La prima mostra, dedicata ad uno dei più grandi ed influenti fotografi del Novecento, Robert Doisneau, è stata inaugurata poco prima di Natale e proseguirà fino al prossimo 1° maggio.
Si intitola “Icônes” e presenta una nuova selezione di fotografie del grande artista francese, curata dall’Atelier Robert Doisneau di Parigi e dall’Associazione Forte di Bard.
Fil rouge del percorso è l’iconicità delle immagini, quelle che più hanno saputo conquistare l’immaginario collettivo e il grande pubblico, a partire da Le baiser de l’Hôtel de ville, il bacio immortalato nel 1950 fra i tavolini di un caffè parigino.
E proprio attraversando la Ville Lumière, Doisneau regala un monumentale affresco di Parigi e dei parigini, fotografando gli aspetti più curiosi e le contraddizioni della società francese, i miti e le icone della Parigi del Novecento.
Insieme ad Henry Cartier-Bresson, è considerato uno dei padri fondatori del fotogiornalismo di strada.
Non solo: per i ritratti che fece ed una rara capacità di raccontare la realtà nella sua quotidianità, Doisneau viene definito un esponente della “fotografia umanista”.
Al centro della sua fotografia c’è l’uomo con le sue emozioni, spesso colte nei momenti surreali che si presentano nella vita di tutti i giorni.
I soggetti che lo hanno reso più popolare? Gli innamorati e i bambini. Ma in mostra non mancano i ritratti di illustri personalità quali Picasso, Giacometti e Prévert.
Un’altra esposizione imperdibile è quella inaugurata il 4 febbraio, che vede protagoniste le fotografie premiate alla 52esima edizione di Wildlife Photographer of the Year, la grande mostra internazionale promossa dal Museo di Storia Naturale di Londra. La gallery del Forte di Bard costituisce l’anteprima esclusiva per l’Italia e resterà aperta al pubblico sino al 4 giugno.
La mostra ripercorre gli scatti più spettacolari realizzati nel 2016: 100 immagini che testimoniano il lato più affascinante del mondo animale e vegetale, spaziando da sorprendenti ritratti rubati ai più sublimi paesaggi del nostro pianeta.
Vincitore assoluto è il fotografo americano Tim Laman, con lo scatto “Vite intrecciate”. La fotografia immortala un orangotango del Borneo che si arrampica sul tronco di un albero: fuga simbolica dalla distruzione della foresta pluviale indonesiana, suo habitat naturale.
Ha invece 16 anni l’autore del miglior scatto per la categoria Giovani, “La luna e il corvo”. È l’inglese Gideon Knight, che ha catturato la silhouette di un corvo e del sicomoro su cui riposa, un fitto ricamo di rami stagliato sul blu indefinito di un cielo notturno che pare incantato.
Molti nomi italiani figurano tra gli autori degli scatti esposti. Tra questi, i finalisti Walter Bassi, con “Verme ipnotico” (categoria Invertebrati), Hugo Wassermann con “Ritiro alpino” (categoria Ambiente Urbano), Fortunato Gatto con “Dopo la tempesta” (categoria Terra), Stefano Baglioni con “Piccola Stella” (categoria Piante e funghi) e Nicola Di Sario con “Luce degli occhi” (categoria Bianco e nero).
Non mancano i vincitori Made in Italy: tre reporter naturalistici di casa nostra sono risultati vincitori in altrettante categorie: Marco Colombo con “Piccolo Tesoro” (categoria Rettili, anfibi e pesci), Valter Binotto con “La composizione del vento” (Piante e funghi) e Stefano Unterhiner con “Spirito delle montagne” (Sul territorio).
A cura di Francesca Vinai