A cura di Rosario De Luca
sono stati l’occasione per celebrare i 50 anni dell’ENPACL – Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Consulenti del Lavoro – e per riflettere sul valore della nostra professione e su ciò che questa può fare per migliorare il mercato del lavoro. Durante i numerosi dibattiti della tre giorni abbiamo parlato delle sfide che attendono il lavoro, alla luce del prossimo varo della legge di Bilancio, e ci siamo confrontati con numerosi rappresentanti delle istituzioni, della politica, del mondo imprenditoriale e accademico sulle strategie da applicare per superare il guado della pandemia, così da poter sfruttare al meglio il volano offerto dalle risorse del PNRR. Con questo evento, dunque, abbiamo dimostrato di essere stati in grado in questi anni di tessere una fitta rete di relazioni e di rapporti istituzionali, che può aiutare il decisore politico a comprendere i bisogni delle imprese, dei lavoratori e dell’intera società. Il mezzo secolo di vita del nostro Ente e i 40 anni del nostro Ordine professionale rappresentano, appunto, la consapevolezza del nostro ruolo e della nostra funzione sociale. Lo dimostra anche l’indagine “Progettare il futuro: scenari di evoluzione della professione del Consulente del Lavoro nel dopo pandemia”, realizzata dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su iniziativa dell’ENPACL e presentata agli Stati Generali, dalla quale si delinea il nostro futuro profilo professionale. Dalle risposte dei nostri iscritti all’Ordine è emerso non solo come i Consulenti del Lavoro siano stati capaci di fronteggiare l’emergenza di fronte all’epocale crisi causata dal Covid-19, ma come siano pronti oggi a cogliere la sfida della ripartenza, investendo in tecnologia e nuovi modelli organizzativi per i propri studi professionali. La maggior parte degli intervistati nell’anno più buio dell’economia italiana, il 2020, è riuscita a superare indenne la crisi; il 29,9% ha visto persino crescere il proprio fatturato; il 23,6% il numero dei clienti e il 22% il valore medio degli incarichi. Dopo aver assistito 6,5 milioni di lavoratori e 1,5 milioni di aziende durante la pandemia, i 26 mila Consulenti del Lavoro sono pronti a rinnovarsi e ad offrire servizi in linea con le trasformazioni del mercato del lavoro: dalla consulenza giuridica ed economica sui rapporti di lavoro (59% delle risposte) alla crisi di impresa (56,6%), dal welfare aziendale (56,1%) alla sicurezza sul lavoro (46,7%), passando per l’organizzazione del lavoro (45%), la selezione, la formazione e le politiche attive (44%). Dal nostro rapporto emerge, dunque, l’immagine di una professione che è destinata a diventare sempre più centrale nei prossimi anni. Nonostante il sovraccarico di lavoro e di adempimenti nel periodo emergenziale, alle prese con richieste di sussidi a fondo perduto, crediti d’imposta, incentivi statali e cassa integrazione, molti professionisti sono riusciti a riorganizzare il proprio lavoro cogliendo la sfida del rinnovamento. La pandemia è stata anche l’incentivo per avvicinarsi alla tecnologia, per ripensare alla propria attività in forma aggregata (27,8% del totale), per imparare a diversificare e specializzare i servizi offerti. Dall’indagine abbiamo scoperto, inoltre, che i portatori di questo approccio del tutto nuovo e dinamico alla professione sono soprattutto i giovani iscritti, coloro che rappresentano la professione di domani. Ed è su di loro che continueremo a investire nel 2022.
A cura di Rosario De Luca © Gente in Movimento - riproduzione riservata
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