Dobbiamo lavorare affinché l’Ue riparta davvero e diventi finalmente una grande potenza globale. è così che potremo accelerare il percorso di costruzione dell’edificio europeo iniziato dopo la Seconda Guerra mondiale. Con il programma Next Generation Eu da 750 miliardi di euro, per la prima volta gli Stati dell’Unione europea hanno accettato di contrarre debito comune per finanziare la ripresa dalla crisi provocata dalla pandemia.
Si tratta di un’iniziativa storica che, da un lato, potrebbe portare l’Ue a diventare il primo emittente sovranazionale di titoli al mondo, e dall’altro, costituire il precedente chiave per un definitivo cambio di paradigma nell’approccio ai problemi comunitari, verso una sempre maggiore condivisione tra Paesi membri.
Questi fondi, 360 miliardi dei quali distribuiti sotto forma di prestiti e 390 miliardi come sussidi a fondo perduto, sono ripartiti in diversi programmi di intervento. Il più corposo è il Recovery and resilience facility, che assorbirà 672,5 miliardi di euro.
Gli altri 80 miliardi di euro saranno invece suddivisi in ulteriori strumenti, il più significativo dei quali è il Fondo React-EU da 47,5 miliardi per rafforzare economia ed occupazione nelle aree più colpite dalla crisi. Aiuti condivisi sì, ma in cambio di impegni comuni. La scelta di affrontare l’emergenza con un piano europeo di sostegno agli Stati Ue, che si sostengono reciprocamente mettendo insieme le risorse, ha infatti come precondizione che gli stessi Paesi membri attuino riforme strutturali.
E' un’impostazione virtuosa che dà all’Ue l’opportunità, forse irripetibile, di rinascere dalle ceneri di una crisi devastante con un assetto nuovo, per diventare finalmente quello che nel dopoguerra abbiamo solo cominciato a costruire: un’Europa con la schiena dritta e davvero solidale, consapevole che la strada verso un futuro solido è lavorare per costruire una vera comunità dei popoli europei, che condividano risorse con l’obiettivo di crescere insieme, assumendo finalmente la postura di grande potenza globale, economica e politica. L’Italia è stata profondamente segnata dalla crisi sanitaria ed economica, ed è lo Stato che si è visto assegnare più fondi, circa 209 miliardi di euro.
La gravità di un’emergenza senza precedenti e l’ammontare straordinario delle risorse europee a disposizione, mettono con le spalle al muro il nostro Paese e l’intera classe politica, nessuno escluso: non possiamo fallire l’obiettivo.
Il governo guidato da Mario Draghi ha le carte in regola per portare a casa il risultato e, come Forza Italia, stiamo lavorando in modo condiviso per contribuire ad un piano che metta al centro investimenti di grande impatto, secondo priorità che vedano pubblico e privato collaborare muovendo da innovazione, sanità e infrastrutture strategiche, semplificazione burocratica e rivoluzione fiscale, riforma della giustizia e del mercato del lavoro. L’erogazione dei fondi dovrebbe scattare in estate e per l’Italia la tranche iniziale sarebbe di 27 miliardi.
Prima, però, i 27 Stati dovranno ratificare l’incremento delle risorse proprie, passaggio fondamentale per consentire alla Ue di emettere debito: un primo banco di prova che saggerà la reale volontà dei governi di marciare insieme nella stessa direzione.
A cura dell’On. Massimiliano Salini.