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Giustizia: le novità e gli obiettivi da raggiungere

30/3/2022

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​Abbiamo condiviso la Relazione presentata al Parlamento dalla Ministra della Giustizia Cartabia, che dimostra il lavoro che il Ministero ma anche il Parlamento hanno fatto in quest’anno.

A cura di Franco Mirabelli
È un lavoro importante che ha messo in campo riforme necessarie per il Paese e per i cittadini. Molto resta ancora da fare ma le scelte fatte sul processo civile e sul processo penale sono scelte positive e importanti, che non si limitano a intervenire sulla velocità dei processi ma anche sulla qualità dei processi e del diritto. Nella Relazione della Ministra e nel lavoro fatto quest’anno, sono state esplicitate alcune questioni che mi sta a cuore sottolineare.

La prima questione riguarda la scelta di intervenire molto sull’organizzazione della Giustizia. L’investimento che ci ha consentito di fare anche il PNRR sull’organizzazione, sulla digitalizzazione e sulle infrastrutture della Giustizia è fondamentale. Le assunzioni per l’Ufficio del Processo, insieme alla scelta di promuovere e incentivare l’utilizzo di strumenti alternativi alle controversie, in particolare la mediazione civile, sono scelte decisive per migliorare. Una seconda questione  riguarda l’ambito penale e il carcere. Con le riforme fatte si comincia a invertire una tendenza e ad uscire dalla logica del “buttare via le chiavi” per provare a tornare alla Costituzione.

Al di là e oltre la giusta depenalizzazione dei reati bagatellari, è importante che nella pratica si stabilisca il principio che il carcere non è l’unica scelta per sanzionare i reati. Nella norma della riforma del processo penale - e ancora di più nella Relazione fatta in Parlamento dalla Ministra Cartabia - si insiste, infatti, sulle pene alternative, la messa in prova, le pene risarcitorie: è giusto, questi sono gli strumenti per recuperare la funzione riabilitativa della pena.

Sappiamo bene che per andare su questa strada servono ulteriori investimenti, assunzioni di personale nelle aree trattamentali, riconoscimento delle professionalità; servono concretamente norme e per farlo credo che sia necessario mettere presto tra le priorità, non solo del Ministero, questo capitolo degli strumenti per poter estendere le pene alternative. Oltretutto, continuo a pensare che questa sia la via maestra per superare quell’emergenza della sovrappopolazione carceraria, che anche la Ministra ha sottolineato nel suo intervento al Parlamento.

Su questo forse vanno prese misure anche nel breve periodo e, intervenendo in Parlamento, abbiamo chiesto se non fosse utile pensare già oggi ad una proroga oltre la fine dell’emergenza delle misure che abbiamo messo in campo per ridurre i disagi all’interno del carcere a causa della pandemia. Una terza questione riguarda il fatto che, accanto a ciò, la Ministra Cartabia ha avviato una riflessione per noi molto importante sulla Giustizia riparativa. È una riflessione che mette al centro le vittime, spesso dimenticate, e che mette il reo di fronte alle proprie responsabilità.

Anche su questo spero che si possa rapidamente andare oltre la teoria o alle sperimentazioni episodiche per mettere concretamente a terra l’attivazione di questo strumento. Infine, ricordo che le recenti sentenze della Corte Costituzionale e delle Corti Europee spingono il Parlamento alla necessità di legiferare sul tema del 4bis (regime di alta sicurezza) e dell’ergastolo ostativo.

Non si tratta e non si può pensare di indebolire gli strumenti di lotta alla mafia ma non si può neppure pensare che si neghi la possibilità che una persona, dopo trent’anni di carcere, possa cambiare. La riforma del 4bis e dell’ergastolo ostativo per noi deve muoversi in questo spazio stretto: garantire il rigore per impedire a chi non ha spezzato i fili con le mafie di poter avere alcun beneficio ma, dall’altra parte, mettere lo Stato nelle condizioni di riconoscere il cambiamento delle persone.

​L’esperienza di quest’ultimo anno dimostra che se si sta al merito delle questioni che si devono affrontare, se si esce dalle contrapposizioni ideologiche, anche sulla Giustizia le riforme si possono fare non contro qualcuno ma nell’interesse dei cittadini e del Paese.
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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