Sono passati 185 anni dalla nascita ufficiale della fotografia, tecnica che, fin dalla sua nascita, avrebbe rivoluzionato il mondo della visione. Al suo esordio ci fu chi pronosticò la fine dell’arte pittorica e chi invece, molto più lungimirante, ne intuì le enormi potenzialità. A cura di Claudio Rensi |
La data ufficiale della nascita della fotografia è il 9 luglio 1839 ed è attribuita a Louis Daguerre anche se, in verità, un suo socio Joseph Niepce aveva prodotto alcune eliografie negli anni precedenti ma il riconoscimento ed il brevetto dell’Accademia delle Scienze di Parigi fu concesso all’inventore del dagherrotipo (1839 ca) egli scoprì che una lastra ricoperta d’argento ed esposta ai vapori dello iodio, dopo un procedimento chimico, mostrava un’immagine speculare dell’oggetto ripreso.
La macchina fotografica altro non è che un evoluzione della camera oscura, nota già ai tempi del rinascimento. Attraverso un piccolo foro la luce formava sulla parete opposta un’immagine capovolta della scena esterna. Furono così costruite negli anni seguenti delle vere e proprie camere oscure portatili, simili a delle portantine. L’artista, comodamente seduto, dipingeva sopra un foglio di carta l’immagine riflessa attraverso uno specchio.
Intorno al 1850 William Talbot inventore e fotografo inglese scoprì che trattando della carta con il nitrato d’argento su cui adagiava dei piccoli oggetti e poi esposta alla luce otteneva delle immagini negative conosciute poi con il nome di “disegni fotogenici”. Un passo in avanti per la fotografia ma con il difetto che le immagini così prodotte si alteravano in breve tempo. Fu uno scienziato John Herschel tedesco d’origine ma naturalizzato britannico ad inventare il bagno di fissaggio con iposolfito di sodio utilizzato tutt’oggi.
Talbot utilizzando tale scoperta creò i primi negativi su carta noti con il nome di calotipi usati per creare positivi per contatto.
Il positivo, così creato avrà sempre le dimensioni del negativo. Negli anni successivi la fotografia avrà come supporto: la carta salata, la carta all’albumina, la stampa al carbone poi al collodio umido. Di pari passo si assisteva ad una evoluzione nella costruzione di macchine fotografiche dalla Hesekiel reflex, siamo attorno al 1895, una macchina costruita in legno pregiato con obiettivo Zeiss. La Ruberete n.1, reflex di fabbricazione inglese, salita agli onori della ribalta per i suoi otturatori a tendina e per la costruzione elegante in legno e pelle nera, l’otturatore che arrivava al millesimo di secondo e siamo solo agli inizi del secolo scorso. Degna di nota anche la Ernoflex famosa per la sua ottica molto luminosa. Ricercata ancor oggi dai collezionisti che faticano a ritrovarla in qualche asta visto che la produzione durò solo qualche anno.La vera innovazione avvenne però nel 1933 dove, alla fiera di Lipsia, venne presentata la macchina fotografica Exakta prodotta dalla Ihagee una macchina fotografica di dimensioni ridotte e dal profilo filante che prevedeva obiettivi intercambiabili di grande luminosità.
All’esordio prevedeva l’uso di pellicole 127, un formato oggi introvabile, e solo con i giochi olimpici di Berlino (1936), fu introdotto il formato 24x36 utilizzato anche da Leica e Contax che utilizzavano però la messa a fuoco a telemetro.
In questa breve cronistoria, senza alcuna pretesa, non vanno certo dimenticate macchine fotografiche come la Linhof, compagna inseparabile dei primi fotoreporter, diventata famosa oltre che per la robustezza per la sua maneggevolezza, immortalata nei film americani dell’epoca. Anche la Rolleiflex biottica con ottiche Tessar e Planar sono macchine fotografiche che entrano di diritto nella storia della fotografia sia per la loro longevità sia perché sono state compagne insostituibili dei maestri della fotografia moderna. Negli anni 60 e 70 le macchine fotografiche sono quasi tutte di fabbricazione giapponese Nikon, Canon, Olimpus conquistano il mercato mondiale. Sono delle reflex con obiettivi intercambiabili, compatte, affidabili e molto robuste.
Leggendarie la Nikon F e la F1 di Canon. Olimpus cura molto l’estetica e la OM 1 avrà grande successo. Nel campo professionale la svedese Hasselblad con ottiche Zeiss diverrà leader del mercato e collaborando con la Nasa adatterà una Hasselblad modificandola appositamente per la missione speciale per eccellenza: lo sbarco sulla luna.
Di Leica e Contax approfondiremo nei prossimi articoli.