Giorgia Meloni fa la storia: è la prima donna premier della repubblica italiana. Una prima volta che avvicina l’Italia al resto dell’Europa su un terreno, la parità di genere, che la vede ancora in evidente ritardo, soprattutto guardando alla politica e al numero di donne entrate in Parlamento con le ultime elezioni. A cura di Marilena Dalmasso |
Va ricordato che in Europa, per rimanere nel vecchio continente, sono tante le donne che rivestono o hanno ricoperto in passato il ruolo di primo ministro. Giorgia Meloni condividerà il ruolo di premier in Europa con Elisabeth Borne in Francia, che però ha un sistema presidenziale con Emmanuel Macron, e in Scozia con Nicola Sturgeon, primo ministro dal 2014.
L’ultima in ordine di nomina, ma già dimissionaria, è Liz Truss, scelta a succedere a Boris Johnson in Gran Bretagna appena tre settimane fa. Prima di lei avevano guidato il governo britannico Margaret Thatcher (dal 1979 al 1990) e Theresa May (2016-2017). Espressione della leadership femminile in Europa è Ana Brnabić, dal 2017 primo ministro della Serbia oltre che quinto capo di governo apertamente Lgbt nel mondo, seconda donna omosessuale premier dopo l’islandese Jóhanna Sigurðardóttir (2009-2013). Faceva parte del suo governo come ministra dell’Istruzione e della Cultura l’attuale premier dell’Islanda, Katrín Jakobsdóttir, in carica dal 2017. In Estonia, dal gennaio del 2021 ricopre la carica di prima ministra Kaja Kallas, leader del Partito riformista ed ex europarlamentare. Una donna premier anche in Lituania, dove l’economista Ingrida Šimonytė guida il governo dal dicembre del 2020. Anche la Danimarca ha una donna come premier, Mette Frederiksen, la più giovane ministra di Stato della storia danese, coetanea della Meloni e in carica dal 2019. È invece la finlandese Sanna Marin a essere la leader più giovane del mondo, per aver assunto l’incarico a 34 anni nel 2019. Prima di lei, il ‘primato’ spettava alla neozelandese Jacinda Ardern, che aveva giurato nell’ottobre del 2017 a soli 37 anni.
Ma in Italia è Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, a rompere il “soffitto di cristallo” di Palazzo Chigi, prima donna presidente del Consiglio della Repubblica italiana, incaricata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a formare il 67esimo governo italiano, di centrodestra come uscito dalle urne il 25 settembre.
L’impegno politico della neo-premier ha radici lontane. Nel 1992, a 15 anni, aderisce al Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del partito Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale e fonda il coordinamento studentesco ‘Gli Antenati’, che partecipava alla contestazione contro il progetto di riforma della pubblica istruzione promossa dal ministro Rosa Russo Iervolino. Nel 1996 diviene responsabile nazionale di ‘Azione Studentesca’, il movimento studentesco di Alleanza Nazionale, rappresentando tale movimento in seno al Forum delle associazioni studentesche istituito dal Ministero della Pubblica istruzione. Nel 1998, a soli 21 anni, viene eletta consigliere della Provincia di Roma per Alleanza Nazionale, rimanendo in carica fino al 2002. Dal febbraio 2001 al 2004, fa parte del comitato di reggenza nazionale di Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale. Nel 2004 viene eletta presidente di Azione Giovani durante il congresso nazionale di Viterbo.
Nel 2006, a 29 anni, viene eletta alla Camera dei Deputati nella lista di Alleanza Nazionale nel collegio Lazio 1, e dal 2006 al 2008 ricopre la carica di Vicepresidente della Camera dei Deputati. Nel 2008 Meloni viene eletta alla Camera dei Deputati nella lista del Popolo della Libertà, nella Circoscrizione XVI, Lazio 2. Dal maggio 2008 al novembre 2011 ricopre l’incarico di ministro della Gioventù del IV governo Berlusconi. Dal 2008 al 2010 è membro della VI Commissione Finanze della Camera dei Deputati. Dal 2010 è membro della XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. Dal 2009 al 2012 è presidente della Giovane Italia, movimento giovanile del Popolo della Libertà. Nel dicembre 2012 Meloni lascia il Popolo della Libertà per fondare, insieme a Guido Crosetto e Ignazio La Russa, Fratelli d’Italia per il quale alle politiche del 2013 (in cui raccoglie l’1,9%) è rieletta alla Camera dei Deputati ricoprendo poi il ruolo di capogruppo a Montecitorio.
L’8 marzo 2014, dopo essersi candidata alle primarie di FdI, viene eletta presidente nazionale (poi riconfermata nel 2017). Nel 2016 si candida a sindaco di Roma, ma alle amministrative ottiene il 20,64% dei voti non riuscendo a passare il primo turno. Alle politiche del 2018 Fdi si presenta all’interno della coalizione di centrodestra, risultando il terzo partito dello schieramento dopo Forza Italia e Lega, ottenendo il 4,3% dei voti sia alla Camera che al Senato. Da allora il partito guidato da Meloni si caratterizza per una crescita costante. Alle europee del 2019, Fratelli d’Italia raggiunge il 6,4%. Nello stesso anno arriva anche il buon risultato alle regionali visto che riesce a far eleggere il suo primo presidente di Regione in Abruzzo (Marco Marsilio).
Nel settembre 2020 conquista con un proprio candidato (Francesco Acquaroli) anche la guida della Regione Marche. La storia recente è segnata dall’opposizione ai governi Conte I, Conte II e Draghi, fino allo storico successo certificato dall’esito del voto del 25 settembre scorso. Alle elezioni FdI centra il miglior risultato della sua storia: è il primo partito sia alla Camera sia al Senato con il 26%, consentendo alla coalizione di centrodestra di ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento e a Giorgia Meloni di diventare la nuova inquilina di Palazzo Chigi.
In 76 anni di storia della Repubblica dal governo De Gasperi II, il primo della Repubblica, nell’ultimo a guida Mario Draghi, le donne erano 8 su 23, cinque sugli otto “senza portafoglio” e 3 dei quindici ministri principali. Della quarantina di sottosegretari, circa la metà erano donne, almeno in questo in giusta rappresentanza di una popolazione italiana divisa quasi esattamente a metà fra uomini e donne con una lieve prevalenza femminile. Mentre l’Italia ha per la prima volta una donna alla presidenza del Consiglio, il Parlamento avrà ancora meno donne di quello uscito dalle urne nel 2018.
È il primo calo in oltre 20 anni; non solo: purtroppo le donne hanno anche votato meno: le statistiche rilevano che, a fronte del 51,74% degli aventi diritto al voto si è recato al voto il 65,74% degli uomini e solo il 62,19% delle donne. C’è naturalmente il problema delle barriere culturali, oltre al fatto che le donne devono sopportare un carico familiare più pesante. La cultura patriarcale ancora imperante fa sì che alle donne si chieda ancora conto sulla gestione dei figli, soprattutto quando rivestono ruoli di responsabilità, mentre nessuno lo chiede agli uomini.
Alcune donne poi possono essere attaccate in maniera offensiva senza considerare la qualità o il ruolo che svolgono, ma semplicemente in quanto tali. Il nostro Paese dal punto di vista culturale non è ancora abituato a vedere donne nei posti di potere. Per questo, che si condivida o meno la politica di Giorgia Meloni, una donna premier trasmette un forte messaggio di possibile cambiamento.