«I manager della Generazione R come Rinascita – racconta Poletti, LinkedIn Italia top voice – sono convinti che non basti nascere una volta. Nell’età dell’incertezza o VUCA, acronimo traducibile in italiano con le quattro parole “volatilità”, “incertezza,” complessità” e “ambiguità”, occorre rinascere tutti i giorni come professionisti. Per stare al passo con il sapere fluido dobbiamo imparare, disimparare e imparare di nuovo, acquisendo nuove competenze, sia “dure” che “soffici”. Per questa ragione, ai tempi del coronavirus, della guerra in Ucraina e dello spettro della crisi economica, io e tanti altri colleghi ci siamo messi a studiare e ristudiare (e continueremo a farlo) come si governa la trasformazione digitale, come si fa innovazione radicale o incrementale, come si sviluppa il pensiero progettuale, come si mette in piedi una startup oppure come si gestisce il cambiamento in azienda. Abbiamo aggiornato la nostra cassetta degli attrezzi, comprese le competenze in ambiti altrettanto strategici come l’economia internazionale e industriale, la contabilità finanziaria, i processi aziendali e la catena di approvvigionamento. Siamo diventati, appunto, nuovi professionisti. Siamo rinati».
Protagonisti del libro sono 101 manager, pronti a ispirare tanti altri professionisti. Si tratta di donne e uomini con formazione di base scientifica o umanistica. Ecco, quindi, che tra le storie ci sono quelle delle neomamme manager alle prese con l’alta formazione, di una tris-mamma oppure di diversi neo-papà. Altrettanto toccanti sono le narrazioni di chi ha seguito a distanza il percorso formativo dall’Ucraina sotto le bombe di Kiev come Sergii Markovskyi o di chi ha lasciato la patria per venire a studiare a Milano: Colombia, Cile, Perù, Bolivia o Cina, tanto per citare alcune nazioni del mondo rappresentate in “MBA Power: innovare alla ricerca del proprio purpose”.
Nel volume dedicato alla Generazione R come Rinascita ci sono anche altri filoni narrativi: c’è, ad esempio, quello del cambio di passo sul lavoro di chi, mentre rinasceva sui banchi di scuola, ha dato una svolta alla carriera cambiando nazione o passando convintamente da una multinazionale a una pmi; oppure di chi ha fatto esplodere la propria motivazione imprenditoriale per lanciare una startup come Ecircular, ideata da Alessandro Giudici per stimolare l’adozione di scelte orientate ai principi dell’economia circolare da parte dei cittadini, o Play4future, piattaforma digitale progettata da Ghaieth Guerine per coniugare l’intrattenimento con l’educazione alla sostenibilità e all’inclusività.
Tra le 101 storie ci sono quelle di Poletti, comunicatore (classe 1970) la cui famiglia è trevigliese, ed Elisa Manzoni, economista di Bergamo (classe 1993): «Quando la Lombardia, assieme al resto dell’Italia, si è fermata per il covid e sembrava che non ci fosse più un domani – racconta Poletti –, ho deciso di fare un tagliando copernicano alle mie conoscenze per abbracciare la visione scientifica, politecnica. L’ho fatto imparando come si governa la trasformazione digitale, come si fa innovazione radicale o incrementale, come si sviluppa il pensiero progettuale, come si mette in piedi una startup oppure come si gestisce il cambiamento in azienda. Per essere competitivi nel mondo del lavoro di oggi servono competenze a tutto tondo, umanistiche e scientifiche».
Manzoni così spiega nel libro di Poletti il suo percorso di rinascita professionale: «Il master in business administration è stato per me un “life-changing moment” che mi ha supportata nel vedere con più chiarezza gli ultimi due addendi dell’equazione. Mi ha dato l’opportunità di mettere alla prova le mie capacità tecniche, quanto quelle relazionali e comportamentali, in un “safe space” dove il concetto di apprendimento e il “divertirsi nel fare” non sono elementi “nice-to-have”, bensì parti integranti del percorso. Ha contribuito a fare sempre più mio un approccio al lavoro e, più in generale, alla vita che non si limita a esaltare i risultati ottenuti, ma che promuove molto altro. Questo approccio favorisce la generazione del sapere, per sé e per la comunità in senso esteso, con l’obiettivo di migliorarsi e di migliorare la realtà che ci circonda; incoraggia la valorizzazione degli insuccessi, in un processo di continuo arricchimento; promuove la condivisione e lo scambio al fine di aiutare a riscoprirsi ogni giorno».
Punto di partenza e di arrivo della Generazione R come Rinascita è l’individuazione e la realizzazione del cosiddetto “purpose” o “scopo”, parola derivata dal verbo inglese propose e traducibile in italiano come “proporre”: «La “proposta” o stella polare dei nuovi manager – prosegue Poletti – è la creazione responsabile di un futuro sostenibile, che metta al centro del fare impresa l’impatto sociale. Per concretizzare tutto ciò, ai tempi dell’innovazione senza frontiere, è necessario fare il gioco di squadra. Nessun professionista e nessuna organizzazione possono affermare di avere tutto il sapere del mondo necessario per conquistare la terra promessa della crescita sostenibile. Il futuro sarà in grado di soddisfare le nostre necessità, senza compromettere quelle di chi verrà dopo di noi, se sapremo attingere alla conoscenza diffusa, quella che gli anglosassoni chiamano il “saper dove”. L’epoca della Generazione R come Rinascita è, dunque, varia, plurale, oltre che creativa e innovativa».
Dal libro-manifesto della Generazione R come Rinascita, arriva, infine, un piano d’azione: «Quando è necessario un cambiamento, non è mai troppo presto per farlo – scrive Poletti, tirando le fila dei racconti dedicati ai 101 manager –. Non aspettiamo, dunque, a rigenerarci e organizzarci. E concentriamoci, assieme al time to EBIDTA o tempo della redditività aziendale, sul tempo della responsabilità intesa come l’impegno a dare risposte concrete ai problemi reali della collettività in cui operiamo come professionisti. Siamo e vogliamo essere la Generazione R come rinascita e responsabilità. Noi dell’MBA Power non ci fermeremo, non ci stancheremo»