: certi lavori spariranno ma se ne creeranno di nuovi per i quali non c’è preparazione. Inoltre la ricchezza in più che creerà l’IA deve garantire la sopravvivenza di quei lavoratori che non si potranno riqualificare e perderanno il lavoro e questo è un problema sociale che spetta al governo affrontare”.

“Temo che dovremo cambiare il modello socioeconomico” incalza Piero Poccianti. “Il capitalismo per un po’ ha fatto bene il suo lavoro ma se lo stravolgiamo può diventare pericoloso. Il profitto, il valore dell’ azione, deve restare un mezzo non un fine. Quali valori stiamo acclamando nei nostri leader? Manager, politici il cui unico fine è farsi eleggere e far dimenticare in fretta i propri errori. E noi che siamo nati per imparare dagli errori così perdiamo la nostra intelligenza di specie”. Per essere un buon leader ci vuole etica e coraggio, per essere un grande manager ci vuole visione ma anche la capacità di mettere tutto in gioco e fare le scelte necessarie. Marco Landi, ex presidente Apple quando Steve Jobbs rientrò in azienda, ricorda il suo motto “Jump the fence”, salta l’ostacolo o salta la recinzione. Nel suo caso specifico significava saltare il muro della sua propria creazione, McIntosh, quando Microsoft aveva il 90% del mercato, e puntare tutto sull’ipod. Ma le nuove tecnologie non sono solo una protesi all’intelligenza umana, sono anche, così come stanno le cose, una croce per l’ambiente.

“Ogni dispositivo ha una vita media di 5/10 anni e stiamo affogando dentro i dispositivi” dice Piero Poccianti. “Ogni batteria in compenso ha una vita media di 1 o 2 anni. Come smaltire tutto questo? Ogni megabyte scarica nell’ambiente 0.6 gr. di CO2 e il cloud, così com’è, è un’enorme minaccia se non troviamo il modo di decentralizzare, di intermediare, di scaricare il processo dell’intelligenza su più livelli per avvicinarla all’utilizzatore. Ogni volta che chiedo qualcosa ad Alexa faccio rimbalzare la mia richiesta e la sua risposta in un andirivieni di dati da me al cloud e dal cloud a me. Basta fare due calcoli per capire che l’enorme quantità di dati scaricati, di sms e di mail ci stanno scavando la fossa. Per questo rivoluzione digitale e rivoluzione ecologica devono viaggiare insieme”.

​La vera domanda, secondo Marco Landi, non è tanto come uscirne. Secondo Landi non siamo ancora entrati. “Se i dati sono il petrolio del futuro bisogna fare in modo che non inquinino come il petrolio. Bisogna capire come gestire l’enorme quantità di dati, di chi è la proprietà e come ridurre l’inquinamento che genera. Bisogna continuare a parlarne e coinvolgere i Governi. Solo continuando a parlarne possiamo avere l’IA che vogliamo: inclusiva, responsabile, sostenibile. 
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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