Gli sgravi contributivi previsti dall’ultima legge di Stabilità e in particolare il Jobs act riusciranno a invertire la rotta e dare quindi una nuova opportunità agli italiani che un lavoro non ce l’hanno ancora o l’hanno perso? È la base da cui è partito il dibattito della tavola rotonda sull’emergenza occupazionale. |
Successivamente il Ministro ha anche chiesto ai Consulenti del Lavoro, esprimendo apprezzamento per il confronto e la discussione apertasi all’evento di queste tre giornate.
“Siamo consapevoli che essere intervenuti in maniera così consistente su tutta la materia del diritto del lavoro può proporci nel tempo la possibilità di riconsiderare alcune scelte e tornare su alcuni argomenti - ha affermato Poletti - ma credo che questa scelta possa essere considerata fondamentalmente in termini definiti a partire da un obiettivo, quello di portare la regolazione del lavoro del nostro paese in linea con la regolazione e la gestione europea”. Il riferimento del Ministro è alle diversità esistenti sulle tipologie contrattuali, sugli ammortizzatori sociali e sulle politiche attive che dovranno cambiare per permettere alla nostra economia di competere nella “dimensione globale”. “L’altro problema del nostro Paese – ha proseguito Poletti – è quello di mettere gli investitori nella condizione di prevedere con un sufficiente grado di approssimazione quale sarà l’effetto delle proprie scelte, in quale contesto la propria scelta di investimento andrà a posizionarsi”.
Secondo il Ministro del Lavoro, negli ultimi 20 anni sono state giustamente introdotte tipologie contrattuali e flessibilizzati i rapporti di lavoro, “ma il guaio è stato combinare questo dato con un dato di costo e di regole che hanno reso questi contratti più flessibili e meno costosi”.
La nuova scelta del legislatore è stata quella di produrre le condizioni per cui il contratto a tempo indeterminato torni ad essere il modo normale di assunzione nel nostro Paese. “Lo abbiamo fatto – ha continuato il Ministro - affrontando una discussione difficile nel merito della riforma del contratto,
intervenendo sulla struttura del contratto e della sua regolamentazione, lo abbiamo fatto sul fatto economico con la legge di stabilità attraverso la decontribuzione e togliendo dalla base imponibile per l’Irap il costo del lavoro dei contratti a tempo indeterminato. I numeri ci stanno dicendo che abbiamo ragione, perché da 4 mesi i contratti a tempo interminato aumentano e, quindi, c’è un passaggio da forme più precarie a forme più stabili e credo che questo sarà il segno di quest’anno. Mi auguro e sono sicuro che accadrà che un numero rilevante di contratti a tempo determinato, di collaborazione o altre tipologie passeranno a tempo indeterminato producendo un miglioramento delle condizioni dei lavoratori”.
Ricostruire la base produttiva e l’efficienza dell’impresa e spingere perché la comunità recuperi fiducia sono gli obiettivi del Ministero. Oggi l’Italia continua ad essere i 2° Paese manifatturiero europeo e su questo settore c’è spazio per crescere e sviluppare nuove iniziative, così come nel settore della salute, del benessere delle persone, dell’ambiente, della cultura, dell’economia verde.
Insieme a questo è collegato il tema delle politiche attive per il lavoro, i centri per l’impiego, le politiche per i giovani, compreso lo sviluppo del programma Garanzia Giovani. E qui, ammette il Ministro, “c’è bisogno di trovare un punto di equilibrio tra Stato centrale e Regioni e stiamo provando a regolarlo con accordi bilaterali tra Ministero del Lavoro e singoli regioni”.