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Filtri ottici… che passione!

28/10/2016

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Foto
Filtri UV, a densità neutra e digradanti: accessori irrinunciabili in ogni corredo fotografico.
In questo articolo abbiamo imparato a conoscere uno dei filtri fotografici più noti e utilizzati, il polarizzatore, un vero must have in fotografia.
Esistono però altri filtri ottici di grande interesse.
Innanzitutto il filtro UV, il meno influente in termini di “effetti speciali” sui nostri scatti ma pur sempre utile: è una lente circolare completamente trasparente che si avvita sulla filettatura frontale dell’obiettivo con funzioni protettive.
In sostanza, protegge la lente dell’obiettivo dagli agenti esterni, quali polvere, graffi ed eventuali urti.
In più, attenua la presenza di raggi ultravioletti negli ambienti che ne sono ricchi, come la montagna o il mare. Assorbe in parte questi raggi che altrimenti, incamerati nella fotocamera al momento dello scatto, rischierebbero di generare uno sgradevole “effetto foschia”.
Una variante del filtro UV è il filtro Skylight che, anziché trasparente, si presenta leggermente ambrato: oltre a proteggere l’obiettivo, riscalda i colori, conferendo alle fotografie una dominante piacevolmente calda.
Due categorie di filtri molto interessanti sono il filtro neutro ND (neutral density) e il filtro neutro graduale o digradante GND (graduated neutral density).
Di entrambi esistono due versioni, a vite e a lastra.
Un filtro ND o GND a vite ha forma circolare e, per avvitarsi all’obiettivo, deve avere esattamente il suo stesso diametro. Ne consegue che - almeno idealmente - dovremmo disporre di tanti filtri quanti sono gli obiettivi che intercambiamo sul nostro corpo macchina.
Un filtro a lastra ci dà un enorme vantaggio: parliamo di una lastra di forma rettangolare o quadrata, che può essere montata su qualsiasi obiettivo, indipendentemente dal diametro, grazie ad un apposito anello adattatore e ad un supporto porta lastrine, detto holder.
Come funzionano i filtri ND e GND?
Il filtro neutral density presenta una colorazione grigia uniforme, utile a ridurre la luce entrante nel sistema ottico.
Scurendo la scena che stiamo inquadrando, ci consente di usare tempi di esposizione molto lunghi anche in pieno giorno, senza rischio di foto sovraesposte o addirittura “bruciate”. Possiamo così ottenere effetti creativi di notevole impatto, dalla cascata con effetto setoso dell’acqua alle nuvole che corrono in cielo in una giornata ventosa.
Per rendere morbido il movimento dell’acqua o delle nuvole, in presenza di luce diurna, non è sufficiente chiudere per quanto possibile il diaframma. Il filtro neutro ci viene in soccorso assorbendo ulteriori quantità di luce, più o meno a seconda del modello: il filtro ND 0,3 toglie 1 stop di luce, lo 0,6 toglie 2 stop, lo 0,9 3 stop e così via fino al big stopper che assorbe ben 10 stop di luce.
Ecco alcuni suggerimenti utili. Prima di applicare il filtro neutro è bene regolare la messa a fuoco, quindi disabilitare l’autofocus dall’obiettivo. Solo dopo, facendo attenzione a non modificare più il focus, si può procedere a montare il filtro ND e a scattare da remoto (o con autoscatto). Serviranno più prove successive per determinare il tempo ottimale di esposizione. Inutile dire che, scattando con tempi lunghi, è indispensabile munirsi di un cavalletto: al bando i mossi indesiderati!
Anche il filtro neutro digradante presenta una colorazione scura, ma non omogenea: la lente, per metà grigia come quella di un filtro ND, sfuma centralmente per diventare trasparente nella restante metà.
Si tratta di un filtro utilissimo per fotografare paesaggi con forti contrasti di luce, ad esempio fra un cielo chiaro e luminoso ed elementi di terra più scuri, parzialmente in ombra. Senza ausilio di filtri, esporremmo o per il cielo o per la terra, ottenendo una fotografia nel primo caso troppo scura, priva di dettagli nelle parti di terra, nel secondo caso troppo chiara, con un cielo completamente bruciato.
Quando montiamo un filtro digradante, la parte più scura assorbe luce soltanto nella porzione di spazio che più ne ha bisogno. La luminosità della scena risulterà dunque più bilanciata, per un’esposizione complessiva equilibrata e una resa ottimale sia per il cielo che per la terra.
Il passaggio tra le parti chiara e scura di un filtro GND può essere graduale (soft) o netto (hard). È preferibile utilizzare un GND soft per ritrarre paesaggi in cui la linea dell’orizzonte non sia ben marcata (ad esempio in montagna); quando, invece, siamo in presenza di una linea ben precisa di demarcazione fra parti scure e parti luminose (come l’orizzonte al mare), meglio montare un GND hard.
Un appunto finale. In mancanza di filtro neutro digradante, possiamo ricorrere alla tecnica degli scatti multipli: prima fotografiamo esponendo correttamente per il cielo, poi per la terra in uno scatto successivo. Dovremo poi unire le fotografie in fase di post-produzione con Photoshop.
Tuttavia, non è semplice ottenere un buon risultato: pur fotografando con un cavalletto, senza movimenti apparenti della macchina o interni alla scena inquadrata, è possibile che emergano differenze tra gli scatti (anche solo per via di un soffio di vento che smuove alcuni particolari), tali da rendere difficoltosa la successiva combinazione delle fotografie in una sola, correttamente esposta in ogni sua parte.
La soluzione migliore resta quella di scattare senza fare troppo affidamento sulla post-produzione, ricorrendo ad accessori come i filtri ottici, che garantiscono già in fase di ripresa risultati più affidabili, spesso non riproducibili con i pur sofisticati software di modifica fotografica.
E poi… vogliamo mettere la soddisfazione di realizzare lo scatto “perfetto” sul campo, piuttosto che davanti ad un PC?

A cura di Francesca Vinai
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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