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Gli 8 modi di comunicare

30/3/2022

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La comunicazione verso noi stessi è gestita dal condizionamento primario inconscio e la soddisfazione di questo. Il condizionamento primario inconscio gestisce le cose che noi ci diciamo con il fine di essere soddisfatto.

​A cura di Elisa Amelia
La comunicazione verso gli altri si basa sulla soddisfazione del condizionamento primario inconscio; per la soddisfazione di questo bisogno la comunicazione deve interessare tre distinti ambiti: verbale; para verbale; non verbale. Avremo modo di parlare di cosa e quali sono i condizionamenti. Riprendendo un precedente discorso già affrontato, ricordiamo che i modi per comunicare sono 8: Verbale: attraverso la comunicazione verbale gli individui riescono ad esprimere pareri, desideri e concetti propri e altrui parlando e cercando di ottenere il massimo risultato da ciò che dicono.

Cosa si intende per massimo risultato? Che l’altro comprenda ciò che stiamo comunicando per averne un riscontro. Questo spesso non avviene perché il nostro apparato verbale non sempre viene decodificato in modo corretto dagli altri o secondo le nostre aspettative. Para verbale: attraverso il TONO che è coerente al contenuto di ciò che viene detto o all’atteggiamento, il VOLUME che è l’altezza del suono con cui parliamo, la MELODIA che parte dai sentimenti che la persona prova mentre parla, il LINGUAGGIO che è il modo di esprimermi caratterizzato da chi parla, il RITMO con cui vengono scandite le parole e la loro successione ordinata secondo un certa frequenza, il TIMBRO che permette di distinguere il fervore di chi parla ed esprime la convinzione che abbiamo nel concetto che stiamo comunicando, la VELOCITA’ che deve essere adeguata all’interlocutore a cui mi rivolgo. Non verbale: attraverso la gestualità, la mimica, il movimento del corpo. Affiancata alle precedenti, quest’ultima risulta essere fondamentale rispetto alla congruenza delle parole dette. E’ soggetta alla cultura e al contesto in cui si realizza, di conseguenza non sempre può essere decodificata.

Al pari della comunicazione non verbale è posta in un contesto di “non controllo” perché scaturisce direttamente dall’inconscio. Si apprende nei primi anni di vita tramite la gestualità acquisita dai nostri genitori e dall’ambiente in cui viviamo. Alcuni studi affermano che la manifestazione di alcune emozioni è comune a tutte le etnie e tra tutti i primati.

Condivido l’idea che la natura della gestualità vada approfondita attraverso la conoscenza di sé. Sintonia: si definisce sintonia ciò che è accordo, armonia, corrispondenza. In ambito comunicativo acquisiamo questa modalità durante la gravidanza; per 9 mesi ci viene fornita la capacità di comunicare in questo modo fornendo informazioni sulle nostre condizioni. Ma come utilizziamo questa “competenza” dopo? Tutto parte con la volontà di voler comunicare vicendevolmente; in quel momento si mettono in moto delle funzioni. L’esempio classico di sintonia è quello di 2 persone che si incontrano piacendosi. Succederà che entrambe nell’arco della serata si metteranno su una stessa frequenza, come avviene per i walkie-talkie e mentre lei, ad esempio, cercherà qualcosa guardandosi intorno, lui “intercetterà” e le passerà la saliera in fondo al tavolo: ciò che lei cercava. Oppure capiterà che si cercheranno nell’arco della serata trovandosi stranamente nello stesso posto, guardandosi nello stesso momento.

La sintonia ha uno spazio fisico di funzionalità di circa 15 mt. Percezione: attraverso la sintesi dei dati sensoriali provenienti dall’esterno. Il corpo umano è un enorme sensore che, attraverso i 5 sensi è sempre a contatto con il mondo esterno.

