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Fallimento banche: Italia, ora basta!

11/2/2016

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Crack delle banche, depositi a rischio, tentativi di salvataggio, vincoli europei e debito pubblico che sale. Cosa ci aspetta ancora?
La questione dei crediti tossici nei bilanci delle banche italiane si sta facendo sempre più pressante, peraltro con gli anelli deboli della catena che, dalle prime quattro “banchette” in liquidazione coatta amministrativa, sono diventati molti di più: si sono aggiunti Veneto Banca, Popolare di Vicenza e, da ultime, CariGE e Monte dei Paschi di Siena (Mps).
Le due venete sembra riescano a fondersi con altre banche, mentre CariGE e Monte dei Paschi parrebbe di no. Mps in particolare starebbe cercando qualcuno con cui fondersi da sei mesi senza risultati.
Non solo. La Banca centrale europea (BCE) avrebbe inviato una richiesta di delucidazioni sui non performing loans (NPLs) segnati a bilancio, mentre le obbligazioni subordinate di Mps prezzano al di sotto dei minimi del 2011 e non si vede un ripristino della liquidità sul mercato, per cui presumibilmente dovrà rifinanziare le posizioni recandosi virtualmente dalla BCE, sempre ammesso che la BCE continui ad accettare collaterali che nel frattempo si sarebbero consumati.
In questo quadro bucolico ci si domanda anche se esista una soluzione ai problemi dei NPLs.
La domanda è la seguente: è sufficiente creare un veicolo pubblico che acquisti sofferenze ai prezzi di mercato? No, perché - sapete - il problema è esattamente questo: i prezzi di mercato, anche qualora venissero un po’ alzati dalla presenza di un nuovo compratore pubblico, comunque resterebbero troppo bassi per spingere gli anelli deboli della catena a vendere le sofferenze.
Naturalmente queste sono solo supposizioni. Può sempre darsi che il mercato arrivi a prezzare certa carta straccia in modo ottimista, per carità.
Ciò che viene da chiedersi è: ma se, ad esempio, Mps non riesce a vendere le sofferenze a prezzi decenti, ha intenzione di tenerle lì a bilancio? Se le tiene a bilancio, crede che i soldi di carta vengano rimborsati sul serio? Crede che quei soldi di carta siano trasformabili in pignoramenti rapidi e i pignoramenti possano diventare liquidità veloce e a buon prezzo?
Francamente non credo che Mps immagini questo, ma se Mps non immagina ciò, siamo sicuri che possa rendersi solvibile sugli interessi passivi, dopo peraltro aver bruciato non so quanti aumenti di capitale a carico degli azionisti?
Siamo sicuri che possa riuscirci in un contesto in cui è già stata aiutata dalla BCE con operazioni di rifinanziamento previo collaterale di qualsiasi tipo ormai?
Ha la BCE ulteriori margini per rifinanziare ulteriormente le posizioni di Mps? Soprattutto: i sospetti vociferati della BCE sulla contabilizzazione dei NPLs in Mps sono fondati?
La BCE aveva sospeso negli stress test Mps, che reagì con un aumento di capitale; peraltro sugli aumenti di capitale adesso c’è il caso del Codacons con una più che legittima azione giudiziaria sul derivato con Nomura e i Btp in portafoglio che in realtà non ci sarebbero stati in quella misura...
Non bastasse, niente meno che Dijsselbloem osteggia la garanzia comune dei depositi bancari in quanto le regole sui bilanci non sono ancora davvero uniformi, sposando la visione di Schaeuble: un toccasana per il solidissimo e granitico sistema bancario italiano.
Riguardo ai derivati ribadisco il concetto: spesso i derivati riducono il rischio, non lo aumentano, quindi attenzione a non fare di tutta l’erba un fascio.
Nel frattempo Schaeuble avrebbe proposto, di concerto con niente meno che la Bundesbank, la creazione di debito pubblico subordinato per quei Paesi incapaci di rispettare il Fiscal Compact, in modo che in presenza di shock esterni, questi Paesi possano “agevolmente” dichiarare il default parziale sul debito pubblico senza per questo aprire lunghe contese giudiziarie che amplificano l’incertezza.
Naturalmente tale visione è condivisibile, dal momento che se l’Italia ha intenzione di espandere il debito pubblico all’infinito senza che il Pil cresca proporzionalmente, evidentemente non può pretendere che la BCE diventi sempre più espansiva trasformando l’Euro in una neoLira, il che peraltro produrrebbe conseguenze nefaste sull’Italia stessa.
La misura mi sembra più che ragionevole: a un certo punto l’Italia sarà resa artefice del proprio destino, che emetta bond subordinati se intende violare a oltranza il Fiscal Compact, in modo che almeno sia anche nel suo interesse finanziare progetti pubblici che si autoripagano, in sostituzione delle consuete mance elettorali e delle imprese municipalizzate in perdita da pozzo senza fondo.
L’Italia, dal canto suo, sembra disinteressarsi dei suoi stessi problemi su tutta la linea. Chissà cosa succederà in questo film chiamato realtà.
 
A cura di Vinicio Paselli
© Gente in Movimento - riproduzione riservata

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