Per esempio, in caso di attraversamento pedonale, riusciamo ad avere una prospettiva sulla strada che ci permette di vedere con anticipo le auto che stanno arrivando, valutarne la velocità e comunicare con adeguati comportamenti la nostra intenzione di attraversarla.
Immaginiamo ora di dover affrontare questa situazione da un punto di vista più basso, all’altezza di circa un metro, come se tornassimo bambini: cosa cambia? Tutto!
Se ci sono auto parcheggiate, il bambino non ha una buona visuale sulla strada ed è costretto a sporgersi per vedere se è libera e, da un punto di vista più basso, non riesce a scorgere le auto in lontananza.
I bambini, inoltre, non hanno ancora sviluppato appieno le proprie capacità percettive e cognitive. Nello specifico, secondo Sandels Stina, psicologa di fama internazionale, il campo di visione di un bambino è ridotto rispetto a quello di un adulto.
Circa il 30% dei bambini di sei anni identifica in modo scorretto la provenienza di un suono, in molti casi è incerta la capacità di distinguere la destra dalla sinistra e non sempre un bambino è in grado di considerare la relazione causa-effetto né di pensare ed agire considerando più fatti contemporaneamente. Gli è difficile, per esempio, osservare il passaggio dei pedoni, il verde del semaforo, le automobili.
A livello cognitivo, i bambini in età prescolare hanno difficoltà a sperimentare un punto di vista diverso dal proprio e ciò si riflette anche nel comportamento che essi assumono sulla strada: se vedono un’auto pensano che il conducente possa a sua volta vederli, anche se sono nascosti da una macchina in sosta.
Non hanno ancora sviluppato quella che viene chiamata “teoria della mente”, che consiste proprio nella capacità di mettersi da un punto di vista diverso dal proprio.
Intorno ai 6-7 anni si verifica un cambiamento graduale: i bambini si mostrano capaci di analizzare il contesto e di formulare ipotesi.
Tali abilità possono essere utilizzate dai genitori per analizzare situazioni potenzialmente pericolose e trasmettere comportamenti preventivi specifici per il tipo di rischio affrontato.
Fino ai 12 anni i bambini hanno difficoltà a stimare contemporaneamente la direzione, la velocità e la distanza dei veicoli in movimento.
Lo sviluppo di comportamenti corretti sulla strada può quindi essere educato grazie a percorsi graduali e specifici a seconda delle fasce di età.
In primis l’adulto funge da modello per il bambino e la sua azione sulla strada è tanto più efficace, quanto più è accompagnata da spiegazioni verbali relative all’assunzione di un determinato comportamento.
Far vivere la strada come un luogo dove si incontrano persone e si vedono cose interessanti, pur dovendo fare attenzione a dei rischi, trasmette un atteggiamento di fiducia e il bambino acquisirà capacità adeguate per affrontare i rischi in sicurezza.
Non accompagnare il bambino in questo processo di educazione e trasmettergli un senso di paura generico - il tipico “stai attento” - non lo aiuterà ad affrontare situazioni pericolose in modo efficace, soprattutto quando si muoverà in strada autonomamente.
Quanto più la comunicazione del rischio è specifica e condivisa con il bambino, tanto più quest’ultimo imparerà comportamenti preventivi adeguati all’affrontare situazioni quotidiane in strada.
A cura di Federica Confalonieri