Posso solo raccontare le emozioni, si perché la fotografia è emozione, non solo quelle che suscita uno scatto fatto bene quando lo si guarda.
Quattro anni fa ho avuto un problema agli occhi e, come succede in questi casi, improvvisamente mi sono resa conto di quanto fosse importante la vista, così ho deciso che dovevo valorizzarla, e quale sistema migliore del dilettarsi nella fotografia, ho acquistato una reflex entry level e ho seguito un corso per principianti presso il fotoclub della mia città.
Ho imparato così le basi, l’apertura del diaframma, il tempo di esposizione, cosa fossero gli ISO, la composizione ideale, la gestione della luce, la post produzione, la differenza fra salvare in jpg e in raw, poi ho iniziato a scattare.
Devo dire che all’inizio ho fotografato ogni cosa che vedevo, anche se poi, guardando il risultato, mi rendevo conto che la maggior parte degli scatti fosse da scartare. Con il tempo ho imparato a non scattare ovunque, ho imparato che la macchina fotografica non vede come il nostro occhio, che se inquadro metà al sole e metà all’ombra o la parte illuminata sarà bruciata o la parte all’ombra sarà scura, ma soprattutto ho imparato che, almeno per me, non è importante il risultato, ma il momento dello scatto.
Pochi diranno cosa provano quando sono li, con la macchina fotografica davanti all’occhio, la scelta della migliore inquadratura, dell’apertura del diaframma, del tempo di scatto, quante volte si vede qualcosa che varrebbe la pena immortalare ma, poi lo guardi attraverso l’obbiettivo, e ti rendi conto che non rende come rende dal vivo, allora provi a spostarti, si perché le gambe sono uno dei migliori strumenti del fotografo, ci giri intorno, ti abbassi, a volte ti sdrai per terra, oppure cerchi un punto più alto dove metterti, ma spostandoti la luce cambia, allora modifichi i parametri, spesso nonostante tutto non riesci a trovare il punto giusto, e rinunci allo scatto. Ecco questa parte, questa preparazione, è questo per me il bello della fotografia.
Ripeto, sono solo una principiante, nonostante ora io faccia selezione già al momento dello scatto, la maggior parte delle mie fotografie sono più che altro le classiche “foto ricordo” e nulla più, tante volte, nel momento dello sviluppo del file raw, trovo degli errori grossolani, micro mosso o non a fuoco, oppure un’ombra che non avevo visto e che taglia in due un volto, sono cose che capitano, ma che non mi scoraggiano, faccio fatica a cestinare questi scatti sbagliati, perché comunque mi ricordano il momento in cui li ho realizzati, e l’emozione che mi hanno dato.
A cura di Adriana Pozzo.