Il tuo invito a “ricompattare i pensieri” è parso a noi autentico e sincero; per questa ragione, poiché ci hai chiamati in causa, abbiamo sentito il dovere di risponderti.
Noi siamo pronti a raccogliere la comune sfida dei contenuti, purché si abbia la consapevolezza di esser qui non a rincorrere l’ambizione irrequieta dei singoli, ma di restituirci insieme la serenità necessaria agli studi, unica strada per il buon governo.
Consapevoli che è il pensiero a cambiare il mondo, c’è chi vorrebbe domare il potere delle idee e indirizzarlo a proprio piacimento, dimenticandosi che le idee svaniscono quando non sono radicate nel disinteresse.
Anche noi siamo spesso stati tentati dal porti di fronte a tutto ciò che hai misconosciuto, alla verità che è stata contraffatta o rinnegata, di porti sotto gli occhi tutto quello che hai dissimulato; oggi ci interessa ristabilire senza tanti convenevoli le questioni nei loro veri termini.
Crediamo, infatti, che entrambi possiamo fare nostra questa azione di lotta, con cui accompagnare la nostra ricerca di soluzioni collettive.
Ti ringraziamo per averci reso partecipi dei tuoi “furori” che ci auguriamo non siano “astratti” (come erano quelli del protagonista di Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini), poiché la fase in cui ci accingiamo a entrare richiede di agire nel segno della concretezza.
Togliatti diceva che “la politica è la più morale tra le attività umane”, e oggi c’è tanto bisogno, Beppe, di vera politica. Ci pare che questa sia un’ottima definizione, nella quale dovrebbe ritrovarsi ogni persona che sia consapevole del fatto che ogni nostra azione è politica. Riportiamo al centro il polites, il civis, il cittadino senza dimenticare, come diceva John Donne, che “Nessun uomo è un’isola”.
Da qui deriva la necessità di sintonizzarsi con i bisogni degli ultimi, se la parola democrazia nel nostro opulente ed escludente Occidente riesce ancora ad avere quel forte significato. Una società intesa non come massa, come un gigante senza testa o come blanda moltitudine, ma come una costellazione dove ogni individuo possa brillare, pur essendo parte di qualcosa di più grande.
La paura verso lo straniero, alimentata da una destra furba e miserabile, va contrastata con risposte di governo che favoriscano la pacificazione e sicurezza sociale, facendo percepire ai cittadini che un nuovo processo di integrazione è possibile. Per tale ragione è necessario abolire i decreti sicurezza ma con la ferma volontà di scrivere, insieme, delle leggi che regolino tale problema.
L’Italia, come tutta la comunità di Stati fratelli europei e atlantici, ha il dovere morale di non distogliere lo sguardo dalle immense sfide che ci attendono, da quegli angoli dimenticati del mondo che continuano a macerare miseria e instabilità che abbiamo spesso contribuito a creare.
Dal cyber alla minaccia nucleare, dall’ambiente alla proliferazione della violenza organizzata, il pericolo è che l’inevitabile approdo del Paese al nuovo ordine internazionale alimenti pulsioni autoritarie e convulsioni liberticide. Il dialogo democratico è l’unica strada verso un’Italia forte, inclusiva e responsabile del proprio destino europeo. La nostra forza sarà la mobilitazione nazionale e internazionale di tutta la società.
Immaginiamo una società che non sia in balia delle seduzioni mercantilistiche e consumistiche, ma che, invece, salvaguardi la dignità del lavoro ed eviti l’erosione delle tutele. Resta per noi una priorità consentire a tutti eguali condizioni di partenza, in particolare ai giovani per l’accesso al sapere e al diritto allo studio per proseguire poi fino al loro inserimento nel mondo del lavoro.
Sforziamoci dunque di superare certe forme di sfruttamento o pseudo-formazione giovanile da parte delle imprese, abolendo ogni forma di lavoro gratuito e retribuendo i tirocini.
Ripartiamo dalla tutela delle fasce più deboli, degli esclusi dalla società, da chi non può avere accesso alle cure, dai milioni di poveri, dall’emergenza abitativa.
Serve presto ripensare insieme a una seria riforma fiscale che preveda l’inquadramento dei redditi superiori e una maggiore progressività. Ѐ indispensabile un piano straordinario per la crescita, composto da importanti incentivi fiscali per le imprese che assumano, che investano in immobilizzazioni materiali e immateriali, in formazione e che adottino soluzioni produttive sostenibili, che sviluppino piani di retribuzione variabile per aumentare la produttività e che accrescano la competitività.
Il nostro è un Paese diviso in due da un divario sociale che è anche geografico. Il sud stenta a progredire, affossato da una politica scellerata che non è stata in grado di dare lustro e merito alla dignità di tanti lavoratori che ogni giorno combattono contro le contraddizioni di questi territori. Molti sono soprattutto i giovani del meridione che emigrano verso città del nord Italia o Europa in cerca di lavoro e riscatto, che stentano a far ritorno nella loro terra anche a causa di una rete infrastrutturale fatiscente che li costringe a un dispendio economico non indifferente.
Se vogliamo lasciare esempi positivi nelle nuove generazioni dobbiamo rilanciare l’istruzione, prevedere una riforma che miri anche ad uno studio meno nozionistico ma in grado di preparare i soggetti alla rielaborazione e all’inserimento effettivo nel mondo del lavoro.
Occorre tutelare gli insegnanti e il mondo della Scuola. Ricordandoci che “insegnare” significa imprimere segni nella mente, dunque bisogna riconoscere il valore e il ruolo significativo che un insegnante ha per i giovani studenti.
Bisogna riaprire la stagione dei diritti che negli ultimi tempi ha attraversato un periodo di regressione e ostruzionismo a causa delle politiche conservatrici di destra. La legge contro l’omo-Bi-trans-fobia non può attendere.
Non dimentichiamoci dell’ambiente. Serve approvare la dichiarazione di emergenza ambientale bocciata dal Senato pochi mesi fa, la base per le prossime politiche ambientali.
Bisogna puntare alla riconversione industriale, a quella della mobilità e servono investimenti massivi per lo sviluppo di nuove tecnologie.
Ѐ inoltre necessario ripensare tutto il sistema dei beni culturali, inserendo nuovi giovani qualificati nel settore, capaci di promuovere la cultura e migliorando le competenze e l’efficienza dei servizi in uno dei settori cardine di un Paese ricco di storia e bellezze.
Questo adesso è l’appello che noi lanciamo a te, agli esponenti del Partito Democratico e a quelli del Movimento 5 Stelle. Siamo pieni di idee e pronti a una vera collaborazione sui temi, in nome della situazione di difficoltà che vive oggi il nostro Paese, perché crediamo nella buona politica e nelle istituzioni, perché ora più che mai avete bisogno di noi giovani che, tra mille difficoltà, desideriamo e lottiamo per un’Italia migliore, per i nostri fratelli e i nostri figli che vogliamo far crescere ricchi di sogni.
A cura di Giordano Bozzanca.