La grande nave, battuta sul lato di tribordo da un forte Garbinaccio, come chiamano da queste parti il vento di Libeccio, aveva scarrocciato di parecchie decine di metri proprio in uno dei punti più pericolosi della sua rotta lagunare, vuoi per la strettezza del canale che per la bassa profondità.
Superate Piazza San Marco a sinistra e l’isola di San Giorgio a destra, il vento ha spinto la grande nave contro la Riva dei Sette Martiri e solo la perizia dei piloti dei tre rimorchiatori a sostegno, ha evitato alla Costa Deliziosa di abbordare la riva, limitandosi a fare per pochi metri la barba alla fondamenta (il tratto di banchina che costeggia il canale N.d.R.).
I filmati girati su YouTube hanno totalizzato migliaia di Like e sono davvero impressionanti. Particolarmente coloriti i video ripresi a bordo del battello dove si si è sfiorata la tragedia per i pittoreschi insulti in autentico dialetto veneziano con i quali i cittadini hanno apostrofato la nave da crociera!
La prima domanda da porsi infatti è: perché la nave è stata fatta salpare sotto condizioni meteorologiche così pericolose? Il forte vento che ha portato grandine e tempesta in laguna, aveva indotto anche le autorità aeroportuali di sospendere i voli del marco Polo.
Motoscafi e battelli sono rimasti fermi agli imbarcaderi. Anche la tratta ferroviaria ha subito ritardi. La Deliziosa, invece, è stata fatta partire lo stesso per non dover modificare gli orari degli intrattenimenti a
bordo.
Per lo stesso motivo, la domenica precedente, la celebre Vogalonga, la manifestazione sportiva che porta
in acqua centinaia di tradizionali imbarcazioni a remi, è stata fermata per consentire il passaggio di una grande nave.
Non era mai successo prima.Forte di un fatturato mondiale di 14 miliardi di euro all’anno, la crocieristica detta i tempi del turismo a Venezia. Inutili gli appelli degli ambientalisti che chiedono da anni “Fuori le grandi navi dalla laguna”.
Inutile anche la minaccia dell’Unesco di inserire Venezia nella sua black List. Inutili gli incidenti sfiorati come quello di domenica e inutili anche l’incidente accaduto solo un mese prima, quando la MSC Opera (65 mila tonnellate) finì contro una banchina del porto di San Basilio, sfracellando una barca da turismo fluviale e mandando una mezza dozzina di persone all’ospedale.
Ma non è solo la possibilità di trovarsi una enorme prua dentro la basilica di San Marco che motiva la battaglia degli ambientalisti. Una grande nave, anche ormeggiata in banchina, inquina come 15 mila e 500 automobili e non è un caso se sotto il ponte di Rialto si sono misurate più polveri sottili che nel mezzo di una autostrada a tre corsie.
In Norvegia, una legge obbliga questi mezzi inquinanti a fermarsi fuori dai fiordi. In Italia, consentiamo loro di entrare nel cuore dell’ecosistema più fragile del mondo: Venezia e la sua laguna.
A cura di Riccardo Bottazzo.