Questi non si limitano a una sola ricezione degli eventi, ma interagiscono con il sensore centrale: il cervello con il quale elaborano, attraverso l’inconscio e il conscio tutta una serie di micro e macro-informazioni volte ad intraprendere ciò che accade intorno. Abbiamo già avuto modo di approfondire la percezione, per cui non mi dilungherò ulteriormente. Risonanza: anche questa modalità comunicativa è già stata argomentata in altro articolo, quindi dedicherò poche righe. Il tutto si racchiude nella comunanza che abbiamo tutti noi nel continuo movimento e ricilcolo della stessa acqua e aria e l’origine del DNA che ci legano e ci accomunano. Ha funzionalità sulle grandi distanze.

Comunicazione con cose inanimate: parrebbe di parlare di qualcosa di fantasioso o magico, ma semplicemente si parla ancora di comunicazione. Cosa significa comunicare con cose inanimate? In sostanza 3 semplici cose: Acquisire informazioni: cioè considerare l’oggetto nella sua interezza, conoscerlo. Riconoscerlo ci porta ad un contesto di familiarità, in parte perché entro in qualcosa a me noto, in parte perché appartiene a qualcuno a me caro. Questo è il primo passo verso la comunicazione. Scambiare informazioni e cedere informazioni: cioè, contestualmente al riconoscere l’oggetto e a chi appartiene, io rilascio “particelle” di me su quello stesso oggetto. (ad esempio le impronte digitali). E’ possibile arrivare, durante il contatto, a rilasciare su un oggetto anche delle emozioni.

Questa interazione crea un campo di informazione in cui i dati si fondono tra loro creando un’aura più ricca e piena di nuove energie. Un po’ come le case in affitto o le macchine a noleggio e ciò che ci trasmettono: sensazioni, emozioni, segni e tracce rimangono e interagiscono tra loro. Amore: Su questa parola si è argomentato in più modi e in più ambiti e nessuno me ne voglia se declinerò la parte romantica del termine. In che modo comunichiamo tramite l’amore? L’amore è qualcosa che ci viene fornito in dotazione alla nascita, un dono che spesso tendiamo a non utilizzare, o comunque non al meglio.

Tutti noi siamo forniti di un kit di serie, ma passiamo la nostra vita a cercare disperatamente che ci venga donato da altri, lamentandone la carenza. Abbiamo fatto un esperimento e lo abbiamo ripetuto centinaia di volte: abbiamo chiesto ad una persona di “emettere amore” verso un’altra. L’emissaria in piedi dietro la ricevente che stava seduta ad occhi chiusi.

La ricevente doveva alzare la mano ogni qualvolta avvertiva delle sensazioni di qualunque tipo. Successivamente abbiamo chiesto alla ricevente che cosa avesse percepito. Il riscontro é sempre lo stesso (se pur con parole diverse e modalità diverse). La ricevente avverte calore, una sensazione di benessere e accoglienza e c’è una quasi perfetta sincronicità tra l’emissione del pensiero “amore” e la mano alzata del ricevente. Questo ci dice che il flusso di comunicazione che arriva è percepibile e preciso. Abbiamo cambiato le persone, l’ambiente e il contesto, ma il risultato è sempre lo stesso.

Tendenzialmente noi non utilizziamo mai questa forma comunicativa, ma paradossalmente la cerchiamo negli altri, la pretendiamo e ci arrabbiamo se non ci viene data perché ci sentiamo sprovvisti, quando invece è presente da sempre in tutti noi.

​Nell’ambito delle difficoltà alimentari abbiamo riscontrato che la formazione in merito e la messa in atto di tutte queste forme comunicative (come anche la conoscenza dei condizionamenti che affronteremo in altro articolo) creano uno sblocco del problema: i familiari cambiano i loro modi di comunicare verso le persone con difficoltà, si comprendono, colmano quei “vuoti” che non riuscivano a localizzare fino ad arrivare in pochi mesi alla risoluzione di problematiche protrarre per molti anni.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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