Le iniziative per cercare di “salvare il salvabile”, lasciando in eredità ai nostri figli un pianeta ancora vivibile, sono diventate una priorità per chi ci governa.
Per questo i Capi di Stato e di Governo dei maggiori Paesi si sono ritrovati a Parigi, per discuterne all’interno della Conferenza sui cambiamenti climatici (COP 21), tenutasi dal 30 novembre al 12 dicembre scorso.
Le soluzioni discusse ed approvate, durante la COP 21, sono state racchiuse in un Accordo, definito anche il “nuovo Kyoto”, che vede la necessità di coinvolgere in una cooperazione, oltre che i Governi, anche la finanza e la società civile.
In sintesi, quali sono i punti dell’Accordo, ritenuto da molti un “passaggio storico”?
Obiettivo primario, da realizzarsi a lungo termine, consiste nell’impegno per contenere l’incremento della temperatura media del pianeta al di sotto dei 2° C, con la promessa di intraprendere iniziative per limitare ulteriormente l’innalzamento del riscaldamento ad un +1,5° C.
Entro il 2023, i Paesi che hanno sottoscritto l’Accordo di Parigi si sono vincolati a comunicare i progressi raggiunti, ponendo in essere una prima verifica a livello globale dei risultati prefissati. Successivamente, tali resoconti avranno luogo ogni cinque anni, al fine di mantenere uno stretto controllo sulla situazione climatica.
Sul fronte economico, i partecipanti si sono impegnati a stanziare un fondo da 100 miliardi di dollari all’anno, fino al 2020, per sostenere i Paesi in via di sviluppo, che si impegneranno nella lotta al cambiamento climatico.
Con l’Accordo di Parigi si è cercato di dare una risposta concreta alle esigenze di cambiamento, imposte dalla situazione climatica ed ambientale, ricercando nuovi modelli di sostenibilità energetica. Infatti, soltanto con una seria limitazione delle emissioni di gas serra e della dipendenza dalle fonti fossili, si potrà riportare la Terra ad una situazione meno pericolosa per l’ambiente e per la nostra salute.