Il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha subito agito, in maniera attiva, seguendo passo dopo passo l’evoluzione della diffusione del virus sul nostro territorio. Sin dall’11 marzo sono state prorogate le validità della carta di qualificazione del conducente e dei certificati di formazione professionale per il trasporto delle merci pericolose e quella del permesso provvisorio di guida, posticipando al 30 giugno la possibilità di prenotazione per gli esami per il conseguimento delle patenti di guida.
Mentre quelle in scadenza rimarranno valide sino al 31 agosto ed è permessa, sino al 31 ottobre, la circolazione dei veicoli che devono essere sottoposti a revisione entro il 31 luglio. Si è proceduto, poi, alla razionalizzazione del servizio aereo, dei servizi automobilistici interregionali (persone su autobus non di linea) e alla riprogrammazione dell’offerta di trasporto ferroviario passeggeri, in considerazione della limitata mobilità sul territorio nazionale. È stata estesa a tutto il settore la cassa integrazione per tutelare le imprese e i lavoratori. Sospesi sino al 30 aprile i versamenti delle ritenute, dei contributi previdenziali e assistenziali, insieme agli adempimenti tributari con scadenza compresa tra l’8 marzo e il 31 maggio. Molte Regioni hanno optato per la sospensione del bollo auto.
È stato previsto, infine, un contributo di 2 milioni di euro destinato ai taxi e alle imprese di noleggio con conducente affinché si possano dotare di divisori da installare negli abitacoli tra l’autista e i passeggeri mentre sono stati adottati protocolli di sicurezza per i mezzi pubblici.
Misure che hanno tentato e stanno cercando tuttora di tamponare gli effetti devastanti del COVID-19 sul comparto trasporti. Alcuni aspetti che riguardano gli spostamenti, molto probabilmente, non torneranno più come prima mentre altri, diversi per quantità e tipologia, dovranno necessariamente cambiare per adattarsi alla nuova realtà che ci vedrà convivere con il virus in attesa di un vaccino, si spera, risolutivo.
Trascorso un po’ di tempo dall’inizio del lockdown, pertanto, diviene opportuno iniziare a pensare alla ripartenza che coinvolgerà inevitabilmente i trasporti e gli spostamenti delle persone. Innanzitutto per motivi professionali e, successivamente, ci si augura anche per aspetti legati al turismo o al semplice piacere. Il tragitto casa-luogo di lavoro andrà completamente ripensato, tenendo conto delle norme di contrasto alla diffusione del Coronavirus che impongono il distanziamento sociale e dell’abbassamento dei flussi che, in maniera indotta o naturale, si avrà sulle strade urbane ed extraurbane.
Sta già accadendo in comparti che non si sono per nulla fermati, in quanto imprescindibili, come quello agricolo dove i trasporti si sono riorganizzati per permettere agli operai di raggiungere i campi in maniera sicura, riducendo le presenze sui pullman e i furgoncini.
Se da un lato gli scenari propendono per un maggiore utilizzo dello smart working e del lavoro agile, ovviamente laddove possibile, dall’altro si ipotizzano sempre più incentivi per mezzi di trasporto alternativi all’auto privata. Difficilmente in questo settore le cose torneranno rapidamente a quella che consideravamo normalità prima dell’arrivo del Covid19.
Alla perdita di passeggeri del trasporto pubblico, dovuta sia al timore degli stessi cittadini a frequentare luoghi affollati sia all’inevitabile contingentamento degli accessi, si dovranno adottare tutti i necessari provvedimenti per evitare che queste quote si riversino sul traffico automobilistico privato, vanificando anni di sforzi per incentivare il trasporto pubblico e la smart mobility in ottica green.
Oggi che si stava ridisegnando in maniera condivisa e convinta un futuro differente e più propenso alla tutela dell’ambiente, proprio ad iniziare dagli spostamenti di merci e persone, ci si è imbattuti in questo potente virus che potrebbe costringere larghe fette della popolazione a tornare ad abitudini deleterie per la qualità dell’aria e per il congestionamento viario delle città.
Questi timori sono largamente sostenuti da più parti e, nonostante l’auspicato ricorso intenso al lavoro agile o allo smart working per quelle figure professionali che potranno effettuarlo, è inevitabile iniziare a costruire una visione di mobilità che permetta di coniugare accessibilità, sostenibilità e resilienza. Dovremo rimodellare tutto in funzione delle storture da Covid-19, senza perdere di mira gli obiettivi che solo pochi mesi fa ci prefiggevamo e rimanendo su quelle direttrici che hanno portato una netta evoluzione nel trasporto pubblico e privato negli ultimi anni.
I primi confronti si stanno indirizzando su scenari che prevedano, anche attraverso rapidi interventi infrastrutturali, la promozione e l’incentivazione della cosiddetta mobilità attiva, sostenendo l’utilizzodi monopattini o di biciclette elettriche, rafforzando le politiche territoriali diffusesi negli ultimi anni.
Garantire la sostenibilità dei trasporti privati sarà decisivo. In questo senso, visto che il contenimento della crescita del numero di autovetture circolanti sarà comunque limitato da differenti insuperabili fattori, si dovrà pigiare sull’acceleratore del processo di decarbonizzazione del settore automotive, puntando alla riconversione del parco veicolare italiano verso emissioni zero grazie ad alimentazioni meno inquinanti.
Governo e Parlamento dovranno svolgere un ruolo cruciale per ridisegnare il futuro dei trasporti nell’era del Covid-19, non dimenticando le problematiche del passato e scenari che paradossalmente possono tornare comuni nonostante le politiche green e di sostenibilità su cui si è puntato molto. E che saranno conditio sine qua non per il prossimo futuro affinché si addivenga a soluzioni valide per il medio-lungo periodo.
A cura dell’On. Emanuele Scagliusi.